Il festival “CinemaZero”
Prima edizione del festival del film fatto in casa: riuscito, partecipato, ha saputo presentare, oltre a filmini brutti, opere decisamente convincenti.
Il Festival "CinemaZero", organizzato dall’associazione "Il funambolo" e svoltosi dal 3 al 6 ottobre al teatro San Marco e alle ex-officine Bresciani, è nato per elevare un’utopistica ode al cinema fatto in casa, artigianalmente, da un singolo creatore o da un piccolo gruppo di complici, e realizzato appunto a costo zero. Il nume tutelare dell’iniziativa è il tedesco Werner Herzog, grande anarchico del cinema, personalità creatrice capace di andare contro il sistema produttivo e contro gli stessi limiti del fattibile cinematografico.
Le quattro giornate della prima edizione del festival hanno dimostrato che ci sono molte persone che, più o meno pioneristicamente, vogliono giocare con la settima arte, per divertimento, curiosità, sperimentazione.
La parte centrale dell’evento era dedicata ad un concorso di cortometraggi a tema libero. Unica condizione per la partecipazione, il fatto che fossero realizzati a costo zero o quasi. Nelle due giornate di proiezione, si sono visti prodotti francamente brutti, ma anche opere dotate della forza che deriva dalla passione e dalla convinzione personale.
Le opere premiate, dalla giuria e dal pubblico, sono due piccoli prodotti molto diversi e piuttosto interessanti. Il premio della giuria è stato vinto da "H", film d’animazione di 7 minuti di Marco Lucisano. Il cortometraggio è stato realizzato con il solo ausilio di una fotocamera, incollando l’una all’altra delle fotografie digitali che infondono così l’idea di movimento al personaggio (un pupazzo molto ben disegnato) e alla scena. La storia vede come protagonista un disabile rinchiuso in una stanza/cella, costretto a concentrare la sua giornata sul soddisfacimento dei bisogni primari.
Il premio del pubblico (e una menzione speciale della giuria) è andato ad "Amelia" di Chiara Idrusa Scrimieri. Si tratta stavolta di un documentario, dedicato dalla regista a sua nonna, un personaggio affascinante, davvero meritevole di questo ritratto. Idrusa Scrimieri riprende la nonna nei piccoli momenti quotidiani. E le dà la parola, perché Amelia riempie quaderni su quaderni con una scrittura che conferisce una forma poetica al mondo e legge una serie di piccoli pensieri sull’esistenza, alcuni dei quali sono illuminazioni straordinarie. Ad esempio quando invoca l’estinzione dell’umanità, in modo che "la luna faccia innamorare soltanto i fantasmi e le pietre".
Il festival si era aperto, mercoledì 3 ottobre, con la proiezione di una delle più belle opere realizzate in Italia negli ultimi anni: il documentario "Un’ora sola ti vorrei" di Alina Marazzi. Il documentario è fedele allo spirito del festival, visto che Marazzi va a recuperare i filmini di famiglia dall’armadio del nonno. Il caso vuole che il nonno si chiamasse Hoepli, il proprietario della casa editrice, il quale possedeva una cinepresa sin dagli anni Venti del secolo scorso. Questo caso raro incontra una storia personale drammatica, sofferentissima, quella di sua figlia Liseli, una ragazza bellissima, troppo intelligente e sensibile: non sarà mai capace di essere madre e finirà per condannarsi, per questa colpa, al suicidio. Alina Marazzi, figlia di Liseli, ha avuto il coraggio di guardare questo materiale, di montarlo, di metterlo in fila in una bellissima forma narrativa, di dar voce alle parole scritte di sua madre. Ha scelto di condividere, di rendere pubblica, quella che è una terribile e toccante vicenda privata. Si esce dalla visione, tutti, più tristi, ma più legati alla vita e alla passione di raccontarla.
"CinemaZero" è quindi un festival riuscito: partecipato, nato dal basso, messo in piedi da un gruppo con un’evidente passione per il cinema. Il Funambolo ha inoltre saputo coinvolgere intorno al proprio progetto, senza gelosia, anche il lavoro di altre associazioni che nel territorio trentino si occupano di cinema. Altro merito non da poco.