I soldi e la legge
Un buon termometro dello stato della democrazia e delle istituzioni è il loro funzionamento nei momenti di difficoltà. Qui non ci riferiamo a un’emergenza - un’alluvione, un’epidemia - ma all’imbarazzo di un assessore. Come funziona allora il meccanismo democratico?
A quest’ordine di considerazioni arriviamo spulciando le risposte istituzionali al caso LaVis (arieccoli, dirà qualcuno - il fatto è che approfondendo un tema si scoprono le magagne collegate). E in particolare la risposta che l’assessore competente (si fa per dire) Franco Panizza del Patt, fornisce a un’interrogazione di Bruno Firmani. Attenzione, Firmani è di Italia dei Valori, e sostiene anch’egli la Giunta di Dellai e Panizza, la cosa è quindi scevra dalle strumentalità o animosità che potrebbero anche esserci nella dialettica maggioranza/opposizione: qui siamo all’interno dei rapporti consiglio/giunta, l’organo legislativo chiede chiarimenti all’esecutivo. L’interrogazione di Firmani - i nostri lettori l’avranno capito - ruota attorno il dovere di vigilanza e controllo dell’assessorato alla cooperazione: come mai non ci si è accorti di nulla, dei bilanci taroccati, dei milioni scomparsi in America (Firmani risparmia la domanda sui milioni ad Isa, in compenso ne aggiunge altri svaniti in Svizzera)? Come mai si è commissariata una cooperativa, per poi tenere gli stessi sciagurati amministratori ai posti di comando? Come mai il Commissario Marco Zanoni non rende disponibili ai soci i documenti come previsto dal Codice civile?
Panizza che fa? Svicola. Al di là di ogni logica e decoro. Sul commissariamento della Cantina, con il Commissario che riconferma gli amministratori, Panizza allarga le braccia: “è nei suoi poteri”.
Sulla mancata messa a disposizione dei soci del bilancio nei tempi previsti dalla legge risponde “a noi risulta che tutta la documentazione sia stata messa a disposizione” glissando sul fatto che i tempi non sono stati rispettati (aspetto non solo formale, a un contadino non si può dare un bilancio tre giorni prima, dovrà studiarlo, o meglio, farlo studiare). Sul fatto che neanche agli organi di vigilanza cooperativa siano stati dati per tempo i bilanci, Panizza tenta il gioco delle tre carte: “il codice civile prevede che il bilancio sia depositato ai revisori 30 giorni prima dell’assemblea... è stato prodotto il 12 dicembre in tempo utile per l’assemblea”. Ma come “in tempo utile”? L’assemblea era il 28 dicembre, il 12 dicembre non sono 30 giorni prima, bensì 16. La matematica è un’opinione? Per Panizza è il codice civile ad essere un’opinione: in 3 giorni i contadini possono leggersi il bilancio, e in 16 possono farlo i revisori, non state a fare i pignoli.
Dove poi il nostro crolla non solo sulla lettera della legge, è nella risposta ai milioni spariti in America attraverso la misteriosa Fine Wine International. Di fronte alle specifiche contestazioni di Firmani sui conti che non tornano, Panizza risponde che “i bilanci della FWI, nel corso degli anni, sono sempre stati a disposizione dei soggetti aventi titolo a richiederne visione” cioè sono stati a disposizione degli uffici del suo assessorato: che non si sono accorti che i conti non tornavano? Che i contadini della LaVis inviavano soldi in America dove sparivano? Panizza non dice nulla, si limita a sparare parole a caso “la medesima società (la FWI ndr) non ha mai avuto debiti pari a 9 milioni di euro”. Quando Firmani gli cita i debiti anno per anno, e mai parla di 9 milioni di euro.
Insomma, qui non solo siamo di fronte a amministratori che hanno fatto sparire milioni in America, non solo a controllori che ben si sono guardati dal controllare, ma a un assessore che avvalla tutto questo. Avrebbe più semplicemente potuto così sintetizzare il suo pensiero: “Ai contadini hanno portato via i soldi? A me, che me ne frega?” Niente. E neanche della legge. E meno che meno del Consiglio Provinciale, fino a calpestarne senso e dignità.