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QT n. 6, 24 marzo 2001 Monitor

Macbeth al macello

Dite la verità: volevate vedere il "Macbeth" perché amate Shakespeare, il sangue, Cobelli, o per rifarvi gli occhi con un tocco di ragazzo che risponde al nome di Kim Rossi Stuart? Nel primo caso sarete rimasti delusi, ma la colpa non è dell’attore, è d’un regista che s’è prostituito a un certo pubblico pur di vendere un grande evento mondano. Peccato che abbia fallito il bersaglio e il suo show ruffiano sia stato stroncato dalle maggiori testate nazionali.

Quest’allestimento è qualunque cosa tranne che teatro: sagra del cattivo gusto, volgare, kitsch, un’accozzaglia grossolana di tutto e di niente. Macbeth indossa un impermeabile da gerarca nazista, gli scontri fra gli eserciti si risolvono a mitragliate con tanto di voce fuori campo firmata Radio Londra. Pretestuoso, ma non più dei nobili vestiti da traci senza scudo, del medico psichiatra, dei suoni laser, dell’Ecate stile Drag Queen. Più che Shakespeare, un montaggio schizoide di "Spartacus", "Priscilla", "Il gladiatore", "Flash Gordon", "Guerre stellari", "Qualcuno volò sul nido del cuculo"; il tutto condito con tanta, troppa macelleria.

Inutile puntare il dito contro Kim e Sonia Bergamasco, improbabili Macbeth e Lady Macbeth, ma non "note stonate". L’intera compagnia è stata pessima o mediocre, con poche eccezioni: le tre streghe (Giulia Innocenti, Lea Cirianni, Alessandra Tomassini), Ecate (Rino Cassano) e Banquo (Francesco Benedetto). Nel diffuso squallore, discreti pure i due protagonisti, didascalici, teatrali come lo può essere una mal riuscita imitazione di Gassman. E tuttavia non malvagi; c’è del buono, del talento in loro, ma evidentemente a Cobelli non interessava. Ha voluto accontentare tutti, essere accattivante. Il risultato l’abbiamo visto: una recita scolastica con gli effetti speciali dove gli interpreti, parafrasando Shakespeare, sono "poveri istrioni che s’agitano tronfi sulla scena". Ridicolo, imbarazzante per chi non vuole stroncare a tutti i costi, ma non può rinunciare a offendersi.

Il viavai nel teatro, del resto, parla chiaro: parte del pubblico, anche giovane, s’è annoiata dopo la prima ora. Speriamo che Kim, Sonia e alcuni altri trovino registi disposti a trattarli da attori, non come "carne da macello" da offrire a un’orda di esaltate. Eh già, perché il Sociale stavolta ha registrato il tutto esaurito un mese prima e oltre dello spettacolo. Cobelli, però, non era tenuto a fare questo scempio, a riciclare le scene dal suo "Troilo e Cressida" per impiegarle anche nella versione lirica, verdiana, del "Macbeth".

Ci auguriamo che quest’ultima non sia una presa in giro, un insulto al teatro e alla nostra intelligenza. Altrimenti, crediamo proprio che Verdi ne farebbe volentieri a meno.

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