Teatro di ricerca alla Cartiera di Rovereto
Il nuovo spazio teatrale a Rovereto, il cartellone della rassegna "Teatro Storia Memoria", e l'intelligente spettacolo di cabaret/World Music di Emilio Franzina e gli Hotel Rif.
Lo spettacolo "2 fratelli" si inseriva in un secondo cartellone roveretano ricco di proposte teatrali orientate verso la sperimentazione e le mescolanze di linguaggi diversi che si affianca alla stagione di prosa del Teatro Zandonai: la rassegna"Teatro Storia Memoria",promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Rovereto. Questa rassegna autonoma viene ospitata negli spazi del nuovo Teatro alla Cartiera, ricavato con un’intelligente operazione di archeologia industriale dagli edifici di una ex-cartiera allungata lungo il torrente Leno, nella gola che si apre subito sopra il castello di Rovereto (si raggiunge risalendo la strada che scorre lungo il castello in direzione di Serrada, voltando a destra poco dopo il castello).
Il titolo della rassegna è già un programma: "Pensiamo alla Cartiera anche come un potenziale laboratorio, in cui nuove generazioni di uomini e di donne di teatro possano attingere per la loro formazione a giganteschi repertori come quelli che gli archivi storici e autobiografici mettono a disposizione della sensibilità e dell’inventiva del nostro tempo" - spiega nella presentazione l’assessore patrocinante Rasera. Ed infatti quello del confronto con la storia - o meglio forse potremmo dire le storie -è il filo conduttore della rassegna, insieme all’elemento del rinnovamento dei linguaggi teatrali.
Il primo ad andare in scena (12 gennaio) è stato uno spettacolo che mescolava la musica jazz della New Project Jazz Orchestra ed un testo fondamentale della letteratura classica: i versi dedicati all’amore del "De rerum natura" di Lucrezio, affidati alla voce recitante di Arnoldo Foà (titolo:"La natura dell’amore"). E’ poi (5 febbraio) è stata la volta - dopo i "2 fratelli" - dello spettacolo "Le stagioni di Giacomo" del Teatro La Piccionaia-I Carrara, ispirato all’omonimo romanzo di Rigoni Stern, concentrato sul rapporto fra i tempi della Storia, qui incontrata nelle forme della Grande Guerra ‘14-18, e quelli ciclici della natura, in bilico fra i quali sta l’uomo.
Ma emblematico della rassegna è stato senza dubbio lo spettacolo di venerdì 15 febbraio,"Veneto transformer",retto dall’incredibile verve cabarettistica di Emilio Franzina (di solito serissimo professore di storia contemporanea all’università di Verona, autore di testi fondamentali sull’emigrazione otto/novecentesca) e dalla affascinante World-Music del gruppo vicentino Hotel Rif.
Una inedita forma di conferenza-spettacolo messa in piedi da Franzina per dimostrare - contro le montanti ondate di xenofobia razzista - come gli uomini hanno sempre avuto "il vizio di spostarsi".
E così via, con una rassegna di brani di lettere di emigranti, di documenti d’archivio, articoli di giornale e interviste, in cui si alternavano "nostri" emigranti storici e nuovi immigrati extracomunitari, mentre mutava l’orizzonte antropologico veneto e trentino preso come punto di riferimento, trapassando dalla società contadina che produce emigranti, alla società post-industriale che importa immigrati senza accorgersene, tutta concentrata a contare gli schei. Insomma, brandelli di documentazione storica gettati direttamente sulla scena che reggevano ottimamente la prova teatrale per come venivano legati l’uno all’altro dalla affabulazione franziniana, giocata sul filo del doppio senso popolare, grasso e ridanciano, in cui l’esperienza dell’emigrazione, pur con le sue fatiche e sofferenze, veniva inserita in una giusta prospettiva storica, così caricandosi anche della dimensione di esperienza esistenziale ricca, fondamentale per una evoluzione culturale aperta e arricchente, di libertà. Mentre le parole recitate venivano intercalate dalle musiche degli Hotel Rif, che proprio da questa mescolanza traggono ispirazione (oltre che nome), presentando assieme musiche galiziane e vecchie canzoni di emigranti trentini, canti del folklore cimbro (fossili culturali di antichissime immigrazioni nel Veneto di popolazioni tedesche) e musiche del Maghreb e dei Balcani. Musiche di provenienze disparate (anche se tutte più o meno mediterranee) amalgamate da una sensibilità musicale forte e caratterizzante, non priva di coloriture jazzistiche nei brevi assoli e nella tessitura ritmica. Ottimo esempio di una nuova cultura globalizzata, aperta a tutti gli stimoli del proprio tempo.