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QT n. 4, 23 febbraio 2008 Monitor

Emozionante De Gregori

Sostanzialmente fedeli alle prime versioni (e quindi con poco di nuovo) eppure sempre coinvolgenti le canzoni nel concerto del taciturno Francesco.

Alessandro Bezzi

A volte mi chiedo quali siano i criteri secondo cui un cantante decide le scalette dei suoi concerti. Sarà l’estro, il caso, l’effetto che vuole dare a chi ascolta. Certo è che uno come Francesco De Gregori ha a sua disposizione una scelta piuttosto ampia. Che dire di un artista che può permettersi di includere in un sua esibizione una canzone come "La donna cannone"?

L’altra sera, a Trento, De Gregori l’ha cantata verso la fine del concerto accompagnato da un piano. E’ stato un momento emozionante e per un attimo siamo stati tutti rapiti. E’certo anche che ognuno poi ha i suoi pezzi preferiti e inevitabilmente qualcuno ne resta fuori. E allora giù a dire: "Ah, se avesse fatto questa o quella!". Ma non ha senso pensare a quello che sarebbe potuto essere. Limitiamoci a descrivere cosa è stato.

Cominciando dalla fine: una versione stravolta di "Buonanotte Fiorellino". Raccontano che nel 1965, al festival di Newport, Bob Dylan venne fischiato per aver proposto i propri pezzi, tradizionalmente folk, in versione elettrica. Ma Trento non è Newport, De Gregori non è Dylan e poi sono pure passati un bel po’ di anni: il pubblico presente infatti ha gradito e ha salutato Francesco e la sua band con un tripudio di applausi.

In generale, tuttavia, le canzoni proposte nel concerto trentino del 14 febbraio sono state piuttosto fedeli alle originali. L’inizio è stato tutto marinaro, in netto contrasto con la città, il freddo e l’inverno. "Titanic" ha aperto la serata con il suo "mare nero come il petrolio", come in una tavola di Hugo Pratt. Sono poi arrivate "I muscoli del capitano" e "L’abbigliamento del fuochista". Il Titanic nella storia è affondato, ma il concerto ha preso il largo con "La leva calcistica del 68", "Battere e levare", "Festival", "Natale". Alla fine di "Generale" De Gregori ha pronunciato le poche parole della serata, oltre ai saluti di rito, e lo ha fatto per riprendere una giornalista in sala con il pc. Sicuramente non è un gran chiacchierone. Qualcuno lo considera addirittura arrogante, ma non credo che un artista debba per forza essere simpatico.

La seconda parte del concerto ha riservato alcune perle. Citando in ordine sparso, c’è per cominciare "La ballata dell’uomo ragno". Francesco la scrisse pensando a Craxi: "E’ solo il capobanda, ma sembra un faraone,/ ha gli occhi dello schiavo e lo sguardo del padrone,/ si atteggia a Mitterrand ma è peggio di Nerone". Ma poi, quando si risentono alcune parti della canzone ("Camminano sopra l’acqua, passano attraverso il muro,/ nascondono il passato, parlando del futuro,/ e se trovano la cruna dell’ago se la mangiano di sicuro"), non è solo Craxi che viene in mente e si pensa che in Italia, anche se gli anni passano, ci sono cose che non cambiano.

Bella e incalzante "Adelante Adelante", con un autotreno carico di sale che percorre a folle velocità una statale e tutto intorno affiorano immagini di una terra in disfacimento. Francesco il taciturno, mani in tasca, completo scuro e cravatta, sembra parlare un po’ di sé in "La valigia dell’attore". C’è anche spazio per una storia dell’Italia che fu, "Il bandito e il campione", e per "Compagni di viaggio".

La serata finisce poi come dicevamo tra gli applausi del suo pubblico, fra "La donna cannone" e "Buonanotte fiorellino".

P. S. Un appunto all’organizzazione. Credo che se si decide di vendere i biglietti "in piedi", non si debba poi riservare ai loro possessori una sistemazione che ricorda un po’ quella della terza classe del Titanic. Se la loro presenza può pregiudicare la sicurezza o la comodità dei seduti, è meglio lasciarli fuori anziché farli entrare per poi stiparli in fondo al teatro...

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