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QT n. 15, 14 settembre 2002 Cover story

Rifiuti: l’irresponsabile corsa al business

Crolla il Piano Rifiuti: la discarica di Ischia Podetti è ingestibile, le rotoballe vanno portate all’estero, i tempi si allungano, l’inceneritore non si sa dove metterlo, si riaffaccia la bioessicazione. Un problema delicato, affrontato con cinismo e superficialità: e ora i nodi vengono al pettine.

In 15 giorni il Piano dei Rifiuti è crollato miseramente, come un castello di carte, rivelando come tutto l’insieme di studi, progetti, previsioni, ferree volontà politiche, fosse non solo - come andiamo scrivendo da mesi - in realtà finalizzato a massimizzare il tornaconto di una società privata (la Trentino Servizi e la sua partecipata ASM di Brescia); ma fosse costruito con imperdonabile, dilettantesca approssimazione. Probabilmente nella convinzione che la forza dei soldi e la "volontà politica" riuscissero a tutto; che bastasse pagare profumatamente i consulenti, premere sugli uffici tecnici per avere i pareri e i via libera desiderati. Incuranti della realtà.

Ma la realtà si è presa la rivincita, come pure i cittadini e le associazioni che da mesi denunciano l’insostenibilità di questo modo di procedere.

Dunque, nel mezzo dell’estate la Giunta Provinciale giunge alla definizione del Piano Rifiuti. In realtà formalmente non si delibera né tecnologia, né dimensioni, né localizzazione dell’"impianto a tecnologia complessa" che dovrà procedere allo smaltimento. Pressata dalle polemiche, la Giunta decide di andare per gradi, di somministrare ai cittadini l’amara medicina (o pozione avvelenata, secondo le interpretazioni) a piccole dosi. Quindi fissa alcuni "principi etici" a cui ci si dovrà inderogabilmente attenere; saranno poi gli uffici tecnici - opportunamente istruiti e manovrati - a tradurre in concreto questi principi. Insomma viene istruito un percorso tale per cui a dare il via al maxi-inceneritore saranno i tecnici, e il politico non potrà che aderirvi allargando le braccia: "Se lo hanno detto loro…"

Ma la furbata non riesce.

I "principi etici" solennemente stabiliti sono tre: 1. smaltimento in proprio: non si può addossare ad altre zone l’onere di smaltire i nostri rifiuti; 2. con le discariche si andrà avanti fino al 2007-2008, poi dovrà essere in funzione l’impianto a tecnologia complessa; 3. il recupero energetico dei rifiuti è un obiettivo irrinunciabile, quindi l’impianto a tecnologia complessa dovrà essere un inceneritore; la bioessiccazione è fuori gioco.

"In questi giorni, cioè un mese dopo la scrittura di questi principi inderogabili, si è visto che nessuno di essi è traducibile in realtà:

1. bisogna urgentemente trasferire i rifiuti all’estero; 2. l’inceneritore non potrà comunque essere operativo nel 2007; 3. torna in gioco la bioessiccazione - denuncia Giorgio Rigo, presidente di Italia Nostra - E’ una lampante dimostrazione di totale incapacità di una classe dirigente".

La questione esplosa all’improvviso riguarda le condizioni della discarica di Ischia Podetti. Situata lungo l’Adige, nell’antico alveo del fiume, in una zona interessata sia da esondazioni che da fenomeni carsici, sopra la falda acquifera, era una localizzazione del tutto impropria per una discarica. Invece non solo la megadiscarica è stata fatta, ma sopra gli strati di rifiuti si sono volute accatastare a migliaia le "rotoballe"; e ancora lì dovrebbe realizzarsi l’inceneritore.

Il campanello d’allarme, anzi, la sirena, era suonato nell’autunno del 2000, quando un’esondazione dell’Adige aveva portato liquami nel fiume. A quel punto era obbligatoria una bonifica del sito, evidentemente pericoloso (per di più, proteste ufficiali erano venute dal Veneto, dove diversi Comuni utilizzano proprio le acque dell’Adige per i propri acquedotti). E Sit-Trentino Servizi e Provincia pensavano di poter prendere due piccioni con una fava: utilizziamo i lavori di bonifica per predisporre il sito per l’inceneritore.

Allo studio dell’ing. Alberto Piepoli viene commissionata la progettazione della bonifica. Ma Piepoli evidentemente non può togliere (come forse ci si aspettava) le castagne dal fuoco: e la sua relazione risulta una bomba.

Per capirci dobbiamo fare riferimento alla sovrastante piantina della discarica. L’area dove dovrebbe sorgere l’inceneritore è quella centrale, pianeggiante. Ma Piepoli sostiene che non basta bonificare quest’area, in quanto "è interclusa su tre lati da rifiuti" il che "non consente di annullare il rischio" proveniente dalle masse di rifiuti circostanti. Non solo: la presenza in loco di due sorgenti pone ulteriori problemi, "potrebbero generarsi discese in profondità con interessamento di strati inferiori".

In conclusione Piepoli raccomanda caldamente di bonificare (cioè liberare da tutti i rifiuti per una profondità di 3-4 metri) non solo l’area pianeggiante prevista per l’inceneritore, ma anche la collina sovrastante, utilizzata anch’essa come discarica; e inoltre mettere in sicurezza (ossia togliere il biogas, arginare e delimitare con materiali impermeabilizzanti) sia il primo che il secondo lotto.

Si tratta di lavori onerosi (12 milioni di euro le previsioni iniziali) ma che soprattutto comportano grandi movimenti di materiali. Attualmente irrealizzabili, in quanto su gran parte di queste aree sono accatastate le "rotoballe".

E qui arriviamo all’emergenza rotoballe e all’allarme lanciato dalla stessa Sit. Le balle sono il frutto dell’attuale politica dei rifiuti, i quali, quando giungono a Ischia Podetti, vengono sottoposti a una vagliatura che separa la parte organica (35%) che viene avviata al secondo lotto, dal resto, che viene imballato in attesa dell’inceneritore.

Solo che adesso non c’è più posto: in una relazione del giugno scorso (quindi nota da tempo a chi di dovere, ma portata alla pubblica opinione solo ora) la Sit, a firma dell’ing. Carlo Realis Luc, responsabile della discarica, lancia un grido di allarme: non c’è più posto né per le rotoballe, né per la parte organica. Ha subito ritardi la procedura di esproprio di una zona limitrofa (ex Cava Nord, indicata tratteggiata nella piantina), quindi si è con l’acqua alla gola. E comunque, anche quando sarà disponibile quest’ulteriore piazzale, bisognerà ricorrere a un processo di "biostabilizzazione" per ridurre peso e volume dei rifiuti e delle rotoballe; e per "evitare di inserire all’interno del rifiuto imballato del materiale potenzialmente attivo".

La combinazione delle due relazioni, di Piepoli e di Realis, dice una cosa chiara: la politica delle "rotoballe" (accumuliamo i rifiuti in attesa - e a giustificazione - dell’inceneritore) è stata un boomerang. Ischia Podetti è un luogo pericoloso, per metterlo in sicurezza, e ancor più per costruire l’impianto, bisognerà portare via le balle, e in fretta.

Tutto questo comporterà innanzitutto un rapido abbandono del principio per cui i rifiuti ce li smaltiamo noi: la società Ecolog, assieme alla trentina Cla, ha già presentato progetti e preventivi per smaltire le balle in discariche e inceneritori del mondo tedesco.

Ma tutto questo comporterà un ulteriore, notevole slittamento dei tempi di realizzazione dell’impianto. Con l’apertura di nuovi interrogativi. Ma perché realizzarlo proprio a Ischia Podetti, in riva all’Adige, a fianco della città? E si è sicuri che i biotrattamenti, cui ora anche la Sit pare convertita, siano da escludere?

E ancora: sulla pericolosità della discarica di Trento si vociferava da un paio di mesi nei corridoi della Provincia. Perché si è voluto andare avanti, a tutti i costi, su una strada che non poteva avere sbocchi?

"E’ tutta la politica dei rifiuti ad essere stata improntata secondo criteri che nulla avevano a che fare con la realtà – afferma Rigo – La decisione di accumulare le rotoballe, per giustificare il maxi-inceneritore. Come pure l’insistenza nel mantenerne la localizzazione nella discarica di Ischia, quando la sua non gestibilità era già stata affermata in momenti ufficiali".

Ma la scelta di Ischia, per quanto ormai visibilmente demenziale, non si intendeva tuttavia metterla in discussione, perché avrebbe comportato una riapertura del problema - tutto politico - di dove localizzare un impianto che la popolazione non capisce e non vuole. In quale altro posto Dellai potrebbe trovare un sindaco come Pacher, disposto a dirgli sempre di sì?

"Pacher e il suo assessore Andreatta hanno affermato che ‘è uno degli obblighi del capoluogo ospitare l’inceneritore, è un doveroso senso di responsabilità’. Ma quale senso di responsabilità hanno verso i cittadini - prosegue Rigo - degli amministratori che autorizzano la soluzione di Ischia Podetti, pur a conoscenza di come non possa essere una discarica né nel presente, né nel futuro?"

La costante pare proprio questa: la politica che rifiuta i dati di fatto, che presume di poter tutto aggirare.

E’ stato così fin dall’inizio: l’aver affidato alla Sit l’incarico di predisporre il piano di smaltimento, bandire la gara d’appalto, nell’ottica poi di farle costruire e gestire l’impianto, assieme alla sua partecipata ASM di Brescia. E’ il nocciolo di tutta la questione: fare il grande business a favore della società (Sit-Trentino Servizi) in mano agli uomini di Dellai. E’ un conflitto di interessi eclatante, esplicitamente proibito dalle norme europee. "In Trentino, come a Roma, si ragiona secondo il presupposto che le norme si aggirano. Ma in Europa non è così: lo si è visto per l’Autobrennero, lo si sarebbe visto per Trentino Servizi e l’inceneritore."

E adesso? Forse Dellai pensa di limitare tutto a un dilazionamento temporale. Si portano all’estero le rotoballe (un paio di anni), si effettua la bonifica, e poi via ancora con l’inceneritore a Ischia, come se niente fosse stato.

Ma è credibile un percorso del genere?

"Teniamo presenti gli effetti della mobilitazione di questi mesi - suggerisce Luigi Merler, il consigliere comunale delegato proprio ai rifiuti - Abbiamo fatto reimpostare il Piano rifiuti portando la raccolta differenziata a un 50% come impegno, non come auspicio; si è ridotto l’ipotizzato inceneritore dalle 330.000 tonnellate iniziali (il più grande d’Italia) alla metà; le intoccabili rotoballe ora saranno smaltite altrove; si riaffaccia l’ipotesi alternativa del bioessicatore. Non mi sembra poco. Dovremo continuare, senza abbassare la guardia".