Ciclovia: lo sfregio istituzionale di Cristina Santi
Se c’è un posto dove la politica non è noiosa, questo è Riva del Garda.
E non c’è differenza tra maggioranza e opposizione: ognuno a turno si inventa cose che danno da scrivere a noi giornalisti e animano il dibattito e le chiacchiere cittadine.
L’ultima trovata della sindaca Cristina Santi e della sua maggioranza è che, se un argomento di discussione non ti piace, semplicemente diserti il Consiglio comunale e fai mancare il numero legale. Niente discussioni, tutti al bar per l’aperitivo.
Questo è successo il 25 giugno scorso, quando il Consiglio comunale doveva discutere della questione caldissima della ciclovia del Garda. Era la seconda puntata di un dibattito, richiesto mesi fa dalle opposizioni, per andare a fondo sui tanti aspetti controversi del progetto.
La prima parte, il 26 marzo, era stata piratata dal presidente Fugatti, presente di persona al Consiglio, e dai tecnici provinciali al seguito, lì a difendere a spada tratta il progetto. Quattro ore defatiganti di spiegazioni tecniche, alla fine delle quali le opposizioni avevano consentito di spostare ad un’altra seduta l’esposizione delle ragioni del “no” con la presenza di “loro” tecnici che avrebbero certamente messo in luce le criticità del progetto.
Già a marzo, quindi, Cristina Santi aveva sentito il bisogno di farsi appoggiare da Fugatti per contrastare l’onda crescente delle contrarietà. Al secondo giro ha pensato bene di chiudere semplicemente lo spazio pubblico del consiglio comunale. Perfino con una conferenza stampa preventiva in cui ha definito “pagliacciate” le richieste dell’opposizione e annunciato l’incongruo Aventino.
Sembra tutto da ridere, ma in realtà è un comportamento istituzionalmente inaccettabile.
Tu, Cristina Santi, eletta sindaco di Riva del Garda, ti permetti di impedire l’esposizione pubblica di opinioni che non ti piacciono? Potevi andare in aula e passare tutto il tempo a giochicchiare col telefono, senza ascoltare le supposte pagliacciate. Sgradevole, ma un tuo diritto. Però è un tuo dovere costituzionale dare la possibilità a quella parte di cittadinanza che non è d’accordo con te di dire la sua.
Lo sfregio istituzionale messo in scena dalla Santi e dalla sua maggioranza è molto più di un episodio colorato della politica rivana: mette a nudo la forma mentis della destra
per cui la presa del potere è sganciata dalle responsabilità, con totale mancanza di senso delle istituzioni. Del quale, per definizione, chi vince le elezioni è custode. Non monarca assoluto.
Questo aspetto, al di là delle questioni di merito, ci pare la cosa più importante accaduta a Riva negli ultimi tempi.
Anche se in pentola stanno arrivando a maturazione questioni molto concrete, come l’approvazione quasi definitiva della cosiddetta variante 13 che andrà a ridisegnare l’intera fascia lago e della quale avevamo in mente di darvi conto più in dettaglio. Dovrete aspettare settembre. Perché pensiamo che il degrado del dibattito democratico vada oltre le discussioni sul merito di decisioni che pure segneranno il futuro della città per molti anni a venire.
Sul piano politico, poi, una mossa come quella dell’Aventino alla rovescia ci pare sia un segnale di fortissimo nervosismo della maggioranza rivana proprio nel momento in cui sta arrivando a compimento il grande progetto di ridefinizione degli assetti urbanistici cittadini, la vera “ciccia” sulla quale la Santi si è fatta eleggere.
Forse le correnti sotterranee di una città da sempre molto reattiva le stanno portando venti poco piacevoli in vista delle prossime comunali?