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QT n. 9, ottobre 2010 Monitor: Cinema

Somewhere

Lo spleen di Hollywood

Somewhere, fredda fenomenologia di una star hollywoodiana in crisi, ha lasciato indifferenti molti spettatori ma non la giuria della Mostra del cinema di Venezia, che ha assegnato alla regista Sofia Coppola il Leone d’oro. Il film, a tutti gli effetti minimale, non va tuttavia giudicato il capriccetto di una figlia di papà. Somewhere racconta lo spleen di un divo, che non trova un senso alla sua vita pur imbottendosi di stimoli - premiazioni, Ferrari, donne... Lo stimolo più plateale è però costituito da una coppia di spogliarelliste che il protagonista invita a domicilio: in modo dimostrativo, rendono il senso di un’eccitazione, non solo sessuale, che nel passaggio dalla teoria alla pratica si trasforma in noia. È proprio in questo abisso che si crea tra ciò che sulla carta, guardandosi da fuori, può rendere felici e ciò che invece si prova e si vive nel concreto che il film trova il suo (gelido) fuoco. Sofia Coppola ha voglia di raccontare la solitudine del lusso, la ripetitività della lussuria. E riesce a farlo in modo abbastanza interessante, rinnegando sin da principio di poter dire, su questo, qualcosa di nuovo. Somewhere è infatti per molti versi la stessa storia di Lost in traslation - un attore, degli alberghi, un Paese straniero, silenzi, rapporti generazionali. A ribadire la consapevolezza della mancanza di originalità c’è anche il viaggio in Italia del protagonista per la cerimonia dei Telegatti, che ricorda molto da vicino (o cita) l’episodio felliniano Toby Dammit del film Tre passi nel delirio. Se si può rimproverare a Coppola di essere rimasta dalle parti di un suo film precedente, si può apprezzare per altri versi l’allontanamento dal registro tenuto in Marie Antoinette, in cui si dimostrava incapace di tenere insieme i tanti elementi di cui voleva popolare la storia. Il racconto scarnificato di Somewhere regge bene. Almeno fino a quando decide di far esplodere una crisi esistenziale che si poteva lasciare sottintesa, essendo leggibile con assoluta chiarezza nel volto espressivo del protagonista.

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