Per mostre a Rovereto
Oltre al Mart, le gallerie private roveretane, che offrono tre pregevoli mostre: una monografica su Emilio Isgrò, una sul cubano Diango Hernandez, una collettiva di artisti storici trentini.
Dal 12 giugno il Mart di Rovereto proporrà tre nuovi ed importanti eventi espositivi. Il primo sarà incentrato sulla figura del futurista Ernesto Michahelles, in arte Thayhat; il secondo -che riconferma l’interesse del museo per i libri d’artista - sarà dedicato ai libri di Le Corbusier. Il terzo, “Vivere sotto la luna crescente”, è quello che incuriosisce maggiormente. Organizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein, questa mostra sarà una panoramica sulla vita quotidiana del cosmo arabo: architettura e design, tra gli splendori dei palazzi di Damasco e l’artigianato delle popolazioni nomadi. In attesa di questi tre eventi, chi volesse fare fin da ora una capatina al Mart non rimarrebbe comunque deluso. E’ infatti possibile visitare il nuovo allestimento della collezione permanente, incentrato sulla prima metà del secolo e su due importanti collezioni confluite in deposito al Mart: quella della Fondazione VAF e quella della Collezione Giovanardi.
Il percorso si apre con alcuni bei disegni di Romolo Romani, e prosegue con l’onda lunga futurista; un buon percorso già in parte visto nei precedenti allestimenti, ma che certo va incontro ai desideri di un pubblico che a Rovereto esige, - e a ragione! - che ci sia "qualcosa di futurista". La seconda parte è dominata dal ritorno all’ordine di Novecento & affini: De Pisis, Mafai, Carrà, Tozzi, Tosi, Sironi, Campigli e Morandi in grande abbondanza, con qualche apertura anche alla stagione astratta, soprattutto col lirismo delle "Amalasunte" di Licini.
Anche le gallerie private della città hanno da poco inaugurato delle meritevoli mostre. A iniziare da Transarte, che propone una monografica su Emilio Isgrò (fino al 7 luglio), artista noto soprattutto per le sue cancellature, che lo hanno reso uno dei massimi protagonisti della Poesia visiva. Il percorso porta in due distinte direzioni. Da una parte il tema "classico" della cancellatura. Non si tratta però delle note cancellature di testo, bensì di cancellature di immagini fotografiche, dal dipinto antico al paesaggio urbano, a scene rurali presumibilmente indiane. Il significato non cambia, né tanto meno l’epifania di un gesto che dona nuovi significati, nuovi segni, nuova poesia alla materia sulla quale agisce. La parte d’immagine fotografica che emerge dalla nebbia cancellatrice è talvolta omogenea, e lascia intatte grandi porzioni figurative, annullando completamente le altre. Al contrario, talvolta il gesto agisce indistintamente, lasciando visibili solo schegge dell’immagine originaria, con risultati di forte astrazione formale. Un’altra serie di opere di Isgrò propone invece, talvolta con enormi sculture in poliuterano, il tema del seme, allusivo sia all’identità, che alla tradizione e alla rinascita.
Molto interessante anche la mostra organizzata da un’altra nuova galleria roveretana, la Paolo Maria Deanesi Gallery, che propone una personale dell’artista cubano - ora residente a Trento- Diango Hernandez (fino al 10 settembre). Di Hernandez, che sarà tra l’altro presente alla Biennale di Venezia, è esposta una copiosa serie di vorticosi disegni su carta, in cui l’aspetto formale e poetico è accentato da connotazioni politiche in stretto legame con la sua terra d’origine. Profili del Che e citazioni marxiste convivono così con demistificazioni di slogan e imperativi politici, come nella paritetica denigrazione di capitalismo e comunismo presente in uno di questi disegni. In mostra anche una serie di recenti dipinti dell’artista, nonché un’installazione che sembra alludere all’inganno dei mass-media: una serie di televisori è disposta sul pavimento, tenuta in bilico da sottili asticciole di legno, come fossero trappole per topi.
Infine, segnaliamo la bella collettiva di artisti storici soprattutto trentini realizzata dalla Galleria Dusatti (fino al 30 luglio). Tra le numerose opere, segnaliamo su tutte un antiretorico lavoro di Iras Baldessari, "La minestra" (anni ’40), che sembra riecheggiare, con tutti i distinguo possibili, "I mangiatori di patate" di Van Gogh.
Un clima altrettanto agreste, ma del tutto naïf, è quello che respirano invece le opere di Carlo Sartori, del quale sono presenti sia dipinti che disegni. Assai copiose le opere di ispirazione paesaggista, come quelle di E. G. Armani, Alberto Cecconi, Erma Zango, Piero Coelli, Bruno Colorio, Ulderico Giovacchini, Teodoro Wolf Ferrari e soprattutto Bartolomeo Bezzi, testimoniato da un bel paesaggio lagunare.
A parte si collocano un lavoro dei primi anni ‘70 di Riccardo Schweizer, in cui le forme si aggregano in soluzioni neocubiste, e una "Serenata" del ‘30 di Carlo Belli. Quest’ultimo, considerato il padre dell’astrattismo italiano per il suo libro "Kn" (edito nel 1935 dalla Galleria Il Milione), fu infatti ‘segretamente’ anche pittore fin dagli anni Venti, attività che svelò poi - con una mostra - solo sul finire degli anni ‘70.