Il film sul dopo 11 settembre a New York. Un dramma soprattutto bianco, che il regista nero narra uscendo, per la prima volta, dal ghetto. E riuscendo perfettamente a raccontare le ansie e autorassicurazioni di una città ferita.
Irritante il sequel del celebrato "Matrix": una frullata di messianesimo New Age, ciberpunk, e frasi vuote, che non riescono a nascondere, nella noia dei dialoghi, l'assenza di una storia. A questo punto, visto il fratello scemo, sorgono dubbi anche sul famoso primogenito...
Nuovo multisala a Trento: che intende specializzarsi - anche grazie alle dimensioni ridotte delle sale - nel film di qualità. E inizia con il Cineforum.
Il film di Gus Van Sant, bello e angosciante, sulla strage nella scuola di Columbine: e sulla difficoltà a capire, sulla drammatica insufficienza di ogni spiegazione.
Compiaciuta prova di bravura di Lars Von Trier: oltre Brecht e lo straniamento, un eccesso di teorizzazioni. E di lucidità: in un autore che vuole far piangere il pubblico rappresentando sentimenti che non lo coinvolgono.
Il film del russo Andrej Zvyagintsev, vincitore dell'ultimo Festival di Venezia, bello ma sopravvalutato: troppo ricercato, una prova di stile troppo compiaciuta.
Il film di Joe Dante mescola umani e cartoni, obbedienza ai codici di Hollywood ed autoironia cinefila. Gag a profusione, ma un po' di corrosività in più non sarebbe guastata.
Qualche stanchezza, la formula un po' ripetitiva, l'ideologia reazionaria più fastidiosa: comunque anche la terza parte della trilogia da Tolkien rimane uno spettacolo grandioso.
Da una reale storia maledetta, il cosiddetto "cacciatore di anoressiche", il film di Matteo Garrone porta all'estremo una classica situazione di coppia, il desiderio di cambiare l'altro finanche negli aspetti fisici.
Il film di Kevin Costner, che come se non fossero passati 40 anni, riprende tutti i canoni del grande western classico. Eppure ha incontrato un notevole successo. Perchè?
Del danese Peter Fly, "L’eredità" racconta il capitalismo dei tempi della globalizzazione attraverso la saga di una famiglia di industriali. Nuovo anche lo stile: quello povero di Dogma 95 (la scuola di Lars von Trier) ma meno estremo, ammorbidito e reinterpetato.