Minacce mafiose
Pinè: i cavatori ignorano gli obblighi assunti, il sindaco non fa niente e i Carabinieri non obbediscono alla Procura, che si arrende. E chi confida nella giustizia viene minacciato.
L’antivigilia dello scorso Natale, il 23 dicembre, Massimo Sighel si ritrova nella bussola delle lettere una grossolana e sgrammaticata missiva: “Non fare il furbo per la strada Castlet, prima bruccia la macchina e poi la casa”.
Sighel ha un momento di profondo scoramento. Già operaio del porfido, è presidente dell’Asuc di Miola, consigliere comunale a Baselga di Pinè, e uno dei promotori del Coordinamento Lavoro Porfido: una vita dedicata alla difesa dei beni comuni e dei lavoratori. E questi sono i risultati. Straccia in due la lettera (che però conserva) e si dimette dal Consiglio comunale.
Qualcuno forse può derubricare l’episodio a triste esempio di rivalità paesane. In realtà è molto, molto, molto peggio.
Una strada da costruire
Il lettore lo avrà già capito: siamo nel Far West del porfido. Precisamente in località San Mauro, una frazione a ovest di Baselga di Pinè a ridosso delle aree porfiriche, dove la proprietà dei beni comuni, una volta boschi e pascoli oggi soprattutto cave e discariche, è delle locali Asuc (Amministrazione separata dei beni di uso civico) e del Comune di Bedollo. Nel ‘98 una porzione di tale area viene suddivisa in tre lotti, dei quali il 2 e il 3 vengono dalle Asuc (capofila quella di Miola) dati in concessione alle ditte Cooperativa Botteghi Cave Porfido, Consorzio Estrazione Porfido, Giovannini & Avi s.n.c., Mattivi Carlo s.r.l. e Mattivi Porfido s.r.l.
Tra le condizioni cui viene subordinata la concessione è la realizzazione “dell’opera pubblica denominata ‘Strada Castelet’ all’interno dell’area estrattiva”, basilare per San Mauro, in quanto permette ai camion carichi di polveroso materiale di bypassare l’abitato. Il fatto è che, nonostante ci sia il progetto approvato dal Comune, le autorizzazioni e le prescrizioni vidimate dai vari organismi comunali e provinciali (Conferenza dei Servizi, Servizio Minerario, Commissione Cave, fino alla Giunta provinciale, la strada, anche dopo vent’anni dalla concessione, non viene mai realizzata. Così il 29 settembre 2009 il Sindaco di Baselga di Pinè Sergio Anesi invia alle ditte concessionarie una comunicazione in cui ricorda che esse sono “tenute alla realizzazione delle opere in argomento”; e fissa i tempi: “L’inizio è previsto per l’estate 2010, dovranno concludersi entro fine 2010”.
Invece nel 2010 non succede niente, cioè il porfido lo si estrae, lavora e vende, i camion passano per il paese, ma della strada non si vede nulla; e così anche nel 2011, nel 2012, nel 2013 e nel 2014. Nel 2015 le Asuc e il Comune di Bedollo, proprietari delle aree, completano la costruzione della strada nel lotto 1 (che non hanno dato in concessione), e nell’ottobre l’Asuc di Tressilla, capofila delle opere, comunica l’ultimazione dei lavori, e chiede alla Asuc di Miola “chiarimenti sulle modalità di prosecuzione degli stessi nei lotti 2 e 3”. Insomma, la strada viene realizzata a metà, solo nel lotto 1 dove non ci sono cave, sarebbe ora che i concessionari dei lotti 2 e 3 ottemperassero, dopo 21 anni, alle prescrizioni. Anche perché il primo tronco di strada, senza il secondo, va a finire nel nulla – vedi foto – anzi, va a ridosso di materiale instabile ed è quindi del tutto inutilizzabile.
Il presidente ASUC di Miola, il nostro Massimo Sighel, a questo punto (29 marzo 2016) segnala la cosa al Comune di Baselga di Pinè e per conoscenza agli organismi provinciali chiedendo alle rispettive amministrazioni di darsi da fare affinché le ditte ottemperino ai propri obblighi. A dire il vero, ora la situazione è differenziata: nel lotto 2 opera la Botteghi Cave Porfido, mentre nel lotto 3 il Consorzio Estrazione Porfido ha smesso di lavorare nel 2013, ma entrambe sono comunque tenute a realizzare i dettati della concessione.
Dapprima il comune di Baselga non risponde, poi – dopo un ulteriore sollecito di Sighel – il sindaco dott. Ugo Grisenti si attiva, e l’8 novembre del 2016 emette una diffida nei confronti della Cooperativa Botteghi Cave Porfido (lotto 2) e quindi nei confronti della Consorzio Estrattivo Porfido (lotto 3), in cui ricorda che “i lavori relativi all’opera pubblica ‘Strada Castelet’ e alla pista interna all’area estrattiva ricadente sul lotto 1 sono ultimati, ma che la funzionalità degli stessi soggiace alla completa realizzazione dei tratti di pista interna sui lotti n. 2 e n. 3”; e dopo aver sottolineato “i preminenti interessi pubblici consistenti nell’eliminazione del transito pesante dall’abitato di San Mauro”, intima “l’esecuzione del tratto di competenza entro il termine di giorni 60”, minacciando “nel caso di mancato adempimento alla diffida, la sospensione dell’autorizzazione e l’escussione delle fidejussioni”.
Le ditte però, delle minacce di Grisenti, se ne fanno un baffo. Di lavori per fare la strada non si vede nemmeno l’ombra. Allora Massimo Sighel interviene nelle vesti di consigliere comunale, e il 9 gennaio 2017 presenta un’interrogazione avente oggetto “Lavori strada Castelet sui lotti in concessione”. Una decina di giorni dopo il Sindaco risponde, ma in maniera difficilmente comprensibile. La prende alla larga: le questioni oggetto dell’interrogazione “contengono una serie di quesiti di particolare complessità tali da indurre nell’Amministrazione successivi momenti di verifica e confronto” e pertanto si è resa opportuna “la loro verifica attraverso il conferimento allo Studio D’Amato dell’incarico di consulenza per conoscere gli adempimenti...”.
Insomma, salta fuori che c’è stata una consulenza, fino ad allora tenuta in un cassetto. Sighel insiste, ed ottiene copia della detta consulenza, redatta già il 10 ottobre 2016 dallo Studio D’Amato. E cosa dice? In pagine e pagine scrive e ribadisce “l’obbligo di esecuzione/realizzazione” della strada a carico delle ditte, anche quando la ditta abbia rinunciato all’autorizzazione (il caso del Consorzio Estrazione Porfido sul lotto 3). Inoltre, “in caso di inottemperanza... il Comune è tenuto a sostituirsi nella realizzazione delle opere con oneri a carico dell’interessato”, escludendo le fideiussioni allo scopo costituite.
A questo punto la perdurante inerzia del Sindaco risulta del tutto immotivata.
E dopo un altro anno in cui il Sindaco nulla fa, Massimo Sighel assieme a Damiano Mattivi (consigliere comunale di Bedollo), Giorgio Anesi (Presidente ASUC di Vigo), Walter Ferrari e Enzo Sevegnani (del Coordinamento Lavoro Porfido) presentano alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti un esposto. Si chiede di verificare se il Sindaco Ugo Grisenti, il Vicesindaco Bruno Grisenti e l’assessore ai lavori pubblici Michele Andreatta non siano responsabili di omissione e inadempienza di atti del loro ufficio (articolo 328 Codice Penale) e di danno erariale nei confronti del Comune di Baselga di Pinè e dell’ASUC di Miola per non aver adottato alcun provvedimento (sospensione dell’autorizzazione, escussione delle fidejussioni ecc) conseguente alla mancata costruzione della strada. Come pure vengono indicati responsabili di mancati provvedimenti a seguito della morosità nel pagamento dei canoni di escavazione da parte della ditta Botteghi Cave Porfido, che continua a scavare e a non pagare, per un totale ormai di 136.666 euro.
La Procura al lavoro
La partita quindi si sposta in tribunale. La Procura si attiva, titolare del fascicolo è la PM Maria Colpani. Che nel maggio 2018 dà il via alle indagini incaricando i Carabinieri di Baselga di Pinè, che agiscono come polizia giudiziaria, di operare un’articolata serie di accertamenti: il recupero della documentazione su autorizzazioni, concessioni, disciplinari, diffide ecc; i problemi alla circolazione stradale in San Mauro indotti dalla mancata realizzazione della strada; i mancati pagamenti dei canoni; gli “eventuali legami di interesse o parentela tra gli organi tenuti a richiedere il rispetto delle prescrizioni... e i soggetti diffidati dal Comune”; “l’identificazione dei responsabili della condotta omissiva o di abuso”. Insomma, la giustizia sembra muoversi con sollecitudine e serietà.
Sembra. Ma la polizia giudiziaria, cioè i carabinieri di Baselga, non fa nulla di quanto richiesto. La PM allora, dopo 5 mesi, chiede al Giudice per le Indagini Preliminari una proroga di 6 mesi. E il responsabile della Polizia giudiziaria presso la Procura colonnello Carmine Furioso SOLLECITA (in maiuscolo nella lettera) i carabinieri di Pinè a svolgere il loro lavoro, cioè i compiti affidati loro dalla PM.
In aprile poi una misteriosa parentesi: il colonnello Furioso muove analogo sollecito ai carabinieri del rione Traiano di Napoli, non sappiamo come coinvolti nella stessa indagine.
Ma torniamo in Trentino. Scaduti nel maggio 2019 i termini della prima proroga, e non avendo niente in mano, la dott.ssa Colpani ne chiede un’altra, di ulteriori sei mesi, che ottiene. E ad essa fa seguito, in giugno, un secondo sollecito del colonnello Furioso (di nome) ai Carabinieri di Pinè.
Che succede? Niente. Le indagini non vengono affidate a un altro organismo di polizia giudiziaria, magari a un’altra stazione di Carabinieri (preferibilmente non quella di Albiano, che abbiamo visto aver suscitato tante perplessità nell’episodio del pestaggio in cava di Hu-Xu Pai). Il tutto si chiude con un nulla di fatto. Insomma, i Carabinieri non fanno il loro dovere e la Procura si arrende.
Il 4 dicembre la PM Maria Colpani chiede l’archiviazione del procedimento. Il modulo recita: Si è “ritenuto che non sono emersi elementi utili per la identificazione dei responsabili, o comunque, per la ulteriore prosecuzione delle indagini preliminari”. A questo la dott.ssa Colpani fa seguire le seguenti parole, scritte a mano: “non avendo più risposto i CC alle richieste di documenti”.
Non finisce qui. Il 16 dicembre la PM Colpani invia al suo capo, il Procuratore della Repubblica, queste righe: “Si segnala la mancata evasione della delega da parte della stazione dei Carabinieri di Pinè, con successiva scadenza dei termini di indagine, per gli opportuni provvedimenti”. Traduciamo: i Carabinieri non hanno fatto nulla di quanto richiesto, l’indagine è abortita, è il caso di prendere provvedimenti.
Che fa il Procuratore di fronte a Carabinieri che non obbediscono al suo Ufficio? Che rendono impossibile un’indagine? Non sappiamo. Glielo chiediamo con queste righe.
Comunque rimangono quesiti di fondo. Come mai, vista la mancata risposta dei Carabinieri, la Procura non affida le indagini a un altro organismo? Insomma, sono i Carabinieri di Pinè a decidere se e come promuovere l’azione penale?
Ora torniamo a Pinè. Dove in questa situazione qualcuno evidentemente si sente protetto, coperto da impunità. E decide che può passare al contrattacco contro chi ha tanto rotto le scatole. Il 23 dicembre Massimo Sighel trova nella bussola delle lettere l’avvertimento: “Prima bruccia la macchina, poi la casa”.