Vecchioni & Pagani
Roberto Vecchioni a Fiera di Primiero, Mauro Pagani a Tione: due mostri sacri arrivano in due località di periferia; e offrono due serate che nobilitano la musica.
Roberto Vecchioni e Mauro Pagani si sono passati il testimone da una parte all’altra del Trentino a una settimana di distanza. L’uno milanese, letterato e professore; l’altro bresciano purosangue e puro artista, virtuoso polistrumentista in perenne ricerca. Un’icona della canzone d’autore e un mostro sacro della storia del rock patrio (chi non ricorda la Pfm?) approdato ai lidi della musica etnica al fianco di Fabrizio De Andrè. Due storie artistiche completamente diverse che a un certo punto si incontrano, con Pagani che produce e arrangia nel 2003 "Rotary Club of Malindi", il disco che segna per Vecchioni il ritorno sulle scene dopo una crisi esistenziale. Due concerti in due località di periferia poco avvezze ai grandi nomi della musica d’autore. Vecchioni a Fiera di Primiero (9 aprile) per celebrare il decennale della Scuola musicale e Pagani a Tione (16 aprile), invitato dall’associazione "Accordi e ricordi" per celebrare la terza edizione dell’omonimo concorso musicale per band locali.
All’Auditorium di Fiera il professore ha dato vita a una performance insolita: niente band alle spalle ma due soli musicisti del calibro di Patrizio Fariselli (ricordate gli Area di Demetrio Stratos?) al pianoforte e Paolo Dalla Porta al contrabbasso. Una scelta in chiave jazz che riscopre brani dimenticati di un repertorio sterminato, come la splendida "Canzone per Sergio" o la toccante "Il vecchio e il mare", mai proposta dal vivo. Un concerto d’atmosfera raccolto, con un professore meno affabulatorio del solito che ha introdotto i brani con le parole delle fiabe classiche e ha concluso le due ore e mezzo di esibizione con una vibrante versione di "Strange Fruits" di Billie Holiday.
Chi invece si è spinto fino a Tione la settimana successiva ha assistito a un’altra serata di grande musica: Pagani ha saputo ricreare a 20 anni di distanza la magia di un disco come "Creuza de ma", punta di diamante della collaborazione con De Andrè. La pronuncia genovese di Pagani lascia a desiderare, ma non la musica, che rende merito e ragione al buon Mauro di quanta parte abbia avuto nella realizzazione di un simile disco. Gioielli come "Sidun", interpretata con vibrante partecipazione, "Jamin-a" e "A dumenega" si sono alternati ai brani degli altri due suoi album da solista, che meriterebbero ben altra diffusione. Perle misconosciute come le splendide "Domani" e "Davvero davvero" mettono i brividi: la voce roca di Pagani crea emozione e l’abilità con cui passa dal violino al bouzouki al mandolino è impareggiabile.
Vecchioni e Pagani hanno nobilitato la musica più dei grossi carrozzoni musicali che spesso attraversano la regione senza lasciare tracce.