La mostra-evento del 2007 al Castello di Trento, su costumanze ed arti delle popolazioni nomadi delle steppe asiatiche, a torto ritenute primitive. Esauriente e suggestiva.
Di Neil Jordan un film sulla vita di un ragazzo dall'incerta identità sessuale. Un tema delicato, trattato in manier frou-frou, un film troppo caruccio, che non riesce ad essere nè appassionante, nè credibile.
Due mostre sul simbolismo: di Maurice Denis al Mart (prima mostra italiana) e degli artisti del Grande Tirolo (peraltro forse più influenzati dalla secessione viennese) a Palazzo delle Albere.
“La zona” di Roderigo Plà, “The Darjeeling Limited” di Wes Anderson, “La Graine et le mulet” di Abdellatif Kechiche, "I’m not there" di Todd Haynes, "Nightwatching" di Peter Greenaway, "Die Stille vor Bach" di Pere Portabella, "Disengagment" di Amos Gitai, "12" di Nikita Mikhalkov.
Oriente-Occidente 2007: un'edizione poco "danzata", caratterizzata soprattutto dalle presenze africane, sempre più consapevoli della propria vitalità culturale.
Al Museo di Riva del Garda, personale di opere pittoriche, installazioni, mobili, all'insegna della contaminazione tra gli antichi archetipi e il contemporaneo.
Un giallo, dell'esordiente Andrea Molaioli, pienamente convincente: lineare, con personaggi ottimamente caratterizzati, ambientato un un'asettica provincia friulana, un mondo senza tempo, capace di pietà.
Alla galleria Transarte di Rovereto notevole esposizione: l'arte russa dai grandi protagonisti dell'avanguardia di inizio secolo, agli artisti contemporanei, in grado di coniugare memoria e modernità.
Prima edizione del festival del film fatto in casa: riuscito, partecipato, ha saputo presentare, oltre a filmini brutti, opere decisamente convincenti.
Di Christian Mungiu, ambientato nella cupa Romania di Cesauescu, un film raro, avvincente al punto di far soffrire per due ore, costruito con uno stile perfettamente aderente alla vicenda narrata, semplice, triste e catartica.
Brachetti è attore e mago dilettante, bravo trasformista e straordinario teatrante di strada. E il suo spettacolo è molto leggero, se ne esce con il sorriso sulle labbra.
Una mostra al Mart (da uno studio sulle 1400 opere del fondo Sandretti presso il museo) sull'arte giocoforza clandestina nella Russia sovietica dal 1950 in poi.
Grande spettacolo del Ballet Flamenco di Cristina Hoyos: accompagnando testi di Garcia Lorca, una danza che ripercorre, sul registro lirico come (più spesso) su quello drammatico, la vita dei gitani in terra di Spagna.
Di Carlo Mazzacurati un bel film, intenso e delicato, ambientato nella provincia italiana del profondo Nord. Che è poi la vera protagonista della storia.
Al Mart una mostra sul debordante e anticipatore lavoro di Fortunato Depero pubblicitario; e una sull'arte italiana del '900 nella collezione Luigi Ferro.
Attraverso le opere di dieci artisti di vari paesi, una mostra su una particolare (e difficile) tecnica di incisione, che combina realismo e visionarietà.
Un vivace film d'animazione (più che mai, per grandi e piccini) sull'... eno-gastronomia. Ma non solo: sul dialogo tra diversi, sul ruolo della critica, sulla civile importanza del gusto.
Lucio Dalla all'Auditorium di Trento: ha forse accontentato chi lo conosce poco; invece chi conosce e ama le sue liriche di un tempo, non può non rimanere stupito dalla mediocrità della sua produzione attuale.
Del franco-tunisino Abdellatif Kechiche, è un film sull'integrazione, sulla famiglia, sul lavoro. Una storia perfettamente raccontata attraverso un uso sapiente dei dialoghi quotidiani, magistralmente interpretati da attori non professionisti.
Abbandonate le atmosfere cupe e i significati tragici e profondi del suo recente teatro-danza, la compagnia Abbondanza-Bertoni ritorna alla danza ilare, sfiziosa, tutta giocata sull'astratto movimento dei corpi e un serrato dialogo con la musica.
Dall'omonimo grande romanzo di Richard Matheson, un piccolo film alla moda, velocissimo, con una grande ambientazione in una New York spettrale, e poco altro.
Veramente un peccato perdere il convincente "Andrea Chénier" messo in scena al Teatro Sociale di Trento (regista Paul-Emile Fourny del Teatro dell'Opera di Nizza). Eppure in sala le poltrone vuote non mancavano...
Di Sean Penn un film sull'abbandono della civiltà per il ritorno alla (supposta) purezza della natura incontaminata. Ma Penn, pur ottimo attore e onesto regista, non riesce a non far rimpiangere il Werner Herzog di “Grizzly Man" che con ben altra maturità e spessore aveva trattato lo stesso tema.
Alla galleria "Transarte" di Rovereto un'interessante esposizione (artistica, non folkloristica) di sculture e fotografie dei più importanti artisti africani contemporanei.
Presentata con magistrale minimalismo narrativo la storia di un uomo che dedica la sua vita alla ricerca del petrolio. Con tutte le cattiverie del primo capitalismo (e delle Chiese fondamentaliste americane).
Nelle intenzioni una contaminazione tra la leggerezza mozartiana e quella dell'elemento acquatico; nei fatti questo del Balletto dell'Esperia risulta uno spettacolo accademico, dalle ondivaghe scelte di fondo.
Pellicola forte e coinvolgente dei fratelli Coen, superbamente interpretata: sulla violenza (siamo nel West), l'etica che si dissolve, i vecchi ultimo tragico baluardo di antichi valori.
Un film di Julian Schnabel sull'handycap estremo, girato con scelta coraggiosa quasi tutto in soggettiva: con grandissima sensibilità. Un film pietoso e drammatico, eppure leggero, pieno di vita ed ironia.
Leo Gullotta, dismessi i tristi panni del televisivo Teatro del Bagaglino, si dimostra, nel lavoro pirandelliano, attore colto e di talento. Buono questo lavoro del Teatro Eliseo: tutti bravi e simpatici. Forse troppo?
Il film di Virzì sul grottesco universo dei call center: una vera commedia all'italiana, con il comico in bilico con il tragico, a raccontare il nostro tempo.
Un film toccante, istruttivo, su una banda musicale egiziana che si perde in terra di Israele e ripara presso i coloni di un kibbutz. In scena non i problemi politici, ma i rapporti, le relazioni, i fallimenti di due gruppi di persone spaesate, nella storia e nel deserto.
Forse non adatto (il teatro e l'opera) alle scuole, il lavoro di Fabio Conti da Dostoevskij risulta comunque pregevole, per musica, libretto, scenografia, interpretazioni.
Da discutere se si tratta di teatro da stagione di prosa, per il resto "Infinita", spettacolo clownesco sull'infanzia e l'estrema vecchiaia, diverte, appassiona, commuove.
Di Jason Reitman un film su un'adolescente incinta e la difficile scelta sul che fare: una storia (fin troppo) ben tratteggiata, un film delicato, sincero, che combina humour e profondità.
Altra buona edizione, la 56ª, firmata da Nichetti: programma vasto, pubblico soddisfatto e in crescita, ottimi eventi speciali. Di seguito, presentiamo alcune delle pellicole più significative.
Pubblico non numerosissimo ma coinvolto e appassionato, in un festival che è riuscito a indagare con competenza e qualche spettacolarità sulle frontiere tecnologiche dell'esperienza artistica.
Personale di Santorossi, nella tradizionale mostra estiva di sculture e istallazioni di grandi dimensioni ambientate a Castel Pergine. Sull'ipertrofia dell'ego; ma con risultati superficiali.
Nella piazza del Mart 300 alunni nella performance finale del corso di danza educativa: un piccolo ma emozionante evento, sulla soggettività del proprio tempo e sulla sua riconquista.
All'interno dello stimolante contro-festival dell'Economia, la messa in scena, ad opera del circolo Wallenda del racconto di Herman Melville "Bartlbey lo scrivano", efficace esempio di messaggio anti-produttivista.
Il film impressionista di Matteo Garrone, un quadro naturalistico sull'ordinario degrado del male. E quello barocco di Paolo Sorrentino, in virtuosistico equilibrio tra invettiva e commedia, sulle torbide dinamiche del potere italiano.
Ispirata a una spinta contemporaneità nel tratteggiare i problemi adolescenziali, la miniserie di Canale 5 sul timido professore di campagna alle prese con una classe di figli di papà risulta decisamente interessante. Peccato si perda pensando di risolvere i problemi di una scuola (esageratamente?) degradata, con il buonismo.
Concerto di Roberto Vecchioni a Levico Terme: un'esperienza unica, personale. Che ripropone la ben nota domanda: può la poesia salvare il mondo? (Certo che no, risponderebbe il Professore...)
Del regista indo-hollywoodiano Night Shyalaman, un ottimo spunto iniziale (sulla natura che si ribella all'uomo e lo spinge al suicidio), ma una sceneggiatura e una storia che non procedono oltre. Peccato.
"Manifesta 7", l'itinerante biennale d'arte contemporanea svoltasi in Trentino Alto Adige, è risultato un evento troppo di nicchia per il pubblico, troppo vacuo per la critica.
“4.48” allo Spazio Off di Trento: per venti spettatori una riuscita via di mezzo tra performance e teatro, un esempio di spettacolo di nicchia che dovrebbe poter confrontarsi con le produzioni extra-regionali.