Appassionante Conjunto
Il celebre ottetto di violoncellisti chiude la stagione della Filarmonica di Trento con un emozionante concerto che entusiasma il pubblico.
L’ultimo concerto della stagione della Filarmonica s’è svolto in una serata umida e nient’affatto primaverile, con gli abbonati che si sono affollati all’entrata più di mezz’ora prima del concerto. Nell’aria si udiva il chiacchiericcio piacevole che si sviluppa fra conoscenti educati; argomenti principali: il tempo, il conteggio dei molti interessanti concerti del passato inverno, qualche pettegolezzo e gli scambi di opinione su questa o quella località turistica visitata durante le ultime vacanze di Pasqua.
Quando i musicisti si sono presentati sul palco al pubblico è sfuggito qualche altro commento. Sono tutti giovani e carini, le signore violoncelliste indossavano delle fusciacche di velo iridescente avvolto in modo da formare un corpetto, mentre gli uomini erano in nero. Tutti i violoncelli erano di colori diversi che andavano dal marrone chiaro allo scuro passando per un rosso acceso.
Il brano di Manuel De Falla ha inizio in sordina. I primi violoncelli si sono alternati in un pizzicato suadente. Il suono scaturiva e riecheggiava da una parte all’altra della formazione. Gli otto del Conjunto erano distribuiti a semicerchio, due violoncellisti uomini formavano l’ala sinistra, poi c’erano le cinque ragazze e dall’altra parte il terzo uomo. Nella parte centrale del brano di de Falla, la più conosciuta, molti piedi hanno seguito il ritmo.
A seguire s’è ascoltato un brano molto più struggente, il Requiem di Popper, che ha sonorità effettivamente nordiche e una struttura che suggerisce l’immagine di uno spartito rigoroso in cui le note siano disposte simmetricamente. Nel finale ci si è beati nel suono energico del ventinovenne violoncellista Rares Mihailescu e il pubblico ha applaudito entusiasta.
Il brano di Heitor Villa-Lobos Bachiana Brasileira n. 1, suddiviso in Introdução (Embolada), Prelúdio (Modinha) e Fuga (Conversa), inizia con molto slancio, accelerazioni degli archetti alternate a pianissimo sussurrati. In appena una decina di minuti la prima emozionante parte di questa trascinante melodia s’è spenta. Complice una pausa un po’ troppo lunga, qualche irruento spettatore ha dimostrato anzitempo di aver gradito l’esecuzione. A onor del vero, non è sempre facile comprendere in questi brani moderni quando si è arrivati alla fine di un movimento o dell’intero brano. Uno dei violoncellisti, Robert Putowski, ha fatto quasi per alzarsi a ringraziare ma è stato prontamente fulminato da un’occhiata del ferreo direttore.
In pochi secondi, riguadagnata la concentrazione, l’ensemble ha proseguito l’esecuzione di Bachiana Brasileira n.1 che nel secondo movimento si fa lenta e avvolgente. Sebbene la struttura del brano offra evidenti analogie con la tradizione incarnata da Bach, i temi e le sonorità dell’opera di Villa-Lobos sono decisamente sudamericani. Le lunghe arcate, i crescendo in cui tutti i violoncellisti hanno modo di sfoggiare il proprio talento, la coralità e la passionalità di questa musica hanno portato il pubblico ad applaudire, nuovamente, senza nemmeno attendere che terminasse l’ultima nota. Non stupisce quindi, vista l’intensa risposta emotiva che Villa-Lobos riesce a scatenare, che questa sua partitura, con le altre nove della serie, sia stata incisa per Naxos dall’orchestra sinfonica di Nashville e che alcune parti siano state eseguite lo scorso anno al festival di Spoleto dai Berliner Philarmoniker.
Dopo l’intervallo, il celebre Adagio di Barber è parso veramente spento a confronto con quanto si era udito in precedenza, quasi non fosse una scelta sentita dal Conjunto, ma solo un necessario passaggio per ottenere la piena concentrazione del pubblico ed accontentare chi si reca ai concerti aspettandosi sempre di udire almeno un brano conosciutissimo. Del resto, l’attenzione e la cura che questo ensemble dedica al dettaglio scenografico (abbigliamento, acconciature, suddivisione dei musicisti sulla scena), così come la durata dei brani sapientemente dosata, fanno pensare a uno zelo maniacale nella costruzione di spettacoli-concerto per tutti i tipi di spettatore.
Dopo questa pausa di quiete, è sembrato nervoso e scattante come un purosangue il Fandango di Cristobal Halffter su temi di Padre Soler, con un iniziale pizzicato seguito da graffianti arcate che nuovamente si propagavano dall’uno all’altro violoncello e che sfruttavano fino in fondo somiglianze di tono e differenze di voce degli strumenti. Non si sono risparmiati gli otto violoncellisti, usando i propri strumenti anche come delle percussioni, battendo sulla cassa per sottolineare i ritmo.
All’applauso inarrestabile del pubblico il direttore Elias Arizcuren (che appariva alquanto stanco) ha risposto proponendo in buon italiano di eseguire un brano di Ginastera, adattato dal balletto Estancia dallo stesso Arizcuren appositamente per Conjunto. Con l’aggiunta di un tamburello, il ritmo del Conjunto si è fatto vorticoso lasciando ai molti accorsi alla Filarmonica più di un motivo per desiderare che questo ensemble appassionante possa tornare presto a Trento.