“Festival di Venezia 2019”, II parte
Vedremo in ottobre
Altri film presentati in concorso alla 76a edizione della Mostra del cinema di Venezia usciranno nel mese di ottobre. Si va con l’entusiasmo di chi si è appassionato al precedente “Un affare di famiglia” a vedere “La verità” il nuovo film del regista giapponese Kore’eda Hirokazu. Ma in un primo momento le aspettative vengono piuttosto deluse. Un regista piegato alla commedia borghese, tanto cara ai cugini d’oltralpe, che così perde la sua specificità? Forse, o forse non si è ragionato abbastanza sul film, a partire dal titolo. In effetti il tema è quello di sempre della cinematografia del regista: la famiglia. Quella che si sceglie e quella che si ha, come appare e come si rappresenta. Con le verità che sono sempre tante e diverse tra loro. In questo nuovo lavoro il perno è come differentemente ricordano il loro rapporto Fabienne (Catherine Deneuve), e sua figlia Lumir (Juliette Binoche). La prima è una grande attrice volontariamente smemorata che ha appena pubblicato un’autobiografia, la seconda è sceneggiatrice e vive volontariamente lontana, a New York, col marito, attore mediocre, e la figlia. Attorno a loro l’entourage parentale in cui, più o meno, tutti mentono e si rappresentano diversamente da ciò che sono. Ma non per falsità, magari per abbellirsi un po’, per non allarmare, per dimenticare, per evitare i conflitti. Un film raffinato, acuto e profondo, volutamente non tagliente, ironico e affettuoso, che fa riflettere sulle relazioni e il loro trasformarsi, anche all’interno delle nostre percezioni. Qualità che non sono bastate a conquistare un qualche premio del Festival.
Leone d’Oro invece per “Joker”, di Todd Phillips, che presenta lo storico antagonista di Batman prima dell’incontro col Cavaliere Oscuro. Nonostante l’origine ed il contesto decisamente fumettistico (una Gotham City decadente e claustrofobica), il film non accenna minimamente alle solite noiose spettacolarizzazioni da super produzione per supereroi. Tutt’altro, questo è un film adulto e drammatico sulla follia. La tragica storia di un uomo che sbrocca dopo aver tentato a suo modo di trovare una chance di sopravvivenza. E così scatta l’antica domanda: sono io o stanno tutti impazzendo là fuori? È la follia personale di Joker che non gli permette di affrontare le difficoltà del vivere, o è il mondo impazzito che esaspera chi prova a suo modo a restare sano?
A questo dramma teso, cupo, disturbante e improvvisamente violento, dà perfettamente corpo Joaquin Phoenix, in campo in tutte le sequenze con una bravura assoluta, al punto che si può dire che il film è lui (avrebbe meritato la Coppa Volpi, più che il Leone al film). E questo nonostante il coprotagonismo di un Robert De Niro straordinario.
Nemmeno “Panama Papers” di Steven Soderbergh ha ricevuto un premio, e giustamente. Nonostante sia stato apprezzato dalla stampa, nonostante il regista sia tra i più interessanti degli ultimi decenni, nonostante il cast di rilievo, nonostante la tematica importante, nonostante il film non sia per niente sgradevole, a mio avviso è un pessimo film. Si tratta di un giudizio politico più che cinematografico. Personalmente non sopporto più tutta la Hollywood che affronta le tematiche gravissime della nostra contemporaneità (come i sistemi finanziari speculativi, che arricchiscono i ricchi e immiseriscono tutti gli altri, oltre a fargli subire profonde ingiustizie) in forma di fiction sagace. Si prende un bell’articolo di giornale che ha fatto scoppiare un caso e, tutti costernati, si fa un bel film di denuncia, paladino contro le ingiustizie ed anticorpo per la democrazia Usa.
Un po’ di polverone, quattro risate, un Oscar, poi tutto passa e tutto rimane come prima. Ma in realtà non si è fatto altro che assolvere il neoliberismo criminale contemporaneo, che per il resto non cambia di una virgola. Anzi, peggiora. Basta una nuova legge sul finanziamento dei candidati presidenziali, come chiede Meryl Streep nel finale, per cambiare qualcosa? Potrebbe essere un primo passo ma, ammesso di crederci, chi la propone? Sharon Stone?
Altri film del concorso, come soprattutto “J’accuse” di Polanski, ma anche “Marriage Story” di Noah Baumbach e “Ema” di Pablo Larraìn, meritano un discorso. Tra quelli fuori concorso molto bello “Mosul” di Matthew Michael Carnahan, “Adults in the room” di Costa-Gavras e “The King” di David Michod. Ma ne parleremo in occasione della loro uscita nelle sale.