Buona l'idea della rivisitazione critica del romanzo di De Amicis: ma nonostante la buona recitazione tutto resta nel limbo delle buone intenzioni, senza filo conduttore e un minimo di chiarezza nel messaggio.
La compagnia di Ana Maria Stekelman fonde la tecnica tradizionale del tango popolare con la danza contemporanea: una sperimentazione convincente, una fusione fluida e naturale.
Ferzan Ozpetek propone una rilettura, attualizzata, di "Europa ’51" di Rossellini. Ma esagera: nella trama, nelle citazioni, nella ricchezza e bellezza plastificata di ambienti e personaggi.
Il dramma di Eschilo, nell'allestimento del Teatro Stabile del Friuli, riproposto fedelmente eppur attualizzato: un vero evento, un momento di grande cultura.
Pur qualche didascalismo di troppo, questo di Alessandro D'Alatri è un film fresco, interessante, sincero, sul non banale tema del rapporto tra lavoro e realizzazione personale. Con l'ottima interpretazione del giovane Fabio Volo.
Roberto Vecchioni a Fiera di Primiero, Mauro Pagani a Tione: due mostri sacri arrivano in due località di periferia; e offrono due serate che nobilitano la musica.
A Villa Lagarina una mostra in parallelo su due autori, il veneziano Ennio Finzi e il trentino Mauro Cappelletti, attenti indagatori di cromatismi, luminosità, percezioni visive.
Di notevole impatto la personale di Romano Abate: opere visionarie, frutto di lavoro indefesso sulla materia (povera), a fondere arcaicità e scorie della modernità.
Maurizio Nichetti, neodirettore della rassegna, ha impresso una svolta netta: positiva e riuscita (a parte qualche mugugno degli alpinisti più duri e puri).
"L’enfant", "The three Burials of Melquiades Estrada", "Don’t Come Knockin’", "Free Zone", "A History of Violence", "Operetta Tanukigoten", "Shangai Dreams", "Caché", "Le temps qui reste", "Batalla en el cielo": pagelline con voti.
Oltre al Mart, le gallerie private roveretane, che offrono tre pregevoli mostre: una monografica su Emilio Isgrò, una sul cubano Diango Hernandez, una collettiva di artisti storici trentini.
Politicamente correttissimo (sui fondamentalismi e i rapporti tra le religioni) il film di Ridley Scott riesce ad evitare la noia didascalica: attraverso un'impattante costruzione visiva dell'epica.
Architettura e design nel mondo arabo, di ieri e di oggi: tema stimolante, ma troppo ampio in una mostra (al Mart di Rovereto) che, pur coinvolgente, è una sorta di introduzione a una possibile futura indagine.
Le prime rivoluzionarie scoperte di Einstein e - cento anni dopo - una mostra, didattica interattiva e ludica al punto giusto, che le rievoca riproducendo gli esperimenti dell'epoca.
Partenza da Trento del tour della band romana: musica sfumata, innovativa e ottimamente interpretata, però non del tutto adatta al palco, e massacrata dall'acustica del Palaghiaie.
Sulle produzioni orafe di Augsburg una mostra raffinata ed elegante: che presenta incantevoli tesori introducendoci in un ambito artistico storicamente importante eppur misconosciuto.
Un thriller del coreano Park Chan-Wook sgradevolmente violento ed eccessivo, ma al contempo raffinato nel comparare l'impulso alla vendetta e l'ansia per la conoscenza.
"Gerusalemme, omaggio a Mario Luzi", una bella iniziativa, che su un tema impegnato ha attivato collaborazioni preziose, prima di tutte quella della mattatrice Anna Proclemer. Bene, anche se va rilevato che il risultato scenico non è stato sempre all'altezza.
Mostra "popolare", in stile Marco Goldin: nomi e quadri famosissimi, tanto pubblico, un percorso leggermente pretestuoso. Qui si esplora il gusto di un collezionista miliardario, cosa che non appassiona tutti. Ma le opere esposte sono capolavori che parlano da soli.
Divertente il documentario di Sabina Guzzanti sulla censura berlusconiana in tv. E' però tutta l'operazione, e la satira-comizio del suo programma "Raiot", a non convincere.
Pur concepito per un'audience di bambini, il film di Tim Burton, al solito, parla di tematiche nere, pessimiste, all'interno di un'ammirevole, elegantissima creatività fantastica.
Lawrence Ferlinghetti e il suo recital, dai sotterranei romani alla platea del Teatro Sociale: una serata di bella e intensa poesia, il lirismo del beat ancora integro e attuale cinquant'anni dopo.
L'ultimo film di Roberto Benigni, come e più de "La vita è bella" si presenta come una variazione del capolavoro chapliniano "Luci della città". Ma Benigni, per quanto vitale, innocente e sincero, non è Chaplin.
Il labirinto bianco, come esperienza claustrofobica per uno spettatore solo: questo il lavoro presentato a Trento dallo (spesso molto provocatorio) artista spagnolo.
Bel film d'animazione (orgogliosamente artigianale) di Tim Burton: che mescola e contrappone il mondo di vivi a quello dei morti, tifando per quest'ultimo, anarchico, orgiastico, libero da regole e compromessi.
"Vittore Grubicy e l’Europa: alle radici del divisionismo" la mostra sul contesto artistico, il ruolo e l'opera del mercante, critico, pittore, maestro del primo divisionismo.
Il critico e teorico roveretano dell'astrattismo era contemporaneamente un sorprendente pittore. Troppo schivo in vita, per non sovrapporre i ruoli. Un'importante retrospettiva alla Galleria Transarte di Rovereto contribuisce a rendergli giustizia.
Un continuo, intrigante, talora eccessivo rimando a Stanley Kubrick l'"Amleto in farsa tragedia" di Ugo Chiti. Grande talento del regista e della compagnia, in un lavoro che sarebbe esemplare se non fosse sovraccarico.
Grande successo di pubblico (anche giovane!) per il programma nazional-popolare dell'Orchestra Haydn: la prima e quinta di Beethoven sotto l'energica direzione di Gustav Kuhn.
Il difficile lavoro di Benjamin Britten, una parabola per chiesa trasformata in opera per teatro, ottimamente reso dal regista Andrea De Rosa. Una scommessa ardita; e vinta.
Il DVD di Martin Scorsese su cinque anni della vita di Bob Dylan: che presenta senza infingimenti le contraddizioni di una star della protesta, che tradisce la sua storia per seguire la propria vocazione.
Il film dei fratelli belgi Dardenne racconta con stupefacente nitore la vicenda di due emarginati. Un uso straordinario della macchina da presa, che riesce in pieno nell'arduo compito di avvicinarci, coinvolgendoci in pieno, alla marginalità.
I progetti idraulici (proposti attraverso ottimi modellini computerizzati) dell'ingegner Leonardo Da Vinci per rendere più efficiente la città di Milano.
Peter Jackson riesce a trasfondere anche qui (ma non completamente) l'intreccio fantasy/effetti speciali così fortunato nel "Signore degli anelli"; e riesce pure a portare tematiche nuove e intriganti rispetto all'edizione del '33. Ma purtroppo, senza svilupparle appieno.
Una delle migliori opere liriche viste a Trento negli ultimi anni la versione del Teatro di Rovigo della pur improbabile storia di Verdi e Piave. E il pubblico se ne è gustato tutti i 190 minuti.
Di forte impatto la coinvolgente traduzione anche multimediale (con musica e coro) del Faust di Goethe degli Stabili di Genova e del Veneto. Un miracolo teatrale, attoriale e pure tecnologico.
Una sorta di "Signore degli anelli" rozzamente semplificato l'ultimo lavoro della Disney, "Le cronache di Narnia". E' rivolto ai ragazzi? Sì, ed è diseducativo, non insegna a distinguere ma ad odiare (naturalmente il Male).
La storia di Pocahontas secondo Terrence Malick: profondità politico-filosofiche sugli incontri (anzi, scontri) di civiltà, raccontati attraverso una personalissima, lirica estetica.
La Fondazione Teatro Due di Parma ripresenta il lavoro di Peter Weiss su Auschwitz: storie e testimonianze, ma soprattutto una discesa negli abissi dell'animo.
La prima guerra del Golfo raccontata attraverso gli occhi dei marine: sbandamenti personali e devastazioni famigliari, per una finalità comunque percepita senza senso.
"Il ponte di San Luis Rey" visto da Poli: ovviamente dissacrante, smaliziato, financo cinico, con l'amarezza dietro l'angolo. A scapito dell'introspezione di Thornton Wilder: ma adattare è anche tradire.
Il film sulla genesi di un (grande) romanzo che racconta e interpreta un fattaccio di cronaca: il soggetto, pur complesso, risulta affascinante; il film, pur buono, rimane un gradino al di sotto.
"Questi fantasmi" di De Filippo rappresentato con piacevole professionalità (e con istanti da autentico manuale da teatro) dalla compagnia di Silvio Orlando.
Nonostante l'eccezionale bravura della compagnia, l'ultimo lavoro di Eimuntas Nekrosius, "La primavera", risulta deludente. Anzi noioso, quando non demenziale.
Video, foto, installazioni, su donna ed erotismo. Dove si finisce con il concludere che il "potere delle donne" è nella sensualità. Noi abbiamo delle riserve.
Oscar meritato quello assegnato al film di Paul Haggis: complesso, ambizioso e al contempo umile, un lavoro che pur spiazzando lo spettatore, lo convince. Protagonista Los Angeles. città luminosa dall'oscuro ventre notturno.
Memorabile esecuzione nella chiesa di S. Francesco Saverio a Trento del lavoro di Haydn, grazie alla direzione di Davide Lorenzato, che ha saputo magistralmente assemblare solisti, orchestrali e soprattutto coristi.
Caratterizzata dal grande, puntiglioso lavoro sulla lingua (italiano colto e toscano popolare), decisamente convince la versione del lavoro di Shaw da parte Teatro Stabile di Catania.
Il film di Nanni Moretti, legato alla strettissima attualità, al contempo ambisce a durare, diventando un segno dei tempi. Un teso film politico e civile su Berlusconi, sulla difficoltà a parlarne, che solo gli anni ci diranno quanto riuscito.
"La nave fantasma" su una delle tragedie delle carrette del mare: tanto impegno civico, ma al contempo eccessi di prolissità ed esuberanza anche clownesca.