I bilanci della cantina LaVis: le perdite, le opacità, i contratti capestro. Con l’uva dei soci pagata sottocosto, per remunerare la speculazione edilizia della finanziaria della Curia.
Un ritorno al Medioevo: soldi dai contadini al vescovo.
Un lembo isolato di un’area artigianale trasformato in ghetto dell’Itea. Questa la speculazione edilizia ideata dal Commissario Zanoni per racimolare milioni: a carico dei cittadini.
Nuovi documenti sulla LaVis: come la finanziaria della Curia e una oscura società americana hanno impoverito i viticoltori. Naturalmente c’è chi ci guadagna: tutti i nomi, dal vescovo a Diego Schelfi.
Brandendo l’appoggio di Dellai il Commissario Zanoni si trasforma in Amministratore Delegato dagli amplissimi poteri tra cui quello di non ammettere critiche. I contadini, disillusi e intimiditi, disertano o approvano. cooperazione sempre più in bassocooperazione sempre più in basso...
Il vertice nel registro degli indagati, è un sistema di connivenze che inizia ad essere smascherato: i controllori, il Commissario, gli assessori, Dellai..
Il deflagrare dello scandalo evidenzia un Trentino omertoso, di plenipotenziari e di ducetti, sempre e comunque coperti dalla politica. O così credono.
I revisori giudicano inattendibile il (disastroso) bilancio della LaVis e Zanoni, sostenuto dalla politica, se la prende coi controllori. Così il vulnus contagia le istituzioni.
Il giudice sentenzia: QT ha scritto la verità sul LaVis. I molti aspetti di una sentenza esemplare, che mette al loro posto Zanoni, Peratoner, Isa e Schelfi. Le possibili conseguenze.
Otto milioni di ulteriori perdite,
niente dismissioni, patrimonio azzerato,
a rischio il portafoglio degli stessi consiglieri d’amministrazione.
I padrini politici non ci sono più e comunque
non basterebbero. È un modello di impresa troppo protetta dalla politica giunto al capolinea.
Ancora un bilancio imbellettato (dice la Vigilanza) eppur disastroso (-27 milioni nei quattro anni dell’Ad Zanoni); i contadini sempre sottopagati (-30%); dure sentenze dal Tribunale; il buco che si allarga nella società (banche e melicoltori). Chi ci guadagna con questa Cantina? Una società di Verona, cui il veronese Zanoni svende i beni della LaVis.
Anche per Mediobanca la Cantina LaVis è decotta, ma Ugo Rossi, contro tutto e tutti, ha pronta una flebo. Inutile per LaVis, costosa per la Pat, devastante per l’etica economica.
Mentre il Trentino arranca, Rossi sbraca: 10 milioni per la LaVis, un’azienda decotta. L’etica economica stravolta solo per ribadire il proprio potere di Presidente.
La Cantina nemmeno presenta (dopo sei mesi!) il bilancio consolidato; ha bruciato tutti i soldi, eppure ne vuole, pretende, ancora, e da tutti. Sono le ultime convulsioni?
Spunta finalmente il bilancio consolidato, con conseguenze legalmente disastrose. Ma gli assessori Mellarini e Dallapiccola, con un vergognoso show e promesse fasulle, spingono i contadini ad approvare.
Estromesso Zanoni, commissariata la Cantina. Una vicenda in cui hanno perso tutti: i contadini, la politica, la cooperazione, la stampa. Un solo vincitore: l’ISA, che ha condotto questa partita a proprio piacimento.
Due sentenze sul caso LaVis: la Corte d’Appello conferma in pieno la correttezza delle nostre inchieste e condanna LaVis e Zanoni a pagarci le spese. E il primo grado penale condanna ancora Zanoni, come Commissario troppo distratto.