L’Adige e il Trentino con Zanoni
È impressionante la campagna stampa di questi giorni a favore della Cantina LaVis. Del Trentino non c’è da stupirsi: da sempre le sue pagine economiche sono il copia\incolla delle veline aziendali; e sulla Cooperazione ricordiamo tutti l’esibizione di Roberto Colletti, che fingeva di indignarsi con Diego Schelfi che fingeva di nicchiare di fronte al proprio quarto mandato: “Con questo po’ po’ di programma, lei avrebbe il coraggio di non fare un quarto mandato?” Roba da farsa televisiva.
Di fronte all’annunciato commissariamento della LaVis (vedi “LaVis, le barricate”) il Trentino si schiera con Zanoni. Due giorni dopo l’annunciato provvedimento di Rossi, Carlo Bridi (delle cui sudditanze lavisane abbiamo già riferito, vedi la scheda “Giornalisti con la schiena curva” su QT del gennaio 2013) apre la campagna intervistando tal “Edy Martinelli socio storico di Salorno” che si lamenta: “Non meritiamo che la nostra Cantina sia trattata così”. Il povero Martinelli non ha tutti i torti: contesta assessori (innominati, e probabilmente la prudenza è di Bridi) e Federazione delle Cooperative (che sarebbe a dire Diego Schelfi, ma anche lui innominato, ancora grazie - immaginiamo - alla censura del democristianissimo Bridi), “che appena pochi mesi prima del disastro avevano osannato la gestione della Cantina che ormai era sommersa dai debiti”. Ma Martinelli - e con lui un altro contadino, Italo Piffer - non contesta tanto “le troppe parole al vento” degli assessori di Rossi (Dallapiccola e Mellarini, i nomi li facciamo noi), ma il successivo approdo alla realtà dei conti. Per Martinelli e Piffer la realtà invece rimane quella dipinta dagli “attuali amministratori, che fanno salti mortali per tirare fuori dalla situazione difficile nella quale l’hanno trovata la nostra Cantina”.
E questo è relativamente comprensibile (relativamente: se si vuole gestire una cooperativa, non basta il cuore). Comprensibile non è invece che questa posizione, che prescinde da conti e bilanci, sia fatta propria dal redattore delle pagine economiche Carlo Bridi.
Questo il Trentino che, dicevamo, non stupisce. Stupisce invece che molto peggio riesca a fare L’Adige. Il quale imbastisce una vera e propria campagna stampa contro il commissariamento della LaVis. Un giorno sì e uno no c’è un’intervista a qualche socio che si lamenta del triste destino che subirebbe la Cantina qualora il duo Zanoni-Paolazzi (rispettivamente amministratore delegato e presidente) fosse costretto a fare le valige e cedere il posto a un commissario: “Noi teniamo duro” dichiara Alberto Zanolli, presentato con commozione dal giornalista Domenico Sartori (“...poche parole, cariche di emozione, sconforto, delusione, ma anche rabbia e speranza, voglia di resistere. Quelle di un uomo ‘fedele’. Al suo territorio e alla sua azienda”).
Riportiamo invece uno dei commenti più pacati nel nostro blog a questa e altre performance: “Incredibile la mania di protagonismo di certi soci, intenti un giorno si e l’altro anche a rilasciare inutili interviste ai giornali locali. Interviste dove riportano la loro versione dei fatti, speriamo che abbiano almeno ragione... La cosa più incredibile è comunque che ci siano dei giornali che lasciano spazio a questi egocentrici malati di protagonismo.”
Ma L’Adige, attraverso la penna di Domenico Sartori, prosegue imperterrito, anzi sposa i toni più accesi. 31 maggio, titolo a piena pagina: “I soci della LaVis: ‘No al commissario’ - Rivolta contro Federcoop ‘Marceremo su Trento’”. 2 giugno, partenza in prima: “Soci LaVis boicottano le Rurali ‘Ci danneggiano, via i risparmi e chiudiamo i conti’”.
Il punto è che non sono solo riferite - e amplificate - queste sparate da esagitati, il giornale fa anche proprie le ragioni. Quando all’ultimissimo minuto (vedi ancora il nostro articolo a pag. 21) LaVis presenta il piano di rilancio attestato, Sartori (a differenza di Orfano sul Corriere del Trentino, che lo stesso giorno titola “Ultimo rifiuto delle banche alla LaVis - Cantina commissariata, il 5 giugno tocca a Girardi. Non è bastata l’attestazione del piano”) sposa in pieno la richiesta della Cantina di un’ulteriore moratoria: “Buon senso potrebbe far prevedere che sì, la Giunta provinciale non potrà, ora che le carte sono tutte in tavola, non concedere una proroga”. E Sartori non si limita a richiedere ancora altro tempo, sposa in toto le argomentazioni e le cifre delle veline di Zanoni. In un apposito riquadro infatti scrive: “Dal primo commissariamento del 2010, quando le redini del gruppo LaVis furono affidate a Marco Zanoni, l’attuale amministratore delegato, l’indebitamento è sceso da oltre 90 milioni a 57”. Della serie: uno così bravo, perché volete mandarlo via?
Solo che le cifre sono altre: i debiti del 2010 erano 127 milioni, oggi, bilancio al 30 giugno 2014, sono 100; Zanoni, svendendo a destra e a manca, sottopagando per 4 anni i contadini, ha solo ridotto di 27 milioni il debito della Cantina, sempre insostenibile. E i dati di Sartori\Zanoni, sono falsi? No, sono i soli debiti bancari. Ma non lo si dice.