La Voce della Pancia
La sedicente "Voce del Trentino": bufale e fascismo
Di questo episodio non abbiamo fatto a tempo a parlare nel numero scorso, ma nonostante il tempo trascorso, riteniamo meritevole trattarne, tanto più che sulla stampa cartacea è scivolato via velocemente.
Al centro di tutto c’è Roberto Conci, editore de La Voce del Trentino (e dell’omologa Voce di Bolzano), quotidiano online di decisa impostazione di destra. Basti il titolo di un recente editoriale: “Dal bonus ai diciottenni di Renzi al voto ai sedicenni di Letta: una caccia senza pudore ai voti”.
Un altro giornale online di diverso orientamento politico – il Dolomiti – ritiene La Voce del Trentino “il primo strumento, in Trentino, di diffusione di bufale. Dalla vicenda del bambino morto trovato in un cassonetto a Trento Nord al caso dei ragazzi che a Brentonico avrebbero allevato polli con l’aviaria; dal video di un profugo che sfonda una macchina dei carabinieri ricollegato a Trento mentre il video, di mesi prima, riguardava Bologna al caso dello stupro di Rimini, dove La Voce aveva diffuso i volti di quattro persone che non c’entravano... Per questi articoli bufalosi hanno ricevuto una pioggia di provvedimenti dall’Ordine dei giornalisti”.
In più, qualche guaio giudiziario, come quando Conci si è fatto consegnare il video del sistema di sorveglianza del tribunale di Trento che riprendeva un processo a porte chiuse a carico di un extracomunitario. A fornirglielo, un addetto alla vigilanza del tribunale, Numa De Masi, già leader trentino di Forza Nuova.
Conci, insomma, non è un freddo imprenditore, ma un focoso militante. Come dimostra un suo intervento di qualche tempo fa sul degrado di piazza Dante, dove a suo dire “sono tornati i Lanzichenecchi a saccheggiare tutto ciò che trovano a disposizione: le anime dei nostri figli, la nostra sicurezza, la nostra salute, i nostri risparmi, ultime ma non ultime le nostre biciclette... Chi spaccia lo fa sì per soldi, ma dietro c’è un’idea: fotto il cane infedele”.
Più di recente, in occasione del 25 aprile, il Nostro ha ribadito e ampliato il suo pensiero, giocando arditamente sul termine “liberazione”: “Guardo dalla finestra e vedo due extracomunitari col berrettino da gang latine seduti sulle nostre biciclette rubate: uno dà delle bustine all’altro, che replica tirando fuori un rotolo di banconote da 50 euro. Allora mi chiedo da che cosa ci siamo liberati. Dal fascismo? Che vista la situazione molti rimpiangono... Una grande maggioranza (dei migranti, n.d.r.) impunemente uccide i nostri figli con la droga rovinando intere famiglie, insozza i nostri parchi, violenta ragazzine, vive di reati contro il patrimonio... mentre i figli con chi sa quale esempio genitoriale frequentano le scuole generando un rallentamento nei programmi scolastici e spesso l’esempio genitoriale e la cultura spesso violenta e arretrata si ripercuote nei rapporti tra studenti, con bullismo e modelli da gang”.
Di fronte al racconto di tanta catastrofe, le reazioni sono inevitabili. Il consigliere provinciale Filippo Degasperi ci fa dell’ironia: “Leggo un discorso sconclusionato scritto da uno che di Storia dimostra di non sapere granché... Non so in che anni è andato a scuola, ma se i risultati sono questi, qualche problema nel completamento dei programmi deve esserci stato”.
Il sindaco Janeselli, invece, come altri è solo indignato: “L’estensore dell’articolo ricorre alla vecchia tecnica di farsi portatore di un presunto ‘pensiero comune’... L’ideologia di riferimento è il fascismo, rimpianto e invocato, e il razzismo, per cui si arriva ad affermare che ‘nel pensiero comune’ (comune a chi?) ‘un albanese, un nordafricano o un nigeriano sono buoni solo quando morti’... Argomenti simili venivano utilizzati dai nazisti nei confronti degli ebrei o dal Ku Klux Klan quando se la prendeva con i neri e anche con gli immigrati italiani. Umberto Eco ha parlato di ‘fascismo eterno’: più che una ideologia, una mentalità che alimenta la paura della differenza, identifica nemici, criminalizza una categoria di persone su cui scaricare le frustrazioni che abbondano nei periodi di crisi”.
Apriti cielo! Adesso è Conci ad indignarsi; e sotto il titolo “Cade la maschera del Sindaco rosso che censura la libertà d’informazione” l’editore scrive: “Sembra di tornare ai tristi tempi della censura di Stato, del totalitarismo rosso, dove anziché rispondere con argomentazioni pertinenti si invoca la forca, addirittura l’intervento delle forze dell’ordine... Per non parlare delle teste fine che, fomentate da politici trombati minacciano e denigrano chi non è d’accordo con le loro idee. Insomma, abbiamo assistito al lancio da parte del sindaco rosso di Trento delle truppe cammellate di una sinistra che... trova unità e visibilità solo gridando all’antifascismo, scomparso da decine di anni. Ed ecco che decine di nullafacenti, invasati, invidiosi, cattivi e codardi diventano fenomeni del web tentando di demolire le posizioni legittime di un avversario adoperando lo strumento della denigrazione, dell’intimidazione e delle offese”.
È davvero questa la voce del Trentino?