Si può fermare la guerra?
L’intervento militare anglo-americano contro l’Irak incontra difficoltà crescenti. Gli irakeni aggrediti si difendono e combattono. Nessuna città importante è stata finora occupata. Bassora assediata muore di sete. Bagdad è in fiamme sotto i bombardamenti. Cresce il numero dei morti fra i combattenti e i civili. Sono passati solo pochi giorni e sembrano anni. L’orrore della guerra diventa intollerabile. Si può fermare le strage? Nonostante tutto io credo di sì, a due condizioni:
1. l’opposizione alla guerra, che ha già visto manifestazioni imponenti in tutto ilmondo, deve crescere, diventare più forte, premere sui governi che hanno voluto o tollerato l’attacco;
2. la vicenda deve essere riportata nell’ambito dell’ONU. Bisogna ricordare che la guerra è incominciata quando Bush e Blair, violando le regole del diritto internazionale e ignorando gli impegni in sede ONU, hanno dato inizio alla guerra preventiva. Nel documento che il 26 giugno 1945 diede vita alle Nazioni Unite gli Stati fondatori (tra cui l’Inghilterra e gli Stati Uniti) dichiararono che erano "decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, a unire le forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare che la forza delle armi non sarà usata". E’ un alibi inconsistente dire che nel caso dell’Irak l’ONU ha fallito il suo compito. La veritàe è che gli Stati Uniti e l’Inghilterra hanno tradito il solenne impegno preso nel 1945.
Cosa si può fare ora per fermare l’inutile massacro? L’art. 1 dello Statuto dell’ONU indica fra gli scopi costitutivi quello di "reprimere gli atti di aggressione". Nel caso dell’Irak è chiaro che ci sono due aggressori e un aggredito. Secondo l’art. 35 ogni membro dell’ONU può sottoporre la questione al Consiglio di Sicurezza, che può intraprendere in qualsiasi momento, secondo l’art. 51, quell’azione che esso ritenga necessaria "per ristabilire la pace". Francia, Germania, Russia, Cina e tutti gli Stati mèmbri che vogliono porre fine al massacro hanno il mezzo giuridico per farlo. Si ha paura del veto americano e inglese? Può darsi, ma il tentativo va fatto in nome dell’umanità. Senza contare che un veto anglo-americano aumenterebbe l’isolamento dei due Stati e sarebbe per loro una gravissima sconfitta politica.
Se la via del Consiglio di Sicurezza dovesse apparire troppo ardua o impraticabile, c’è l’alternativa del ricorso a una Assemblea speciale o straordinaria che in base all’art. 20 può autoconvocarsi, quando manchi la richiesta del Consiglio di Sicurezza, sulla base della maggioranza semplice degli Stati membri. I conti sono semplici: i due terzi degli Stati dell’Assemblea generale sono contrari alla guerra contro l’Irak. L’art. 11 dispone che l’Assemblea generale "può discutere ogni questione relativa al mantenimento della pace". Un pronunciamento dell’Assemblea generale avrebbe un incalcolabile valore politico e potrebbe aiutare il Consiglio di Sicurezza a riprendere in mano le briglie della situazione di cui Bush e Blair si sono impadroniti.
Queste sono le vie da seguire. E’ chiaro però che le possibilità giuridiche e politiche offerte dallo Statuto dell’ONU saranno praticabili ed efficaci solo da una rinnovata e possente opposizione alla guerra da parte di tutti i popoli del mondo.