Uno spettacolo intellettuale eppur fortemente emozionante come "Il tempo degli assassini" di Pippo Delbono, presentato alle classi dell'ITC di Predazzo.
Visto a Brescia (a Trento si sono preferite proposte di facciata come il Machbet di Cobelli) l'ultimo lavoro di Del Bono sulla Palestina, in realtà sui profughi di tutto il mondo: un pugno nello stomaco, un lavoro impegnato e catartico.
Tra il cabaret, la canzonetta, i testi letterari e poetici, una riuscita rivisitazione dei tumultuosi anni '60. Un "one woman show" per Maddalena Crippa, di seguito intervistata.
A quattro anni dallo schianto del Prowler americano contro la funivia del Cermis, il racconto della stupida tragedia: spettacolo - ironico e drammatico - di Andrea Castelli dal libro di Pino Loperfido.
Il nuovo spazio teatrale a Rovereto, il cartellone della rassegna "Teatro Storia Memoria", e l'intelligente spettacolo di cabaret/World Music di Emilio Franzina e gli Hotel Rif.
Attualizzata e stravolta la fiaba di Collodi da Stefano Benni per Angela Finocchiaro e il Teatro dell'Archivolto. Una parodia esilarante, che fa ridere e riflettere in un continuo rimbalzo di parole e significati.
Pièce per un solo attore, del giovane talento (classe 1976) Fausto Paravidino: un viaggio nell'animo umano, uno spaccato crudo - eppur non crudele - di emarginati e di una buona famiglia.
"Le nouveau testament" di Sacha Guitry, per la regia e interpretazione di giulio Bosetti: un allestimento con rare concessioni al moderno, una metafora del tempo e del declino.
Deludente messa in scena, ad opera di Glauco Mauri, del "Volpone" di Ben Johnson: recitazione sopra le righe, scenografie e costumi troppo finti, uniformità di caratteri, in un lavoro che sembra puntare tutto sulla voglia di stupire un pubblico semplice.
"Foresta al forno in salsa piccante",del Finisterrae Teatri: ottimo esempio di teatro per bambini che interessa più di tanti appuntamenti paludati della Stagione di Prosa.
Intense le Coefore di Eschilo per la regia di Calenda a Rovereto. Intervista a Piera Degli Esposti: sul personaggio Clitennestra e conseguenti scelte espressive.
Spettacolo affabulatorio di Maurizio Donadoni sulla disperata e tragica opposizione al nazismo di un gruppo di studenti cattolici. La necessità dell'opposizione, la cialtroneria della dittatura, il pessimismo sulla storia in uno spettacolo che parla anche dell'oggi.
"Caro diario" di Moretti: una farsa senza pretese sulla carriera dei registi italiani. Che trova però nella presenza del Nanni nazionale il suo vero punto di forza.
Invenzione scenica, musicalità, esaltazione del sentimento: la tragedia scespiriana della compagnia lituana di Eimundas Nekrosius andata in scena all'Auditorium di Trento.
In scena all'Auditorium di Trento, con i bravissimi Silvio Orlando e Rocco Papaleo, gli atti unici minori di Eduardo De Filippo: spettacolo forse debole, eppur divertente.
Lo spettacolo di Genet, messo in scena dal Nuovo Teatro Nuovo di Napoli: la sua durezza, la sua provocatorietà, le reazioni di parte del pubblico. E il giorno dopo ci si sono gettati sopra i politici...
Spettacoli duri, pugni nello stomaco il "Bukowski" di Haber e "Srebrenica" di Giovannozzi: eppure spettacoli efficaci, successi di pubblico che fanno riflettere.
Il lavoro di Shakespeare ottimamente rinnovato dalla regia di Antonio Latella: ambientazione, sottofondi musicali, espressione della corporeità degli attori.
Riuscita la scommessa del trasferimento di Drodesera alla Centrale di Fies: non più solo rassegna, ma anche luogo d'incontro tecnico e culturale. Dove si può fare il punto sul teatro di ricerca: e così si è visto che...
Il Misantropo attualizzato dal regista Roberto Guicciardini: un'operazione portata avanti solo a metà, senza tenuta d'insieme, che la buona recitazione non basta a riscattare.
Ottime musiche scenografia, regia, interpretazione della "Madre Coraggio" rivisitata da Marco Sciaccaluga per il Teatro di Genova. Gli unici appunti: alla pur brava Mariangela Melato.
Feydeau e il vaudeville riproposti oggi tali quali: ma il tempo è passato. "Il mercato delle pulci" dello Stabile di Bolzano, confonde la comicità con la farsa stile Baglino.
"Lennon & John", il lato pubblico di un divo e l'interiorità privata, in un bilancio con la morte incombente: felice invenzione drammaturgica, vanificata però da un linguaggio troppo razionale e una recitazione artificiosa.
Esilarante spesso, farraginoso talora, L'anomalo bicefalo di Dario Fo evidenzia sia il genio del nostro premio Nobel, sia la difficoltà di fare satira politica su una realtà già di suo grottesca.
Il pur ostico lavoro di Patroni Griffi, dopo trent'anni interroga ancora gli spettatori sui dilemmi esistenziali. Ottima interpretazione e buona restituzione del non facile testo, da parte del Teatro Eliseo.
L'Hamletas: Shakespeare (l'arte della lingua) interpretato da Nekrosius (l'arte del corpo e degli oggetti). Quello che ne esce però è un capolavoro mancato.
Riuscita l'operazione di Andrea Castelli di presentare Ruzante in dialetto trentino, attualizzando il contesto: qualche anacronismo storico, ma tanto mordente, sagacia, ritmo in uno spettacolo che non lascia indifferenti.