Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 14, 10 luglio 2004 Monitor

Drodesera, la scommessa ormai vinta

Nel 2003 Drodesera ha vinto la scommessa: passare da piccolo Festival innervato in un piccolo paese, che proprio da questa ambientazione trae linfa e caratteristica, a Festival di rilievo, con sede propria, autonoma, di notevoli dimensioni, dove è possibile ospitare compagnie e produrre lavori. Questa la scommessa del passaggio a Fies, una centrale elettrica dismessa immersa in uno splendido parco. Scommessa rischiosa (Dalle strade alla Centrale): allontanarsi dal paese poteva significare meno identità, più costi, più scomodità. E invece, dicevamo, è stata vinta: la costruzione, dalle esplicite rimembranze medioevali proprie del primo ‘900, fornisce ormai una nuova identità fisica; il pubblico è accorso rinnovato e numeroso; il confortevole spazio, ampio eppur definito, permette il coagularsi di una piccola comunità di pubblico, attori, operatori culturali, che scambia idee ed esperienze; le strutture permettono in un lungo periodo, dalla primavera all’autunno, il soggiorno di varie compagnie che provano nuovi lavori. Dro era una simpatica rassegna; inizia ad essere un centro di produzione (Drodesera e il teatro di ricerca: avanti così ).

Il Teatro della Valdoca.

E così infatti almeno sei saranno quest’anno i lavori co-prodotti, o che comunque avranno nel Festival un momento centrale: quasi tutti nomi noti al pubblico di Dro: Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, Roberto Castello e Virgilio Sieni, per la danza e teatro-danza, la Valdoca per il teatro, La Fura e altri per la danza acrobatica.

[/a]Uno spazio speciale verrà riservato a Pippo Delbono. Il regista genovese, presenza costante a Dro fin dai primi passi, è reduce da lusinghieri successi in Francia, che lo porteranno a produrre un evento impegnativo (e costoso) per il celebrato festival di Avignone. Nell’ora del successo ritorna a Dro per presentare una retrospettiva, e per usare il festival stesso come scena (e gli spettatori come comparse) del suo prossimo film, "L’urlo", co-prodotto – fra gli altri - con Dro e la Provincia di Trento.

Video e cinema sono peraltro uno degli elementi che caratterizzano quest’edizione del festival: non solo per la loro utilizzazione nei sempre più diffusi spettacoli multimediali (anche se non ancora pienamente convincenti: la compresenza di persone e immagini ci sembra una possibilità che ancora non si padroneggia); ma anche nella realizzazione di opere filmiche a sé stanti, che con il lavoro sul palcoscenico delle compagnie hanno solo legami tematici. Una strada nuova, non facile (l’impatto della presenza corporea è uno degli atout principali del teatro di ricerca, privarsene può essere arrischiato) ma da vedere.

Altri nomi di rilievo (come la Societas Raffaello Sanzio, o la compagnia della danzatrice argentina Costanza Macras) come pure nomi nuovi che possono sempre riservare gradite sorprese, completano un ricco cartellone, cui rimandiamo nel calendario. Senza scordare il protagonista forse più importante: il pubblico, ringiovanito, mediamente competente, appassionato, che crea, nelle sale della Centrale come nel parco, un ambiente caldo e stimolante.