La Parola Visibile
Mostra di Bibbie: manoscritte e miniate, dal V al XV secolo; e quelle a stampa, dal 1600 alla contemporaneità.
Ci volevano i "40 anni della Costituzione Dogmatica Dei Verbum sulla Divina Rivelazione promulgata dal Concilio Vaticano II" per poter visionare alcuni tra i tanti tesori bibliografici delle raccolte pubbliche trentine, da quella del Museo Diocesano a quella del Castello del Buonconsiglio (sede della mostra), da quella della Biblioteca Comunale a quelle delle biblioteche del Seminario, dei Frati Minori Conventuali e dei Frati Cappuccini. "La Parola Visibile" (fino all’8 gennaio 2006) è una mostra tipicamente natalizia, ma che siamo sicuri avrebbe trovato meritato successo anche in altro periodo dell’anno, visto il sempre crescente interesse per questo prodotto artistico intriso di fascino storico, artistico e nondimeno artigianale, dato che per la realizzazione dei codici convergevano svariate professionalità, da chi conciava le pelli a chi preparava i colori, dal legatore al copista, dal calligrafo al miniatore.
Guardando questi codici sontuosamente miniati -bibbie, evangelari (contenenti i testi dei vangeli), sacramentari (contenenti la raccolta delle principali orazioni della messa) ed altro ancora - viene forse da chiedersi se tutto ciò non sia un lusso poco affine ai testi sacri che quei codici contengono; in realtà l’ornamento faceva al tempo parte di un rituale, aveva la funzione di divinizzare la scrittura, di rappresentare il sacro, anche nel suo splendore. Ed è con queste considerazioni che va visto ad esempio l’Evangelario Purpureo del V secolo, uno dei codici più antichi, preziosi - nel 1928, stando ad un articolo apparso su Il Brennero, fu valutato un milione di lire - ed importanti esposti in mostra: le sue pagine sono state infatti tinte di porpora prima che il copista procedesse alla scrittura del testo, eseguita in argento secondo una pratica che ebbe la sua età aurea presso la cancelleria imperiale di Bisanzio.
Altra celebrità in visione è la cosiddetta Bibbia Bassetti, così chiamata dal nome della famiglia che ne fu proprietaria nell’Ottocento e che la donò poi, nel 1897, alla Biblioteca Comunale di Trento. Il codice duecentesco presenta miniature ricondotte dalla critica al Maestro della Bibbia di Corradino, ma per i non addetti ai lavori il codice può essere semplicemente visto come uno splendido exemplum di miniatura parigina duecentesca, testimoniata in regione da altre importanti bibbie, come quella della Comunale di Rovereto.
Di tutt’altro formato è un bell’esemplare del XII secolo appartenente alla tipologia delle cosiddette bibbie atlantiche, di dimensioni enormi (non a caso i bibliofili chiamano atlantico il formato libresco più grande, doppio rispetto all’in folio); dette anche gregoriane, queste bibbie venivano prodotte negli scriptoria del Laterano e poi spedite in tutt’Europa, prive di decorazione, eseguita solo in un secondo momento nel luogo di destinazione.
Risalente al terzo quarto del XIV secolo è invece un breviarium appartenente alle collezioni del Castello del Buonconsiglio e un tempo di proprietà del vescovo Johannes Hinderbach; il codice presenta un ricco apparato illustrativo eseguito da Nicolò di Giacomo, vera e propria star della miniatura bolognese del Trecento.
Fin qui abbiamo parlato di codici manoscritti, per lo più miniati. La mostra estende però il suo ambito di ricerca - e questo è forse il suo limite - fino alla contemporaneità, passando per esemplari seicenteschi, settecenteschi e ottocenteschi, senza trascurare incunaboli e cinquecentine, dove le rarità di certo non mancano. Il percorso ben evidenzia ad esempio la sottile linea di confine tra libro miniato e libro a stampa, allorquando il nuovo prodotto non era ancora visto di buon occhio dagli eruditi più raffinati, che acquistavano sì questi libri proto-industriali, facendoli però poi personalizzare con interventi miniati.
Ricca la tipologia delle bibbie a stampa esposte: da quella in gran formato, con sontuosi apparati illustrativi xilografici, a quella di più modeste dimensioni, destinata allo studio e serrata da glosse e note di commento vergate dai proprietari, fino alla cosiddetta Biblia pauperum, destinata alle classi più povere e ai predicatori mendicanti. Tra le numerose esposte, segnaliamo per lo meno la Bibbia edita a Norimberga nel 1493 da Anton Koberger, il celebre editore del Liber Chronicarum e dell’Apocalisse di Dürer. Del secolo successivo sono invece la Bibbia veneziana del 1676 con xilografie realizzate da disegni di Hans Holbein e la cosiddetta Bibbia Mallermi, dal nome del suo commentatore Niccolò Mallermi, la cui più famosa edizione, impressa a Venezia per Luca Antonio Giunta nel 1490, è adorna di ben 384 vignette che declinano in maniera popolare gli stilemi della pittura veneziana del tempo.
Certo, purtroppo nel percorso non s’incrocia la celeberrima Bibbia di Gutenberg (o delle 42 linee), il primo libro ad essere stampato a caratteri tipografici mobili; un’assenza più che giustificata, essendo questo in assoluto il libro più raro e prezioso al mondo: per vederlo esposto occorre andare a Magonza, nel Museo Gutenberg.