Argenti del nord: potere e seduzione
Sulle produzioni orafe di Augsburg una mostra raffinata ed elegante: che presenta incantevoli tesori introducendoci in un ambito artistico storicamente importante eppur misconosciuto.
Augsburg, la romana Augusta, con un ardito parallelo vagamente accostabile alla nostra Valenza Po. Cittadina bavarese storicamente vocata all’artigianato orafo, specializzata nella fabbricazione di oggetti preziosi: al suo apogeo creativo (Sei-Settecento) contava nella popolazione più botteghe di argenteria che panettieri, macellai e fruttaroli messi insieme. Un unicum imprenditoriale che, dalla fine del Medioevo all’Illuminismo, si è potentemente innervato nei canali commerciali di quei paesi europei che allora facevano la storia del mondo. E la piccola Augsburg partecipava alla storia del mondo fornendo all’aristocrazia del tempo - regnanti, nobili ed ecclesiastici - le suppellettili che servivano a conferire prestigio e autorevolezza al loro potere.
Se con le origini divine si legittimavano casati e signorie, se dal divino derivavano le investiture dei ministri del culto e dell’autorità temporale, al divino dovevano pur sempre tendere gli oggetti di cui quei potenti si contornavano: opere pittoriche, musicali, scultoree e, last but not least, orafe. Anzi, forse l’oggetto orafo ha da sempre rappresentato la sintesi più efficace della magnificazione di potenza, sottolineando l’importanza politica e sociale di chi lo possiede: metalli nobili, pietre preziose, lavorazione artigiana raffinatissima, idea di ricchezza e sfarzo immediatamente trasmessa dalla materia e dall’opera; quale migliore show, in attesa dei moderni lustrini televisivi, per abbagliare?
Le maestranze argentiere di Ausburg trasformavano sapientemente metalli e pietre creando suppellettili che con il loro splendore rassicurassero inequivocabilmente sul gusto raffinato e sul censo dei committenti; pianificavano produzione e strategie commerciali in modo da raggiungere e soddisfare le varie gerarchie religiose e politiche a seconda delle esigenze economiche e dei requisiti di immagine imposti dal loro status. Ma al di là del marketing, in Augsburg si producevano autentici capolavori che a vederli ora, con occhio disincantato e scevro dai vetusti sentimenti di riverenza e sottomissione, ispirano sottili richiami sirenici verso la particolare seducente sensualità di un mondo ormai lontano.
Richiami sirenici? Forse li possiamo davvero avvertire visitando la mostra "Argenti del nord" prodotta dal Museo Diocesano Tridentino, attiva dal 26 giugno fino al 6 novembre 2005, dedicata appunto alle produzioni orafe di Augsburg e alla loro diffusione in terra trentina. Collezioni di suppellettili sacre e profane: calici, pissidi, ostensori, ampolline, centri-tavola, posate… sono lì a testimoniarci uno stupefacente virtuosismo decorativo e creativo, ma pure a trasmetterci il loro fascino che nei casi più felici si può definire "squisitamente artistico".
A rendere più seduttivi tali richiami contribuisce un allestimento alquanto sobrio, perfettamente integrato con l’ambiente delle antiche sale del Palazzo Pretorio, reso però amabilmente sfizioso da arredi in drappi purpurei, che esaltano la lucentezza dei metalli senza indulgere in compiacimento civettuolo.
Infine un agile chiosco multimediale, in cui risultano sistematicamente organizzati elementi di storia, catalogazioni e tecniche orafe con videoclip e grafica dinamica, aggiunge interesse a un evento culturale che ci introduce in un ambito, tra artigianato e arte, assai misconosciuto rispetto alla sua importanza storica e agli incantevoli tesori che esso racchiude.