Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 22, 22 dicembre 2001 Monitor

Un Mattia Pascal che non convince

Non del tutto convincente la messa in scena de "Il fu Mattia Pascal" che abbiamo visto allo Zandonai di Rovereto il 12 dicembre, per la regia di Piero Maccarinelli, con Giuseppe Pambieri, Lia Tanzi, Micol Pambieri.

Una caricatura di Luigi Pirandello.

Sempre ottima la limpida trasposizione teatrale di Tullio Kezich dal romanzo pirandelliano, operazione non a caso fortunatissima che dalla data di stesura, il 1974, ha conosciuto più di 1.000 repliche. Ottima per la forte resa drammaturgica, incardinata attorno alla polivalenza teatrale del personaggio di Mattia Pascal, che svolge contemporaneamente le funzioni di protagonista della pièce, di regista – in quanto sorvegliato controllore del procedere della macchina scenica – ed infine anche quella di autore stesso, dando voce al fluire della narrazione, insomma incarnando varie maschere. Bellissima – per esempio – l’apertura della scena con una sezione della casa, divisa in riquadri nei quali figurano alcuni elementi simbolici della realtà di Mattia Pascal: libri (il personaggio è un bibliotecario), persone reali e persone irreali (rese da statue) alludendo simbolicamente al conflitto del personaggio. E poeticamente emozionante l’appello al lettore che subito esce dalle sue labbra: "Maledetto sia Copernico, perché quando la terra non girava faceva bella figura di sé, allora sì che si potevano scrivere storie, ogni individuo poteva pensarsi importante".

Qualche ombra poteva venire semmai dalla difficoltà di leggere nelle scelte registiche un’interpretazione coerente della poetica del teatro di Pirandello, che è prima di tutto la rottura della mimesi propria del verismo. "Il fu Mattia Pascal" rappresenta, nell’evoluzione dell’arte pirandelliana, una fase ancora in bilico fra fiducia naturalistica nella narrazione e rifiuto dell’evidenza delle forme. La regia avrebbe quindi potuto modulare il continuo fluire della narrazione tra il livello del testo naturalistico e la presenza di un forte sottotesto, cercando una comunicazione pluristratificata, in grado di rendere il conflitto fra finzione scenica e verità profonda del dramma dei personaggi. La scelta è stata invece quella di una recitazione mimetico-naturalistica, con attori che si muovevano sulla scena in modo caricato, dando qualche volta l’impressione di tentare messe a punto macchiettistiche. Se la scelta registica avesse voluto in questo modo rendere l’inconsapevolezza dei personaggi avrebbe dovuto in realtà esaltare l’elemento dell’umorismo pirandelliano che si genera dal conflitto fra il baluginare dell’idealità e la coscienza di una realtà meschina e insopportabile. Al contrario quella scelta, improntata ad una uniformità del registro recitativo, ha appannato le domande che i personaggi della drammaturgia pirandelliana pongono a se stessi e allo spettatore.

Parlando del "Fu Mattia Pascal", Benedetto Croce scrisse che è il trionfo dello stato civile, non comprendendo che il testo di Pirandello aveva voluto essere esattamente il contrario, la frantumazione dello stato civile. Infatti l’illusione che il documento, la carta d’identità, certifichi l’esistenza profonda si frantuma qui sotto la pressione degli interrogativi esistenziali che si pone il personaggio, e con lui tutta la drammaturgia pirandelliana.

A noi è sembrato che a Rovereto il testo venisse agito esattamente nello spirito della tesi crociana, non tirandone fuori la frantumazione esistenziale dell’uomo pirandelliano, prima maschera – nella nostra letteratura – della crisi dell’uomo contemporaneo.

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.