LaVis, il Tribunale, la PAT
La Cantina tra soci creduloni ed ex-soci amareggiati: le fantasie (elettorali) su impossibili finanziamenti e la cruda realtà giudiziaria
Sulla Cantina LaVis ci sono state novità anzitutto giudiziarie. In Tribunale si sono fronteggiati gli amministratori di LaVis e gli ex soci che, stomacati dalla disastrosa amministrazione della triade Giacomoni-Peratoner-Andermarcher e dalla successiva connivenza del commissario Marco Zanoni, erano fuoriusciti e ne avevano denunciato in un esposto le malefatte. L’ex presidente Dellai (sponsor di LaVis e in particolare di Peratoner prima e Zanoni dopo, a evidenziare quanto l’uomo sappia giudicare, oltre alla fedeltà, la competenza) aveva paragonato gli ex soci al comandante Schettino, dando loro dei vigliacchi, mentre Zanoni aveva pensato di rincuorare i soci rimasti assicurando che sia QT come gli ex soci avrebbero pagato per le calunniose e malevoli insinuazioni contenute rispettivamente negli articoli e nell’esposto.
A distanza di un anno si può trarre un primo bilancio di tali affermazioni: 1) la querela di Zanoni contro QT è finita con una sentenza del giudice Ancona che spiega tutte le ragioni per cui quanto scritto da QT corrisponde al vero, così che la denuncia del commissario-Ad è stata archiviata, mentre le spese le sosterranno i soci; 2) la denuncia degli ex soci ha costretto la Cantina a patteggiare una pena di 25.000 euro (che pagheranno i soci unitamente alle spese legali) per “aver ostacolato l’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di Vigilanza” (cioè la PAT e la Federazione); 3) gli ex amministratori Peratoner, Andermarcher e Giacomoni, per lo stesso reato e per quello di false o inesistenti fatturazioni, si ritroveranno davanti al giudice penale il 6 giugno; 4) l’Ufficio di revisione della Federazione delle Cooperative non ha concesso la positiva revisione del bilancio, consolidato e non, della Lavis.
È da sottolineare che se Zanoni, invece di avviare avventurose iniziative giudiziarie contro chi denunciava i precedenti amministratori, avesse invece avviato azioni legali contro gli stessi, com’era suo dovere di commissario, avrebbe potuto recuperare parte dei milioni svaniti nel nulla, invece di perdere altri soldi. I soldi appunto: dopo tre anni di gestione Zanoni, il problema della Cantina è sempre quello economico, dei conti in rosso. Aggravato ora dall’imminente perdita della mutualità prevalente (all’emorragia di soci si è in qualche maniera rimediato comperando vino da fuori, fino a costituire la maggioranza del giro d’affari) e dalla conseguente perdita delle sostanziose agevolazioni delle coop agricole.
Zanoni si difende a due livelli, intrecciati tra loro: le chiacchiere e gli appoggi politici. Si sondano gli assessori provinciali, specie quelli più vicini a Dellai, e in paese si fa circolare la voce che dalla Provincia stanno per arrivare 25 milioni di leasing.
“Leasing” è una parola magica: si può far credere agli sprovveduti che siano soldi gratis. In realtà si tratta di soldi concessi dalla PAT in cambio di immobili, in genere capannoni, che poi vengono affittati all’impresa e da essa riacquistati una volta passata la crisi. Dunque, niente è gratis, l’affitto è oneroso; ma soprattutto discutibile è il valore reale di un capannone, soprattutto se, come alla LaVis, oberato da ipoteche. In pratica negli ultimi 6 mesi ci sono state solo 6 operazioni di lease back per un totale di 11 milioni, come ha risposto in un’interrogazione in Consiglio l’assessore Olivi: l’operatività è affidata a Trentino Sviluppo, che deve trovare il denaro necessario sul mercato, il che non è semplice; e in ogni caso il leasing viene “sempre concluso con imprese in equilibrio economico”. Insomma, non può essere che la PAT finanzi un’impresa decotta e poi si ritrovi sul groppone capannoni che valgono un quinto di quanto sborsato.
E soprattutto non esiste che l’ente pubblico avvii un rapporto del genere per un importo così elevato (25 milioni) con un’impresa che non ha i conti a posto. Nessun funzionario pubblico e nessun assessore provinciale, senza incorrere nel rischio del danno erariale, può finanziare una società privata i cui bilanci non hanno superato la revisione e che ha appena patteggiato in sede penale per aver ostacolato proprio gli organi di Vigilanza della Provincia stessa.
Ed ecco quindi come la politica risponde alle pressioni lavisane. L’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini (Upt), in vista dell’imminente campagna elettorale, assicura convinto: “Senz’altro assicureremo alla Cantina il nostro appoggio”, ma poi aggiunge: “Non appena i conti saranno a posto”. Si ritorna quindi alla casella di partenza: coi bilanci non approvati e le cifre comunque in rosso, soldi non ne arrivano.
Stessa cosa per la promessa di spostare entro giugno la produzione di Casa Girelli da Trento a Lavis (per incassare una dozzina di milioni dalla cessione del terreno all’Opera Universitaria, che dovrebbe costruirvi un collegio universitario): non è stata mantenuta, il Comune non ha concesso le variazioni urbanistiche e ora si parla di un trasloco a settembre, e a settembre si farà slittare tutto a dicembre e a dicembre, a elezioni archiviate, si scoprirà che di un ulteriore studentato, a Trento, soprattutto di questi tempi, non c’è bisogno.
Quando la politica si intreccia troppo con l’impresa, non nasce niente di buono. In tempi di dura contrazione di risorse, meno che meno.