“Stucchevole giochino”
“Rossi non si è perso nel giochino stucchevole di prendere le distanze dall’era dellaiana...” scrive in un editoriale di Luca Malossini il Corriere del Trentino del 15 dicembre. In queste parole, a nostro avviso, sta il nodo dell’attuale situazione politica-sociale trentina. Un momento in cui, pena il tracollo dell’Autonomia, è indispensabile un deciso cambio di rotta rispetto a quaranta anni di gestione dorotea del potere, e in particolare rispetto al quindicennio dellaiano. Ma da una parte la classe politica annaspa impreparata; dall’altra la classe dirigente - media in testa, tra i quali poi il Corriere è anche il meno conformista - pateticamente cincischia. “Giochino”? Ma di grazia, non è questo il problema, come ogni giorno emerge - dalle Comunità di valle alla biblioteca universitaria, da Metroland all’edilizia - con cui si deve fare i conti? “Stucchevole”? Ma quante volte avete avuto il coraggio di affrontarlo? Quante volte invece avete bacchettato chi nelle istituzioni - pensiamo al capogruppo del Pd Luca Zeni - osava porre in discussione i dogmi dellaiani, anche per voi evidentemente intoccabili? Ce lo ricordiamo tutti quando Dellai, nel tentativo di mettere una pezza sulla fallita speculazione di Isa e soci alle Albere, si inventava un Centro Congressi che comperava per 30 milioni, e se Zeni avanzava dubbi, veniva ricoperto dalle contumelie dell’irascibile governatore, e dall’irrisione servile della stampa. Ora che per recuperare parte di quei 30 milioni si depotenzia la biblioteca e la città, qualcuno ha il coraggio di riconoscere l’errore? O magari di dire che da ora in poi non possono essere gli interessi di Isa, Schelfi & C la variabile indipendente dell’intervento pubblico?
Il fatto è che la brutale contrazione delle risorse provinciali in atto, e ancor più quella alle porte, implicherebbe, come dice proprio il Presidente Ugo Rossi nel suo discorso d’investitura, un radicale “cambiamento di paradigmi, di strategie, di strumenti e di regole del gioco”. Altro che “stucchevole giochino”!
Ma far questo - nei fatti, non nelle indicazioni programmatiche - significa rimettere in discussione un sistema di convenienze e connivenze tanto esteso quanto radicato, che riguarda sia i piani alti che la società nel profondo. Compito duro e complesso, di fronte al quale la politica sembra smarrirsi, e la società non aiutare.
La politica, dicevamo. Con la Giunta Rossi partita con ottimi propositi. Ricordiamo, ancora prima delle primarie Ugo Rossi presentarsi agli artigiani edili in rivolta e trovare il coraggio di dire che il loro settore si è troppo allargato, e non potrà non passare attraverso un doloroso ridimensionamento.
Ora però, alla prova dei fatti, la nuova Giunta provinciale ci sembra molto, troppo confusa. Opera una lunga serie di piccoli tagli nel sociale, tanto più dolorosi (vedi le rette delle Case di Riposo) proprio perchè sganciati da una generale, seria, strategica rivisitazione degli interventi, il “cambiamento di paradigmi” promesso dal Presidente. Il quale sembra incapace di prendere le distanze dalla politica precedente, che forse gli si presenta troppo radicata per essere rinnegata da lui, che fino a ieri la aveva supportata.
Prendiamo tre esempi. Il primo è la Cantina LaVis, azienda troppo legata alla politica e anche per questo entrata in una crisi verticale, con grevi implicazioni giudiziarie. Da essa giungono pressanti sollecitazioni per ulteriori aiuti, per cifre imponenti, 20 milioni di lease back. Nel servizio spieghiamo le diverse ragioni per cui questo “aiutone” sarebbe del tutto improprio e profondamente ingiusto; qui ricordiamo come tutti i lease back, sia nel settore cooperativo che privato, dalla Cantina di Nomi alla Whirlpool, si siano risolti nella chiusura dell’azienda. E la Giunta che fa? Farfuglia, e intanto concede alla LaVis un immotivato dimezzamento dell’affitto su un precedente lease back. Della serie: non abbiamo una strategia, ma diamo contentini.
Ancora peggio nel settore scolastico. Dove si preannunciano nuovi tagli, e al contempo si ribadisce di voler abbattere le scuole del compendio di via Barbacovi e ricostruirle a Piedicastello, nei terreni dell’accoppiata Isa-Schelfi. In nome del “primato dell’istruzione”.
Poi c’è il NOT. Un’avventura, quella della finanza di progetto nella sanità, già finita molto male in altri casi. Ma noi siamo meglio degli altri? Mah... L’annullamento della gara presso il TAR sembra dire il contrario. Eppure Rossi, forse per inerzia, ha deciso di andare avanti.
Insomma una giunta che pare in stato confusionale. Proprio perché non riesce a fare i conti con l’era dellaiana. E allora non ce la fa ad andare oltre lo sterile e oggi improponibile intervento pubblico, soprattutto edilizio, a supporto di potenti e clienti.
Ma sarebbe ingeneroso addossarle ogni colpa. Perché anche la società gli stessi conti sembra non riuscire a farli.