Il leader curdo, uscito dalle prime pagine, sta morendo di sfinimento, e intanto in venti carceri turche si attua lo sciopero della fame. Può questa Turchia entrare in Europa?
4000 villaggi abbandonati, foreste, coltivazioni e pascoli distrutti, mine dappertutto. Così il governo turco tenta di cancellare la millenaria civiltà kurda.
La questione non è se schierarsi da una parte o dall’altra. Ciò che conta è che Israele e stato palestinese hanno eguale diritto di esistere. E che devono convivere. Invece Bush e Sharon...
L'accusa infamante di antisemitismo per chi è contro la politica di Israele. Perchè possiamo - e dobbiamo - ribellarci a questa insensata ed offensiva argomentazione.
L’Italia e l’Europa possono e devono uscire dall’attuale vergognoso immobilismo. Un’intervista all’on. Giovanni Kessler (Ulivo) sulle iniziative in corso.
Noi, europei e cristiani, portiamo la responsabilità storica della Shoah, e un interesse al petrolio che ci ha spesso accecati. Evitiamo, dunque, di usare parole troppo forti.
La barbarie della "guerra preventiva" conto l'Iraq: per il capovolgimento della dottrina di legittima difesa, per le vittime che provocherà, per le reazioni a catena che ne verranno innescate.
L’ "utilità” delle guerre, l’Onu, l’Europa, l’opposizione dei popoli, l’efficacia preventiva della diplomazia dal basso: discutono Silvano Bert (cattolico, intellettuale di sinistra), Massimo Pilati (Rete di Lilliput), Luigi Olivieri (deputato dei Ds).
La forza e le debolezze del dittatore, le oscure prospettive del dopoguerra e le ipocrisie dell’Occidente. Intervista ad Adel Jabbar, sociologo di origine irakena.
I quesiti che ci pone la guerra: cosa è l’”interesse nazionale”, quale realisticamente è nel mondo il ruolo dell’Italia e dell’Europa, quanto conta la forza delle idee, quanto la dignità dei popoli. I cinici hanno sbagliato tutti i calcoli: forse non hanno ragione loro. Un’intervista al prof. Sergio Fabbrini, politologo, dell’Università di Trento.
La pietà per i morti. La preoccupazione per le macerie che hanno sepolto il diritto internazionale. Ma anche la speranza suscitata da un movimento planetario che si oppone all’arroganza dei “liberatori”.
Quando Saddam Hussein era un amico. Servizio fotografico sul bellicismo irakeno ai tempi in cui era supportato dall'Occidente.
Da Narcomafie, mensile del Gruppo Abele di Torino.
Non saranno gli attentati di questi giorni, e i prossimi prevedibili, a indurre gli Stati Uniti a rinunciare ai propri progetti. Il confronto strategico con la Cina, le dinamiche interne agli stati islamici, il ruolo di Francia, Germania , Russia e quello dell'Europa.
La retorica patriottarda sulle vittime (non "eroi"!) di Nassiriya copre il problema vero: che il terrorismo lo si sconfigge non con le guerre e le invasioni, ma con l'azione politica, la giustizia economica, la legalità internazionale.
Dopo Nassiriya, che basi ha la rinascita del sentimento patriottico? Che relazione con le contrapposizioni di religione, la propaganda sulla lotta al terrorismo? A colloquio con i prof. Sergio Fabbrini e Massimo Giuliani.
“Nessuno ha un progetto complessivo per il futuro dell’Irak; per questo c’è di che essere pessimisti”. A colloquio col sociologo italo-irakeno Adel Jabbar.
Il ritiro delle truppe è la sola decisione ragionevole. posizione condivisa anche da Spagna, Francia e Germania. Eppure viene presentata come "estremista".
Dalla tremenda vita quotidiana alle incerte prospettive future; all'unico esito positivo, la fine dell'occupazione. A colloquio col sociologo irakeno Adel Jabbar.