Direttore ed ex direttore del Festival della Montagna rispondono sulle prospettive della manifestazione. Film a soggetto sì o no? Dove finiscono tutti questi documentari? E’ vero che si vuole privatizzare il Festival?...
L'alpinismo come conquista, successo, pettegolezzo. La cultura mummificata della montagna come emerge dalle scomposte celebrazioni del CAI della conquista del K2 con corollario di massiccia spedizione.
Cina e India: oltre tre miliardi di nuovi produttori e consumatori e una nascente leadership in hi-tech. La grande speranza per tutto il Terzo Mondo, il timore che il pianeta sia ormai troppo piccolo.
I ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri. Da noi, in Occidente. Come mai? I dati, le spiegazioni, i dibattiti su un tema che ha lasciato un retrogusto amaro.
C’era chi tifava per il flop, eppure il Festival dell’Economia è stato un grande, importante, inaspettato successo. I motivi, le conseguenze, le prospettive.
Il secondo Festival dell’Economia: vinto il confronto con Milano e la Bocconi, il successo è strategico. Il significato per Trento, le prospettive, il rischio di un approccio consumistico alla cultura. In queste pagine una prima rivisitazione meditata dei temi che hanno attraversato il Festival.
All'interno dello stimolante contro-festival dell'Economia, la messa in scena, ad opera del circolo Wallenda del racconto di Herman Melville "Bartlbey lo scrivano", efficace esempio di messaggio anti-produttivista.
Il Festival dell’Economia consente quest’anno di ragionare sul rapporto tra informazione e economia, due ambiti entrambi schiavi di un dogma duro a morire
Calendario a cura di Carlo Dogheria.
Presentazioni di Lucrezia Barile, Mauro Buffa, Chiara Cescatti, Duccio Dogheria, Ivan Ferigo, Stefano Giordano, Giorgia Sossass, Michele Sternini
Il racconto dei due festival attraverso i temi cardine, l’approccio adottato per svolgerli, le proposte più interessanti per attinenza ad essi, la capacità di parlare al presente e la qualità artistica
Un festival che riscuote successo da 16 anni e forse avere posizioni più variegate e discussioni più animate potrebbe essere un bene (anche se crediamo che non fosse questo il diktat di Fugatti)