Habemus papam
Una Chiesa inutile
A due terzi del film, lo confesso, da inveterato laico (“laicista” direbbero i “cattolicisti”) incominciavo a perdere la pazienza. Con tutti questi cardinali umili, pii, disinteressati, senza la minima ambizione personale (“non io, non io, mio Signore” recitano tutti, smarriti, in Conclave); non una lobby, una cordata, un centro di potere; e i fedeli in Piazza San Pietro, tutti pervasi da dolce, mistica attesa: una visione irenica della Chiesa, fuori dal mondo e dalla storia.
Che è successo a Nanni Moretti? Anche lui vittima di quell’insulso buonismo che ultimamente ha spesso castrato il troppo nazionalpopolare Benigni?
Poi invece il film evolve, e a poco a poco si capisce la radicalità di Moretti; e perché dalle parti del Vaticano in tanti si sono pesantemente incazzati.
Non è infatti “un film sull’inadeguatezza dell’uomo” come da troppi è stato ripetuto. Ma un film sull’inadeguatezza della Chiesa. Anzi, sulla sua - odierna - inutilità. Che appare tutta, in stridente evidenza, quando il novello papa, nel tentativo di cercare se stesso, si tuffa nella società, vagando per Roma come un qualunque simpatico anziano. E della società vede, attraverso una serie di scene delicate e toccanti, i molteplici aspetti, il bene e il male, l’affetto e la scortesia, e soprattutto la vitalità; ma tutto questo è un mondo altro, lontanissimo dalla congrega di celestiali vecchietti che a qualche chilometro di distanza, salmodiando o recitando formule o magari giocando a pallavolo sotto la regia dello psicanalista Moretti, vivono una vita a parte, tutta loro.
E quindi la domanda che sconvolge il petto dell’improbabile pontefice: cosa potrei dire io a loro? Alla bambina, al barista, alla commessa, al garzone? Quando nell’aria si spandono le note di “Todo cambia” e a tutti si gonfia il cuore, cosa ho io da dire? Niente. Come niente potrebbe dire, di autentico, nessuno degli altri pur irenici prelati.
La crisi della Chiesa di Moretti non è dovuta agli scandali o ai limiti o peccati degli uomini; è molto peggio, una radicale crisi di senso dell’istituzione. E forse, della religione. Le conseguenti scene del balcone di San Pietro, desolatamente vuoto, sono potentissime: il Papa non c’è, la Chiesa non serve.
Oltretevere si sono risentiti. Dovrebbero invece pensarci su.