LaVis, perdite e minacce
Si aggrava il degrado, nell’economia e nei valori. La politica assiste indifferente; in compenso la stampa pubblica veline.
La telenovela LaVis continua nel solco già tracciato: da una parte i conti, sempre più pesanti, condannano la Cantina, dall’altra l’Ad Zanoni cerca di coprire il disastro alternando minacce e intimidazioni al mondo intero, a comunicazioni fantasiose su nuovi, rutilanti successi imprenditoriali.
Incominciamo dai dati. È ora disponibile il bilancio consolidato del gruppo LaVis (in cui cioè sono state elise le partite di giro intergruppo) e la relativa relazione della revisione cooperativa. I dati confermano e aggravano le conclusioni relative al bilancio della capogruppo.
Il patrimonio netto al 30 giugno 2012, scrive Zanoni, è di 18 milioni. No, scrive il capo della revisione Enrico Cozzio, avete fatto male i conti: avete sovrastimato tutta una serie di partite per 3.689.000 euro. Non solo: dai dati che ci avete fornito, ci sono altri 12.400.000 euro ballerini, nel senso che “non ci sono stati forniti adeguati elementi probabitivi atti a giustificare i maggiori valori iscritti”. Insomma, tra valori errati ed altri non giustificati, ci sono oltre 16 milioni di patrimonio netto che rischiano di valere quanto l’inchiostro con cui sono scritti. Il patrimonio della LaVis è quindi non di 18 milioni, bensì di 2? Magari. Ci sono altri otto milioni e mezzo che se ne vanno causa lo scorporo del comparto ortofrutta, che con una furbata vanno computati al 1° luglio 2012, ma che evidentemente influenzano anche il bilancio del giorno prima, al 30 giugno. Insomma, la Cantina non ha più patrimonio. Con tutte le conseguenze legali che già abbiamo visto nello scorso numero.
Cozzio esagera? È - come chi scrive e come il giudice Ancona - al soldo dei nemici della Cantina?
Purtroppo per Zanoni ci sono altri dati, da lui stesso forniti, che comprovano la drammaticità della situazione: il capitale circolante netto - scrive il nostro nel bilancio - è negativo per 10 milioni. E questo dato (che è la differenza tra l’attivo corrente e i debiti a breve) è il primo che le banche guardano, quando devono valutare la solvibilità di un’azienda. Averlo negativo, e per un importo così cospicuo, vuol dire che è suonata la campana dell’ultimo giro.
La revisione però non si ferma qui: considera anche il recente operato del Cda, “le azioni progettate e intraprese nell’ambito del Piano di rilancio del gruppo”, l’ipotizzato “processo di collaborazione ed integrazione con la cooperazione vitivinicola trentina” (cioè con Cavit, con cui nei giorni pari si ipotizzano convergenze, in quelli dispari si accusa di pagare Cozzio perché affossi la cantina). I revisori non si lasciano incantare: nonostante i progetti del cda e le slides dell’Ad, “la situazione del gruppo è caratterizzata da molteplici incertezze significative in merito al mantenimento del presupposto della continuità aziendale”, che tradotto dal burocratese vuol dire che l’azienda è a un passo dalla chiusura.
E Zanoni? Non ci sta. Rinnova un giorno sì e uno no i suoi attacchi sulla stampa a Cozzio. Minaccia una controrevisione, un’azione di responsabilità per chiedere a Cozzio i danni. Cerca di intimidire e delegittimare. Nel solito, assordante silenzio di Diego Schelfi, che non spende una parola per difendere la sua revisione, pilastro fondamentale del sistema cooperativo. E nel silenzio della Provincia, in teoria tutrice di soci e cooperative, in realtà timidissima verso un feudatario nominato dall’ancora potente Dellai.
È proprio questa colpevole latitanza dei vertici politici, cooperativi e provinciali, a disorientare la base della cooperativa, con i contadini, purtroppo adusi alle dipendenze clientelari, che ancora disperatamente sperano in un estremo, provvidenziale intervento della Pat. I più furbi invece scappano: vista la mala parata, stanno per dimettersi anche due membri del cda, e uno lo ha già fatto, uscendo anche come socio.
Nel frattempo le pagine economiche del Trentino e dell’Adige (tradizionalmente più sobrio e attento il Corriere) continuano a riproporre, pari pari, le giulive veline di Zanoni: “L’ad del gruppo LaVis Marco Zanoni torna soddisfatto da ProWein 2013… il gruppo LaVis ha innanzitutto consolidato la sua presenza sul mercato tedesco e nei Paesi del Nord Europa, ma ha anche avviato trattative per aprire nuovi mercati: Est Europa, Brasile, Cina…”.
Della serie: la LaVis è come Berlusconi. Se esistono, è perché c’è una società che se li merita.