Arte e sport
A Palazzo Trentini ampia esposizione di opere a soggetto sportivo del Novecento italiano, raggruppate per disciplina sportiva.
Il pretesto, inutile negarlo, è quello delle Olimpiadi che si apriranno tra poco tempo in Cina, evento mediatico che finora ha fatto parlare di sé più per la truce repressione della popolazione tibetana e degli oppositori in genere, che per meriti sportivi. Arte e sport, dunque, è il tema scelto per la mostra da poco inaugurata a Palazzo Trentini (fino al 28 giugno), una delle più interessanti allestite negli ultimi anni in questo spazio espositivo.
Il percorso offre un inedito sguardo iconografico attraverso l’arte del Novecento italiano con alcune aperture anche alla contemporaneità, sebbene la parte più ricca del percorso sia quella incentrata nel periodo tra le due guerre mondiali. E’ in questi anni, infatti, che lo sport da fenomeno sostanzialmente élitario diventa una pratica (e uno spettacolo) ad uso e consumo delle masse. In Italia, per giunta, il regime fascista utilizzò lo sport e la forma fisica come strumento di consenso sociale, nonché di addestramento pre-militare.
Il percorso, che presenta opere per lo più provenienti da collezioni pubbliche, è suddiviso per tematiche sportive, tanto che è stato scelto di frammentare in più sale la copiosa serie di silografie del futurista Renato di Bosso, incentrata appunto su varie discipline. La prima sala è dedicata –dopotutto siamo in Trentino!- agli sport invernali, ove oltre a un paio di modesti lavori di Depero spiccano un olio di Cosimo Privato degli anni Trenta e, per quanto riguarda il contemporaneo, una grande tela di Gian Marco Montesano e un’opera di Enrica Borghi, realizzata come suo solito con materiale di riciclo, nello specifico bottiglie di plastica.
La sezione seguente è dedicata al ciclismo. Tra le opere presentate risultano di particolare interesse una tarsia di stoffe di Fortunato Depero (Velocità di ciclista, 1924) e tre opere di Aligi Sassu, il cui interesse per il ciclismo è testimoniato da una vasta produzione di dipinti e disegni, databili a partire dagli anni Venti.
Segue la sezione dedicata al calcio, dove ad accoglierci è l’opera forse più pregevole tra quelle esposte: una grande tela di Carlo Carrà, Partita di calcio, del 1934, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Di notevole interesse è anche un’opera spiccatamente cubo-futurista di Iras Baldessari, del 1920, mentre decisamente più classico è il bronzo di Giovanni Riva, Il futuro campione, degli anni Trenta. La selezione proposta presenta anche un dipinto di Luigi Ontani, Meneghino Malandrino Maggiolino (1986), opera che non rende certo giustizia all’arte e all’ironia del maestro dei tableaux vivants. Giocare con una palla non è certo prerogativa dello sport più amato e sublimato dagli italiani. La sala successiva raccoglie così, a campione, opere dedicate al polo (Gino de Finetti), al tennis (Carlo Fait), alla pallacanestro ed alla pallacorda (ambedue di Renato di Bosso), alle bocce (Othmar Winkler e Renato di Bosso) e infine al golf, al centro di un dittico in plexiglass di Federico Lanaro.
Se le opere aventi come soggetto gli sport d’acqua sono assai poche - e qui emergono per qualità un disegno a pastello del 1916 di Alberto Martini, ancora fortemente simbolista, ed un bronzo di Francesco Messina del 1932 - ben una decina sono i lavori incentrati sulla ginnastica artistica e la danza, tra i quali si segnalano un fotocollage di Bruno Munari, alcuni disegni di Guttuso e una crepuscolare tela di Depero, Danzatrici lunari, del 1936.
Uno dei temi-cardine della poetica futurista è stata, come noto, la velocità. La sezione dedicata al volo raccoglie molti dei protagonisti del movimento marinettiano, da Tato a Fillia, da Iras Baldessari a Crali, fino a Renato di Bosso. Da segnalare - più per il curioso linguaggio didascalico che per la qualità - anche un grande olio degli anni Trenta di Alfredo Ambrosi, che illustra in una parte del dipinto un paesaggio colto da un aereo in volo (ovvero l’ideale futurista), mentre nell’altra parte della tela presenta una natura morta con pesce, verdure e una testa di scultura classica, il tutto a simbolo della pittura passatista. L’idea di velocità trova poi sintesi formale anche in un’opera in ceramica di Corrado Cagli e in un Motociclista di Depero, oltre che nell’opera astratta Dinamismo lirico di nano lanciato di Carlo Vedova.
Tra gli sport che più simboleggiano gli anni del fascismo e l’idealizzazione che Mussolini fece di vigore fisico e forza muscolare c’è indubbiamente il pugilato. Oltre a una silografia di Renato di Bosso, da segnalare in questa sezione è un Pugile in terracotta del 1932 di Francesco Messina, soggetto su cui l’artista tornò anche in seguito, nel 1956, con un lavoro in bronzo.