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QT n. 9, 7 maggio 2005 Monitor

Le metamorfosi di Grandville

Alla Biblioteca Civica di Rovereto una mostra sull'illustratore Grandville, insuperato, onirico caricaturista.

Quasi in maniera complementare rispetto all’importante mostra del Mart, incentrata sull’ibridazione uomo-animale (“Il bello e le bestie” al Mart), la Biblioteca Civica "Tartarotti" di Rovereto propone una deliziosa mostra dedicata alle metamorfosi di Grandville (fino al 23 maggio), curata da Danilo Curti e Arnaldo Loner.

Jean-Ignace-Isidore Gérard, meglio conosciuto come Grandville (1803-1847), è un singolare artista francese del primo Ottocento che ha dedicato la sua breve quanto intensa carriera artistica alla caricatura, alla litografia e soprattutto all’illustrazione di libri. Un settore artistico, quest’ultimo, che vive oggi una felice e rinata stagione, dopo decenni di disinteresse critico, di sguardi di sufficienza, di paragoni al ribasso negli impropri confronti con le altre arti. Ora è un pullulare di mostre (ad esempio quella da poco chiusasi a Reggio Emilia, dedicata alla collezione Mingardi), mentre rinascono musei come quello dell’illustrazione a Ferrara, o della figurina a Modena, e la critica si sbizzarrisce con articoli e pubblicazioni, anche se insuperata rimane ancora la "Storia dell’illustrazione italiana" di Paola Pallottino, edita da Zanichelli.

Torniamo a Grandville, e alla bella mostra organizzata dalla Biblioteca Civica di Rovereto. Dopo una formazione come miniaturista (in questo seguì le orme paterne), il nostro iniziò l’attività di litografo sul finire degli anni Venti dell’Ottocento. Nel 1829 pubblicò una delle sue opere più celebri e fortunate, "Les Métamorphoses du jour", adornata da ben 75 litografie a colori caratterizzate da una forte visionarietà. I suoi personaggi, ritratti in atteggiamenti comuni, presentano però accentuati volti animaleschi: una bestialità ricca e varia, che abbraccia la scimmia e il pesce, la cavalletta e il pappagallo, il cervo e il toro, ed altri animali ancora. Questa quotidianità "illogicomorfa" ritorna insistente, tanto da divenire specificità dell’artista, nelle collaborazioni con alcuni dei più importanti periodici satirici del tempo, come "La Caricature" e "Le Charivari", riviste alle quali collaborò tra l’altro Honoré Daumier.

Il paragone col grande caricaturista rivela però i limiti del suo tratto: ottimo nell’epifania visionaria, più scontato invece nella sintesi caricaturale del dato reale. Ma è appunto la sua straripante oniricità a farci amare questo artista; l’inusitata mutazione dei suoi personaggi, e l’enciclopedica varietà zoologica dei caricaturati sono frecce grafiche che colpiscono sempre nel segno.

Il percorso della mostra si apre con il trasognato "Les Métamorphoses du jour" del 1829, qui presente in due edizioni successive, del 1869. La freschezza di queste litografie, di cui ben 70 a colori, rende chiaro il perché sia difficile trovare questa pubblicazione completa di tutte le tavole: molti librai con pochi scrupoli preferiscono infatti venderle, con più lucro, una ad una, magari incorniciate.

L’ibridazione uomo-animale torna nuovamente nella "Vie privée et publique des animaux", come ne "Les animaux peints par eux-mêmes", mentre una mano più delicata e floreale caratterizza "Les fleurs", le cui 50 tavole a colori fondono mirabilmente scienza e visione.

Un capitolo a parte sono le annate de "La Caricature", rivista satirica filo-repubblicana fondata a Parigi nel 1830 da Philipon in opposizione a Luigi Filippo. Ancora assai trascurate dalla critica, le riviste illustrate dell’Ottocento riportano infatti un insostituibile spaccato della vita del tempo e dei suoi umori.

Nei numeri esposti, di particolare forza risulta la vignetta a colori raffigurante una serie di personaggi altolocati del tempo, le cui ombre raffigurano uccelli, maiali, diavoli e perfino bottiglie.

Nel percorso è presente pure un’altro giornale, il napoletano "Il lume a gas", le cui copertine riportano ulteriori caricature di Grandville, pur se dal tratto non certo paragonabile alle sue pagine più felici ed oniriche. Interessanti pure le versioni illustrate de "Robinson Crusoe" e dei "Viaggi di Gulliver", adornate da centinaia di piccole incisioni in bianco e nero.

Le ultime vetrinette ospitano infine una ricca selezione di materiale bibliografico dedicato all’artista, dai fac-simile delle opere più celebri alla saggistica.

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