Festival di regia teatrale Fantasio
Fantasio: ci si crede?
Agli occhi di un profano i motivi per recarsi alla finale del Festival di Regia Teatrale ‘Fantasio’ un anno dopo l’altro rimangono sostanzialmente invariati. La formula è sempre la stessa - dieci compagnie, selezionate tra centinaia in qualificazioni italiane ed estere, che si confrontano mettendo in scena, per il massimo di 18 minuti, lo stesso pezzo teatrale (quest’anno il “Sogno di una notte di mezz’estate” di Shakespeare) - e nel giro di un paio d’ore la stessa scena viene ripetuta per diverse volte. Il che potrebbe far pensare a un evento da addetti ai lavori, un esercizio di stile poco godibile, da guardare in punta di sbadiglio. È vero l’esatto contrario: ingabbiare i registi in tempi e scena li costringe a sbizzarrirsi, a osare interpretazioni audaci e soluzioni originali. Da spettatori, pregio di questo festival è la capacità di innovare, di far sgranare gli occhi, di passare dal dramma alla farsa, al dramma; uno stupore che porta a gustare anche le rappresentazioni che non svettano per qualità complessiva, ma hanno alla base un’idea o una trovata scenica notevoli. Infatti il livello delle compagnie è piuttosto variabile, e quasi sempre sono gli stranieri, più preparati, a emergere. Infine, quel certo clima familiare che si respira; il che ha un piccolo risvolto negativo (la conduzione delle serate lasciata forse un po’ al caso, che tende ad avere cali di ritmo e conseguenti cali di attenzione), ma va a braccetto con la capacità di competere senza sgomitare, testimoniata dal lunghissimo applauso di tutte le compagnie al termine della performance di quello che poi sarebbe stato il vincitore. E di questi tempi, scusate se è poco.
Quindi molti pregi in questo bel festival. Ma anche delle gracilità.
È cresciuto molto in 13 edizioni, ma più in quantità che in qualità, soprattutto tra le compagnie italiane, delle quali infatti quelle che escono dalle più prestigiose scuole di teatro il ‘Fantasio’ lo snobbano, perché il premio finale, 2000 euro, non è ritenuto sufficiente. E in fondo la manifestazione è snobbata anche a livello trentino: modesta copertura mediatica, recensioni che sono un copia/incolla dei comunicati, pubblico soddisfatto, ma che non riesce a riempire il non amplissimo Teatro San Marco.
E allora? E allora il festival rischia. O meglio, il Trentino rischia. Di perderlo. Infatti all’organizzatore Mirko Corradini sono venute proposte sia da Genova che da Lipsia di trasferire da loro l’evento assicurando finanziamenti adeguati. Costa poco infatti il ‘Fantasio’, 52.000 euro, pur organizzando selezioni tra oltre 200 compagnie in sei paesi d’Europa. E riceve solo 6.500 euro dalla Pat (che, tanto per dare un paragone, i festival maggiori li sovvenziona con oltre 300.000).
Il Trentino quindi deve decidere. A una proposta come questa, che a noi sembra particolarmente felice e che finora è vissuta sull’entusiasmo dei promotori, ci crede? Se sì, deve investirci (un po’) di più.