Leggere l’economia
Cinque libri del festival
Fatti più in là. Donne al vertice delle aziende: le quote rosa nei CDA
Monica D’Ascenzo. Il Sole 24 Ore, 2011, pp. 160, euro 18.
La giornalista di finanza del Sole 24 Ore Monica D’Ascenzo continua la sua indagine sul mondo economico italiano, creando una panoramica puntuale sull’argomento: dall’analisi delle aziende e dei Paesi che hanno puntato sulle quote rosa, al dibattito sulla proposta di legge Golfo-Mosca del 2010, che permetterebbe di interrompere il meccanismo di cooptazione nella scelta dei membri che penalizza da sempre le donne. Un saggio che non vuole rivendicare il diritto delle donne lavoratrici, ma che ci dimostra quanto sia necessario modificare la nostra visione sessista del mondo finanziario e dei suoi protagonisti: puntare sull’intraprendenza delle donne, difatti, potrebbe essere una delle carte vincenti per uscire davvero dalla crisi economica.
Da0 a500. Storie vissute, idee e consigli da uno dei manager più dinamici della nuova generazione
Luca De Meo. Marsilio, 2010, pp. 153, euro 13.
È possibile spiegare in modo competente e divertente il marketing ed i segreti che fanno grandi un’azienda? Luca De Meo in “Da 0 a 500” ci dimostra concretamente come alla base dei grandi successi di mercato ci sia prima di tutto la creatività ed il valore del rapporto umano. E anche se di questi tempi - dove l’uomo è considerato un numero più che un’identità irripetibile - tutto ciò sembra quasi un’utopia, forse è meglio crederci. A dirlo è il direttore marketing della Volkswagen, ex manager Fiat, che ha contribuito a rilanciare il marchio dando vita alla Ypsilon e alla nuova 500, due delle vetture più indovinate della casa torinese. Il suo segreto è racchiuso nella passione per il suo lavoro, che De Meo riesce a raccontare in modo intimo e vivace, intercalando dati e dettagli strettamente economici con lievi aneddoti e piccoli consigli.
I soldi in testa. Psicoeconomia della vita quotidiana
Paolo Legrenzi. Laterza, 2011, pp.147, euro 15
Molti di noi nel momento in cui si trovano davanti a conti, cifre, pagamenti, non si sentono a proprio agio. La sensazione che l’imbroglio sia dietro l’angolo e che non si abbiano le capacità adatte per capire come mettere in salvo i propri soldi è sempre in agguato. Legrenzi ci corre in aiuto con la “psicoeconomia”, disciplina che ha come obiettivo quello di ribaltare il nostro rapporto di diffidenza con il denaro, per diventare consumatori e risparmiatori più consapevoli, senza più la necessità dell’aiuto dei mediatori. Un piccolo manuale di educazione finanziaria che mette insieme economia e psicologia: un approccio nuovo, che indaga le motivazioni psicologiche dietro ai costi sommersi della nostra vita. Solo diventando consapevoli delle proprie scelte e riuscendo a capire come funziona la nostra mente, ci sarà più facile rapportarci correttamente con il denaro, ed abbattere l’imbarazzo davanti ad assegni e scontrini.
Beauty pays: why attractive people are more successful
Daniel S. Hamermesh. Princeton University Press, 2011, pp. 264, euro 16,95.
Professore e ricercatore di importanza mondiale, Hamermesh, sulla base di 25.000 interviste di persone da Stati Uniti, Canada, Germania e Gran Bretagna, conferma con dati oggettivi la diceria secondo cui la bellezza faciliterebbe la carriera lavorativa. Pagare di più una persona bella è davvero discriminante? E in che modo è corretto sostenere il brutto? Partendo dalla definizione di bellezza e sui metodi che ci permettono di capire cosa rende belli, l’economista inizia ad interrogarsi su quanto realmente sia importante l’aspetto e quali vantaggi possa apportare in specifici lavori, partendo proprio dallo stipendio, che per i lavoratori più attraenti è in genere maggiore rispetto ai colleghi magari più intelligenti ma meno belli. Un meccanismo che si innesca soprattutto con le donne, che sentendosi belle sono più felici e più produttive sul posto di lavoro, creando competitività ed alzando il livello qualitativo. Dalle ricerche di Hamermesh emerge una triste verità: un bel corpo a volte può essere più utile di una valida mente. Da leggere con qualche amarezza...
Italia reloaded. Ripartire con la cultura
Christian Caliandro, Pierluigi Sacco. Il Mulino, 2011, pp. 146, euro 13,50.
Un testo che sembra dividersi in due parti, in cui gli autori esordiscono con una carrellata delle nostrane glorie culturali, seguendo storicamente i cliché che più ci fanno sentire italiani ed analizzando in che modo queste forme artistiche veicolino l’identità nazionale. Solo successivamente si propongono spunti di riflessione interessanti, analizzando la produzione e la fruizione culturale nella prospettiva di una dimensione pro-attiva, da contrapporre al tradizionale consumo passivo di cultura in Italia. Insomma, vengono date tutte le istruzioni per giocare l’asso “Italia, Paese dell’arte” che nascondiamo ancora nella manica e che non sappiamo valorizzare, facendolo diventare il mezzo con cui far ripartire l’economia. Unico ostacolo sembra essere la cultura stessa che, come un’arma a doppio taglio, non permette al Paese di aprirsi al futuro e all’innovazione: la zavorra delle antiche glorie e l’importanza della loro conservazione - e a volte venerazione - rende l’Italia il paese delle belle arti, con lo sguardo fisso nel passato e che non sa trovare la via per partire verso un futuro migliore.