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QT n. 3, marzo 2020 Servizi

Porfido, la selezione dell'imprenditore peggiore

Gli effetti perversi della collusione tra politici e cavatori

Sulle “minacce mafiose” che abbiamo denunciato nel numero scorso, abbiamo tenuto, in collaborazione con il Coordinamento Lavoro Porfido e con Libera, un incontro pubblico a Miola. Cioè nell’occhio del ciclone: presidente dell’Asuc di Miola è infatti Massimo Sighel, destinatario delle minacce – “Prima bruccia la macchina, poi la casa” – e non lontana è la frazione di San Mauro, invasa dalla polvere dei camion del porfido, costretti a passare per l’abitato, dal momento che i concessionari non ne vogliono sapere di costruire i previsti collegamenti alla strada del Castelet.

Un’ottantina di persone presenti alla serata, tra cui alcuni sindaci, e tre consiglieri provinciali: Ghezzi di Futura, Marini e Degasperi dei 5 Stelle.

Una serata tesa, partecipata, intensa. Resa anche drammaticamente toccante dalle testimonianze di lavoratori del settore, sfruttati ed angariati. Non è mancato il siparietto tragicomico, interpretato da un provocatore (risparmiamo nome e cognome a voi, e la querela a lui) il quale, dopo aver denigrato come scarsamente professionale il lavoro di Questotrentino, che naturalmente non aveva letto, cercava di intimorirci preannunciandoci “un culo così” (seguiva plateale gesto esplicativo) fattoci dai carabinieri, “che quando si arrabbiano non scherzano”.

Con quattro urla (“Quando ci vuole, ci vuole” commentavano i presenti) cacciavamo il provocatore dalla sala. Ma a parte i maldestri tentativi di intimidazione, rimane aperto il problema dei Carabinieri di Baselga, che come abbiamo visto, ripetutamente, non hanno ottemperato alle richieste della Procura di eseguire delle semplicissime indagini. Il Procuratore della Repubblica dott. Sandro Raimondi ci ha assicurato che sta seguendo con particolare attenzione il caso: ci mancherebbe, è stato proprio il suo Ufficio ad essere messo nelle condizioni di non poter operare, come scrive il suo Sostituto, dott.ssa Maria Colpani. Attendiamo gli sviluppi.

Parla il Sindaco

Ugo Grisenti, sindaco di Baselga di Pinè

Comunque la nostra inchiesta (ripresa il giorno successivo dall’Adige, che si è ben guardato dal citarci) ha provocato una reazione del sindaco di Baselga di Pinè Ugo Grisenti, che accusa il Coordinamento Lavoro Porfido di voler infangare la Procura e l’Arma dei Carabinieri (perché ne ha sottolineato l’inerzia di fronte alla vicenda Castelet); dichiara “indegna e rivoltante l’idea di una amministrazione comunale inerte e inadempiente ai propri doveri mescolando impropriamente questi eventi con ignobili minacce nei confronti del signor Massimo Sighel” (ma erano stati proprio gli autori delle “ignobili minacce” a collegarle, nella lettera minatoria, all’insistenza di Sighel a voler far realizzare la strada del Castelet); e infine scarica sullo stesso Sighel e sull’Asuc di Miola la mancata realizzazione della strada, perché le Asuc si sono rifiutate di costruirla a proprie spese, quando invece doveva essere fatta a spese dei concessionari, come da consulenza legale commissionata dallo stesso Grisenti. Insomma, la connessione tra il sindaco e i concessionari inadempienti viene ancora rafforzata da questi ultimi eventi.

Questo è un problema generale: le autorità preposte non sembrano proprio in grado di gestire il settore del porfido, hanno un’irresistibile propensione a condonare qualsiasi illegittimità dei cavatori.

Ne è una testimonianza un’altra lettera anonima, che qui ci permettiamo di pubblicare, in quanto non accusa nessuno in specifico, ma denuncia un andazzo generale.

Si tratta di un cavatore in difficoltà, il quale denuncia come suicida il rispetto delle leggi, in una situazione dove non ci sono controlli, e dove continue sanatorie, deroghe, allargamenti delle maglie, premiano sempre gli inadempienti.

È un discorso che riguarda non solo Comuni come Baselga, ma il Consiglio provinciale, la legge Olivi, gli organismi di controllo.

Abbiamo già fatto in passato, e ci riproponiamo di farlo ancora, una disamina puntuale di tutte queste inadempienze sempre autorizzate, ai vari livelli, dal potere politico. Il risultato è quello che la lettera denuncia: una selezione dell’imprenditoria peggiore, più ammanicata con i politici, più disinvolta nel non rispetto delle regole, dei lavoratori, dell’ambiente.

La legge Olivi-Viola

Qui sottolineiamo l’ultima clamorosa perla, evidenziata dal consigliere provinciale Degasperi al dibattito di Miola.

Stiamo parlando della cosiddetta legge Olivi-Viola sulle cave. All’articolo 28 la legge prevede la decadenza o revoca della concessione in una serie di casi gravi, tra i quali, alla lettera f del comma 2, “nel caso di utilizzo di uno o più lavoratori non risultanti dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria”, insomma, in caso di lavoratori in nero.

Cosa succede?

Il consigliere Maurizio Fugatti (sì, quello che l’anno successivo sarebbe diventato presidente della Provincia) presenta un emendamento a questa lettera f, sostituendo alla parola “uno” la parola “tre”: la legge così modificata farebbe scattare la revoca della concessione solo a partire dal terzo lavoratore in nero. Insomma, Fugatti permette due lavoratori in nero!

Non contento, poi, assieme ai compagni di cordata cofirmatari (citiamoli, è giusto che si assumano le loro responsabilità Giacomo Bezzi, Manuela Bottamedi non più rieletti, e il cattolicissimo Claudio Cia sempre proteso verso il prossimo), presenta altri due emendamenti, sostituendo alla parola “uno” “quattro” (sono ammessi tre lavoratori in nero) e poi solo “due” (se non passano gli altri, con questo ammettiamo almeno un lavoratore in nero.

È lo sdoganamento del lavoro nero. Così Fugatti, mentre si presentava nei gazebo leghisti a sbracciarsi in favore dei lavoratori, in aula invece operava in favore degli imprenditori disonesti.

Per fortuna il trabocchetto è stato scoperto da Filippo Degasperi (allora M5Stelle, oggi Onda Civica) e bloccato.

Ma oggi, in compenso, abbiamo Fugatti presidente...

La lettera anonima (presumibilmente di un imprenditore) ricevuta dal Coordinamento Lavoro Porfido.