Orlando furioso, spettatori divertiti
Enrico Messina riesce ottimamente a reggere da solo la scena, in uno spettacolo divertente ed intrigante.
Siamo ancora in tanti a ricordare, se non a rimpiangere, i tempi in cui gli anziani intrattenevano i propri famigliari con racconti più o meno epici. Era l’epoca in cui "non c’era la televisione", e si aveva qualche difficoltà con la lettura. Oggi, i racconti degli anziani, chi li ascolta ancora? Sarebbe bello avere qualche dato statistico in merito… o forse no, sarebbe brutto, perché probabilmente ne ricaveremmo cattive notizie. Come può competere un racconto orale con un film tutto action e inseguimenti, o con un rissoso talk-show, o una bella corsa automobilistica infarcita di attraenti spot pubblicitari? Oggi la cultura orale, nella civiltà "evolute" si associa strettamente all’uso sistematico e persuasivo dell’immagine, della quale il testo non riesce a fare a meno; si pensi al paradosso delle notizie televisive date insieme a "immagini di repertorio".
Ora, perché questo preambolo? Perché andando a teatro ci aspettiamo di vedere, oltre che di sentire; quando scopriamo che sul palcoscenico non vi sarà altri che un solo attore/attrice, senza scenografia, senza musiche, solo lui, la sua voce, il suo corpo, allora ci sediamo in platea un po’ prevenuti e un po’ contrariati. Sappiamo che egli/ella dovrà impiegare tutte le sue energie per captare la nostra attenzione, per distrarci da tutta quella mancanza di effetti speciali intorno a lui/lei. Capita qualche volta che il coraggio rasenti l’incoscienza; succede che l’attore/attrice sia bravo/a, ma che il testo non meritasse una messa in scena; accade che un buon testo sia malmenato da un attore inadatto a tanta solitudine. L’arte del monologo richiede solide basi, i "fondamentali" del teatro, che qualunque aspirante dovrebbe possedere prima di proporsi al pubblico.
Con l’ "Orlando" di Enrico Messina e Alberto Nicolino, giovedì 22 maggio, al teatro "Cuminetti", abbiamo avuto fortuna. Molta. In scena solo uno dei due autori, Messina, in platea una folta schiera di spettatori, per aria un’atmosfera antica, sia pure senza la gravità che una voce narrante anziana avrebbe potuto conferire al racconto.
Le capacità attoriali di Messina ("Armamaxa Teatro" di Bari) hanno consentito al pubblico di ripassare a dovere le avventure del paladino Orlando, della scaltra Angelica e degli altri personaggi letterari e leggendari legati all’epopea di Carlo Magno, resa celebre da Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto, per citarne solo due. Grazie ad apprezzabili gags e al linguaggio onomatopeico dei cartoni animati, alle diversità linguistiche rese con sapiente simulazione dialettale, ai sottili e arguti riferimenti alla realtà odierna, alle brevi e intriganti considerazioni interpretative, con il suo monologo Enrico Messina ha intrattenuto e divertito i presenti dall’inizio alla fine, senza mai annoiare, ed anzi lasciando un po’ delusi, forse, allo scadere del tempo, dopo circa un’ora e venti di spettacolo: grazie a lui, la stagione teatrale del "Cuminetti" si è chiusa, come suol dirsi, in bellezza.
L’amabile chiacchierata post-spettacolo, tra autore e pubblico, ha coronato il successo di questa indovinata e meritoria proposta teatrale.