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QT n. 5, maggio 2010 Monitor

Il polo dell’entusiasmo intervista a Sergio Filosi

Sergio Filosi, la collaboratrice Katia Knycz e alcuni studenti alla mostra sull’arte calligrafica giapponese, organizzata dall’istituto d’arte “A. Vittoria” e dal liceo musicale “Bonporti” di Trento in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici della PAT;

Il 17 aprile scorso all’Auditorium Santa Chiara ha avuto luogo lo spettacolo-saggio “Poiesis 3”, a cura dell’Istituto delle Arti “Vittoria” e del Liceo Musicale “Bonporti”, ideato e promosso dal dirigente scolastico Sergio Filosi e coordinato nella regia da Roberto Marafante, con la collaborazione dei docenti coreografi Holzhauser, Bellotto, Zampiero e Zago. Lo spettacolo, di ampio respiro musicale (da Scarlatti a Cocciante, passando per Händel, Rossini, Shostakovich, Lane, Gershwin ed Ellington), ha mostrato alcuni momenti di eccellenza e una qualità media tale da renderlo piacevole, pur considerando l’età degli artisti. QT ha teso un agguato al dirigente Sergio Filosi, con le valigie in mano e diretto in Giappone, per rivolgergli alcune domande.

Dott. Filosi, da quando sono arrivato a Trento, mi capita di sentir parlare del “Vittoria” in termini non del tutto elogiativi, come se fosse un refugium peccatorum. Si tratta dell’inveterata diffidenza della buona borghesia contro la schiatta degli artisti?

“Questa diffidenza è diventata nel tempo una insensata leggenda metropolitana, fondata su una vetusta e impropria concezione dell’arte. Chi ci conosce sa che la nostra mission non è fatta di mid-cult, ovvero una cultura delle mezze calzette; al contrario rappresenta un particolare modello formativo di riferimento”.

Da quanto tempo esiste l’Istituto Coreutico-Musicale? Qual è stata la ratio dell’unificazione, chi l’ha voluta e perché?

“Pochi mesi fa un giornale del capoluogo ha scritto che il Liceo Musicale è stato voluto dal ministro Gelmini. Noi con la dovuta pazienza rettifichiamo che il Liceo “Bonporti” di Trento è nato nel 1987 ed è stato un vero laboratorio di ricerca e sperimentazione a livello nazionale. Il Liceo Coreutico, peraltro, è sorto nel 2006 e rappresenta un punto di riferimento importante all’interno della riforma nazionale della scuola. Per quanto attiene al ‘polo delle arti’, è il caso di ricordare che è una mia idea e che rientra in un sistema di politica scolastica che non trova riscontro in alcun paese europeo: non si tratta di ampliare l’offerta formativa, ma di istituire un modello innovativo, in cui arte, musica e danza si fondono in nuove forme del fare artistico. Un percorso di cui si ignora a tutt’oggi la soglia rivoluzionaria in termini di esplorazione e ricerca di nuove dimensioni comunicative”.

Quanti studenti?

“All’Istituto “Vittoria” (ora Liceo Artistico “Vittoria”) gli alunni sono 469 con un incremento di iscrizioni del 20% e una percentuale di alunne pari al 68%. Al Liceo Musicale-Coreutico gli studenti sono 169 con l’aumento del 100% al Musicale, mentre si assiste ad un assestamento al Coreutico. Al Liceo Musicale i maschi sono il 57% e al Liceo Coreutico il 4%”.

Al concerto lei ha parlato di “disattenzione dei media” sui successi dell’Istituto...

“È vero, c’è un’inconcepibile disattenzione. Basti pensare che il nostro spettacolo ‘Gerusalemme: omaggio a Mario Luzi’ del 2005 (con la partecipazione straordinaria di Anna Proclemer), è stato attribuito al Conservatorio di Trento. Oppure, nel 2009, in occasione della “Giornata Europea dell’Arte e della Cultura” a Linz in Austria, il “Vittoria” ha ottenuto il ‘diploma’ di scuola di eccellenza, ma i media non ne hanno parlato. Ancora: nel 2007 questo Istituto ha rappresentato l’Italia a Ceske Budojevic, in Boemia, dove abbiamo realizzato un progetto denominato “Comunanze tra Trento e Boemia nel segno di San Venceslao”, un lavoro che definiva le testimonianze culturali e artistiche dei due Paesi avvalendosi di un vasto repertorio iconografico ricco di influenze e rimandi: dal simbolo della città di Trento alla Torre Campanaria del Duomo, al famoso ‘Ciclo dei Mesi’ di Torre dell’Aquila, eseguito dal Maestro boemo Venceslao e così via: nessuna notizia sui media! Semplice pigrizia o indifferenza?”.

Che progetti ha l’Istituto per il futuro? È vero che fino ad oggi si è tentato, invano, di attivare il percorso dedicato alla recitazione teatrale? Chi si oppone, e perché?

“Un polo delle arti non si può definire compiuto senza il Teatro. Purtroppo sono quasi cinque anni che il nostro progetto sulla recitazione attende di essere autorizzato. Le ragioni sono sconosciute, sta di fatto che l’Amministrazione temporeggia. Eppure non esiste né in Trentino né nel resto di Italia una scuola pubblica che permetta di affrontare in maniera completa e strutturata le discipline teatrali”.

Perché le famiglie trentine dovrebbero ignorare la maligna vox populi e affidare la loro prole alle cure dell’Istituto Coreutico-Musicale? Con quali aspettative professionali, dando per scontate quelle di carattere educativo?

Questa scuola promuove la totalità dell’esperienza umana caratterizzata dall’attività creativa. L’arte è ricerca appassionante che sperimenta sempre radicali trasformazioni ed è terapeutica in profondità. Per quanto riguarda le aspettative professionali, gli studenti possono proseguire e perfezionare la formazione della danza in ambiti preposti con l’Alta Formazione presso le Accademie di danza nazionali e internazionali, per conseguire la figura professionale di danzatore, coreografo, insegnante di danza. Oppure diventare operatori nell’ambito giornalistico per l’approfondimento storico-sociale della danza, continuando il percorso di studio presso il DAMS. Possono inoltre perfezionarsi in ambiti legati alla fisicità e all’uso del corpo, come fisiodanza, danzaterapia, pilates, danza ability”.

È in partenza per il Giappone: cosa la spinge laggiù?

“Ho stabilito una proficua collaborazione con la più grande scuola-università dell’arte del Giappone, denominata Task, a partire da una importante mostra di oggetti di design e di alto artigianato artistico trentino, realizzata sotto la mia direzione nel luglio 2004 presso la Gallery of Kyoto Traditional Art & Craft. Questa iniziativa ha ingenerato uno straordinario strumento per promuovere la crescita di un’identità transnazionale più matura, attraverso l’occasione della mobilità e della partecipazione attiva, fondata sullo sviluppo di attitudini e competenze. Tutto ciò a favore degli alunni eccellenti di questo Istituto”.

Malgrado il suo attivismo, sento dire che sta per andare in pensione: game over per l’Istituto? Arriverà un Terminator?

“L’attivismo è connaturato alla mia personalità, addirittura nella forma di un compito etico. Mi sento soprattutto un educatore, consapevole del valore della modernità, di reinventare nuovi modi di espressione e di coinvolgimento, che le istituzioni ufficiali della scuola mortificano. Basterebbe esaminare quali effettive pratiche di vita coinvolgono i giovani e fronteggiare i loro bisogni psicologici per comprendere la necessità di una nuova, impellente dottrina pedagogica. Di ciò il collega che mi sostituirà dovrà farsi carico”.

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