Filmfestival della montagna
Prime impressioni
Mentre scriviamo é impossibile portare una opinione definita sul Festival, iniziato da soli 4 giorni; e tuttavia emergono già alcuni temi. Primo su tutti, un approccio diverso da quello degli ultimi anni. I film dedicati alle imprese estreme, alla sfida contro la natura, all’alpinismo sportivo aiutato magari dagli elicotteri ed accompagnato da enormi valanghe, sono praticamente scomparsi. Al loro posto, documentari che procedono in maniera più silenziosa, quasi timorosa. Si distinguono, tra questi, i film in concorso dedicati al tema della montagna che cambia e alla non-sostenibilità degli attuali modelli di turismo alpino: “Schnee”, “Peak”, “Bachelor Mountain”. Questi film si inseriscono in un programma molto ampio, in cui oltre ai film - oltre 100 - sono presenti i consueti appuntamenti serali, ma anche una serie di eventi collaterali: trekking notturni, esplorazioni della città, degustazioni. Insomma, il Festival sta diventando una manifestazione sempre più pervasiva, e questo é evidente anche per le installazioni presenti in piazza Fiera e piazza Duomo. Tale dimensione non può che giovare alla città. In parallelo, tuttavia, va fatto un discorso diverso per quanto riguarda l’internazionalizzazione, una via che il Festival decise di percorrere con decisione, ma che presenta evidenti limiti. Chi non parla l’italiano é tagliato fuori da buona parte degli eventi in programma e non riesce a godersi appieno tutti quei film che non sono in lingua inglese e non contengono i sottotitoli. Certo, l’organizzazione si sta impegnando in questa direzione - gli opuscoli sono tradotti in inglese, e alcuni film sottotitolati - ma il Festival non é una manifestazione autenticamente internazionale nella sua dimensione. A margine, una nota dolente: la scelta, probabilmente obbligata, del Cinema Modena per la proiezione di gran parte dei film: l’audio spesso disturbato e la resa video scadente penalizzano l’intensità visiva di molti film.