La LaVis, i consulenti, il giornalista
Questotrentino, si sa, non apprezza le pagine economiche dei quotidiani locali, espressione dei poteri consolidati. Da tempo emancipatisi, sia pur in parte, dalla politica, anche perché un’eccessiva contiguità fa perdere lettori, i nostri giornali rimangono però succubi del potere economico, lisciato con servizi condiscendenti e\o omissivi.
Un esempio lampante lo fornisce su L’Adige del 26 novembre il pur acuto Paolo Ghezzi, peraltro già apprezzato direttore dello stesso quotidiano. L’oggetto è la Cantina LaVis, nei confronti della quale (non parliamo poi dei relativi rapporti con la potentissima Isa) la nostra stampa ha già evidenziato una subalternità preoccupante.
Dunque Ghezzi ci informa che “la revisione legale dei bilanci delle controllate (in particolare Ethica, Basilica Cafaggio e Casa Girelli, ndr) è passata dai revisori della divisione vigilanza della Cooperazione alla società Trevor. La quale, a differenza di Enrico Cozzio e colleghi (i revisori della Cooperazione, ndr) ha ‘promosso’ sia Cafaggio sia Girelli: bilanci redatti ‘con chiarezza’, che rappresentano ‘in modo veritiero e corretto’ la situazione: parole di rito, che diventano una rivincita per Zanoni (l’Ad di LaVis, ndr). Che a Trevor chiederà una revisione aggiuntiva a FedCoop anche sul bilancio della cantina”.
Cosa traspare, in sostanza, da queste righe, precedute da un articolo sui (presunti) successi commerciali di Casa Girelli? Che la Cantina LaVis va bene, in barba alla Vigilanza cooperativa e alle sue pessimistiche revisioni; al punto che le stesse revisioni ora passano ad una società privata.
Questa notizia è platealmente falsa. Non c’è stato nessun passaggio della revisione dei bilanci dagli organismi cooperativi a società private: sempre, in questi anni, i bilanci delle società controllate, in quanto spa, sono stati verificati da soggetti privati, terzi rispetto alla cooperazione, i quali sempre hanno magnanimamente trovato bilanci splendidi; la Vigilanza cooperativa (il mitico dott. Cozzio, diventato lo spauracchio di Zanoni) ha invece sempre messo sotto osservazione il solo bilancio della controllante Cantina LaVis, e poi quello consolidato, inclusivo quindi dei conti delle controllate; trovandone le monumentali magagne, sfociate in commissariamento e procedimenti legali contro gli amministratori, ma sfuggite - chissà come - ai revisori privati. Insomma, in questa differenza di valutazioni, i consulenti privati che dicono che va tutto bene mentre la Vigilanza trova i disastri, non c’è nessuna novità; né esiste alcuna possibilità per Zanoni di sostituire alla revisione di Cozzio quella di qualche società di consulenza all’uopo ingaggiata. Questa è la cooperazione, bellezza. Proprio perché le cooperative coinvolgono centinaia quando non migliaia di famiglie, che nell’azienda investono il loro lavoro e spesso anche gli averi, la Vigilanza è più stretta che non per le Spa private, notoriamente piuttosto lasca nell’Italietta berlusconiana della depenalizzazione del falso in bilancio.
Così anche quest’anno Zanoni, se lo vorrà, potrà affiancare ai conti della vigilanza cooperativa quella di qualche studio privato, ma non potrà sostituirla, come sembra credere Ghezzi. Poi spetterà a banche e creditori decidere, nei loro rapporti con la Cantina, quale delle due revisioni ritenere credibile, mentre la Provincia dovrà comunque istituzionalmente basarsi sulla revisione ufficiale.
Come mai Ghezzi - che non è certo uno sprovveduto e che in ogni caso è al di sopra di ogni sospetto, a differenza di altri personaggi che, contemporaneamente addetti-stampa di aziende, infestano le pagine economiche - sia caduto in questo infortunio, non sappiamo.
Il fatto è che altri passaggi dell’articolo ci sembrano gravi. Ghezzi parla della “strada lunga” del risanamento della LaVis, accenna, come possibile soccorritore, all’assessore Mellarini, ora installato alla cooperazione, e al fatto che il presidente della Pat Ugo Rossi sia di Lavis (anzi, vi abiti).
Non siamo d’accordo. Che il salvataggio di un’azienda in difficoltà possa dipendere da gentili elargizioni clientelari ci sembra molto triste. Rossi investirebbe qualche decina dei declinanti milioni provinciali per aiutare lo stabilimento che sta a un tiro di schioppo da casa sua? E quelli che stanno a dieci, cinquanta chilometri? Non è una distorsione profonda, radicale, dell’economia? E anche del traballante bilancio provinciale?
Ghezzi non si pone il problema. Annota asetticamente quelli che possono essere gli elementi a favore della LaVis, tra cui la clientela. Cui pare essere rassegnato, al punto da farne un elemento del paesaggio, oggettivo e immodificabile.