Dolore e ragione
Dopo i giorni del dolore e della collera, dopo lo sdegno e la dura condanna della barbarie terroristica che ha fatto strage di vite italiane in Iraq, deve seguire il momento della ragione critica e della politica. Senza strumentalizzazioni ma anche senza orpelli falsamente patriottici che nascondano la verità. E’ lecito, anzi doveroso, chiedersi perché a Nassirya sono morti 18 tra carabinieri e soldati nel maledetto giorno del 12 novembre. Sono loro stessi a chiederlo, fasciati nelle divise e nel tricolore, dentro le bare di legno che li hanno riportati in Italia.
Non si dica che questo è un espediente retorico per attaccare il Governo. La storiografia di quasi un secolo è piena di questa domanda (perché?), relativamente alla prima e alla seconda guerra mondiale. Le risposte sono molte, ma una sola è esclusa: che i milioni di soldati caduti nel 14-18 e nel 39-43 siano morti per la Patria. Si tratta di milioni di uomini mandati a morire sotto le rispettive bandiere, per noi il tricolore, ma per interessi assai meno nobili. Ciò vale per l’Italia, ma anche per la carne da macello della Germania, della Francia, dell’Inghilterra, della Russia e del Giappone. Le bandiere e il patriottismo vigliacco sono serviti solo per coprire le colpe vergognose di tutti gli Stati. Perché dunque non dovremmo chiederci per quali ragioni sono morti i nostri Carabinieri a Nassirya? Con l’Iraq non eravamo in guerra, non dichiarata dal Parlamento, né proclamata dal Presidente della Repubblica come impone la Costituzione. La guerra è iniziata per una decisione unilaterale e folle degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, non autorizzata, anzi sconsigliata dall’ONU e condannata fermamente dal Papa.
Ora l’Iraq è una inattesa macelleria per gli occupanti, la guerriglia imperversa e aumenterà di ferocia. Fino a quando gli USA e l’Inghilterra non si piegheranno alla necessità di riconsegnare all’ONU la ricostruzione dell’Iraq, con tutti i poteri necessari, dovere morale e politico dell’Italia è ritirare le truppe dall’Iraq. Subito, senza indugio. Lo dobbiamo ai morti e ai vivi. La retorica del lutto, che nasconde questa verità, è un insulto per i caduti. Le nostre truppe sono andate in Iraq senza alcun motivo ragionevole, ma solo per la cupidigia di vassallaggio di chi ci governa. Ora la ragione vuole che debbano tornare, per la dignità dell’Italia. La legge del contrappasso vuole che il sangue dei caduti ricada prima di tutto su chi li ha barbaramente uccisi, ma anche sulle teste di chi li ha mandati a morire senza una ragione valida e legittima.