Trento Film Festival
“Un cinquanta per cento di attività e un cinquanta per cento di filosofia. Questo per me è la montagna. Sono anni che al Film Festival non si apre una riflessione su cos’è oggi e come è cambiato il modo di vivere la montagna. Mi auguro che quest’anno ci sia un’occasione per farlo”. Con tali considerazioni, Reinhold Messner, aveva ravvivato la sonnacchiosa conferenza stampa di presentazione della 59a edizione del Film Festival. E concludeva affermando che “nell’alpinismo degli ultimi anni non si cerca più l’esposizione, cioè la sfida dell’uomo a se stesso e ai suoi limiti ma si cercano i record. Cioè si cerca di superare gli altri”. Da interiore la ricerca diventa esteriore. E offriva un bello spunto di riflessione. Fino ad ora il Film Festival, rilanciato qualche anno fa, dalla direzione Nichetti, prosegue il percorso e il successo di pubblico degli ultimi anni, con un programma ricchissimo di proiezioni, incontri, serate speciali e riflessioni, come si augurava Messner. Erri De Luca e la difficile arte della fuga hanno aperto l’ edizione, ma fino ad ora due sono stati gli eventi clou. La proiezione in 3D del documentario Cave of forgotten dreams, emozionante viaggio fisico e spirituale nella grotta francese di Chauvet dove si nascondono i più antichi e misteriosi dipinti fatti dall’uomo. L’autore e regista tedesco Werner Herzog ha fatto della ricerca del proprio limite la sua cifra stilistica e ha girato, superando mille traversie, film e documentari nei luoghi della Terra dove la natura è incontrollabile e fa sentire l’uomo terribilmente vivo. Come in questa grotta dei sogni dimenticati. L’altro evento da segnalare è stato l’incontro di Messner con gli alpinisti del free solo, cioè delle ascese alpinistiche senza corde. All’apparenza una follia, sostanzialmente un viaggio nell’inconscio. Tra gli appuntamenti dei prossimi giorni segnaliamo il secondo incontro con Messner (Montagna. Pericolo ed esposizione) - peraltro già avvenuto quando QT sarà in edicola - e, sabato 7, quello con lo scrittore Enrico Brizzi, che ha percorso a piedi l’Italia dall’estremo Nord all’estremo Sud.