4 film da Venezia 74
“Hella & John - The Leisure Seeker”, “Our Souls at Night”, “Lievito madre – le ragazze del secolo scorso” e “Los versos del Olvido”
La famiglia e l’adultità sono due temi dominanti dell’ultima edizione della Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia. Ovviamente con sguardi, personaggi e forme del racconto molto diversi tra loro. Ma l’universo delle relazioni, i sentimenti, i pregressi, i traumi e le riconsiderazioni di sé e della propria vita escono prepotentemente da molti film.
“Hella & John - The Leisure Seeker” di Paolo Virzì, con Helen Mirren e Donald Sutherland, ad esempio, racconta di due ultrasettantenni che se ne vanno in viaggio con un vecchio camper da nord a sud della costa est statunitense. Malata di tumore lei e smemorato, forse da Alzheimer lui, piantano i figli adulti in ansia a causa loro e partono. Nel viaggio mostrano le dinamiche di una relazione tra due persone che sono sempre state insieme e si sono molto amate, facendo emergere le personalità e i fili che intrecciano il loro lungo rapporto. Nel frattempo incontrano persone, capitano piccole avventure (fenomenale quella della rapina), emergono ricordi, e danno sfogo alla loquacia (lei) e alla passione per Hemingway (lui) con qualche colpo di scena verso il finale. Qualche punta di sdolcinatezza, qualche furbizia di sceneggiatura piaciona, ma nel complesso il film funziona molto bene nell’equilibrio di sentimenti teneri, sinceri, profondi, risvolti surreali ed acuti ironici. Il finale ha poi il merito di una condivisibile riflessione sulla scelta di una morte dignitosa. Occorre dirlo? Bravissimi gli attori.
Ancora una coppia in età avanzata in “Our Souls at Night” di Ritesh Batra, con Jane Fonda e Robert Redford. In una sera come tante Addie Moore, vedova, bussa al vicino Louis Waters, vedovo anche lui, a cui propone di dormire insieme e raccontarsi. Louis accetta, prima cauto, poi curioso, poi appassionato, perché la vita accanto a Addie è ogni giorno nuova. La visita del nipotino Jamie, consegnato alla nonna da un padre in crisi, li allaccia in una relazione più profonda che volge l’affetto in sentimento. Anche qui protagonisti a confronto e l’apertura a nuove situazioni sono pretesto per riconsiderare il passato, le relazioni, gli errori, le incomprensioni del vissuto. In realtà basta la prima immagine, unitamente al primo accordo della colonna sonora, per sapere dove siamo, con chi, quando e perfino cosa succederà. Ma questo non toglie niente al piacere della visione di un classico, ma non retorico: un uomo e una donna con la loro età, solitudine, acciacchi, passato, pensieri, rimpianti, ferite e blocchi che trovano una reciproca possibilità per un po’ di serenità, pur in un mondo che “chiacchiera” chi, a una certa età, dà ancora ascolto ai sentimenti. Sceneggiatura precisa e calibrata. Attori perfetti, cui basta uno sguardo, un leggero movimento del capo per esprimere tutto un universo interiore.
“Lievito madre – le ragazze del secolo scorso” di Concita De Gregorio e Esmeralda Calabria nasce da un progetto di Repubblica.it. Nel documentario si raccontano le donne di ieri e di oggi attraverso interviste a celebrità (da Natalia Aspesi a Inge Feltrinelli, da Emma Bonino a Giovanna Marini, da Piera Degli Esposti a Cecilia Mangini) e a persone comuni. Ancora storie di persone che hanno vissuto una buona parte del secolo scorso. Niente di nuovo o straordinario, cinematograficamente tutto molto piano, ma interessante per le voci alternate a immagini di famiglia che rendono uno spaccato di storia al femminile.
In “Los versos del Olvido” di Alireza Khatami (regista iraniano che ha realizzato il film in Messico), il vecchio custode di un obitorio ha una memoria impeccabile ma non ricorda i nomi. Trascorre le sue giornate mostrando i cadaveri ai parenti dei defunti e accudendo le sue amate piante. Quando la protesta in una vicina città si fa più sanguinosa, la milizia accede segretamente all’obitorio per nascondere le vittime civili. L’anziano uomo scopre così il corpo di una giovane donna sconosciuta, sente di doverle assicurare una degna sepoltura e si impegna per portare a termine il compito che si è prefisso. Onorare i morti e non sottostare all’occultamento di un cadavere così come vorrebbe chi rappresenta il potere, sono anche metafore interessanti, così come riuscita è l’ambientazione cruda e vagamente magica (le balene volanti) allo stesso tempo di un film che purtroppo, però, ha ritmi e sequenze piuttosto faticose e francamente non sempre facili da seguire.