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QT n. 13, 29 giugno 2002 Servizi

Inceneritore: l’imbroglio continua

La Conferenza d’informazione conferma: l’inceneritore è costoso e pericoloso, le alternative sono serie e sperimentate. Ma il prestigiatore Dellai...

Come se la caverà ora il grande prestigiatore? Ci proverà a ribaltare tutto, a ribadire i suoi niet, i suoi "abbiamo già deciso"?

Era questa la domanda che correva fra tanti partecipanti alla Conferenza informativa sulla gestione dei rifiuti, organizzata dal Consiglio provinciale. Infatti lo stuolo di interventi, di luminari, cattedrattici ed esperti di varia natura, che si erano susseguiti per tutto un lungo pomeriggio, finivano - sia pur con diversità di posizioni - per convergere verso un’unica conclusione: l’incenerimento dei rifiuti porta rischi alla popolazione, bisogna limitarlo il più possibile. E ora, cosa dirà il presidente della giunta, che tanto si è speso per sostenere l’inceneritore?

E invece il mitico Dellai riusciva a cavare l’ennesimo coniglio dal cilindro; e mentre la città e i giornali venivano tappezzati dalla pubblicità dell’ASM di Brescia, la potente società socia nell’affare, il presidente riusciva a far passare il messaggio conseguente agli interessi dell’ASM e opposto alle risultanze della conferenza: l’inceneritore ci vuole, andiamo avanti, siamo sulla strada giusta.

Vediamola più da vicino questa storia, anche perché non è affatto conclusa.

Rispetto a quanto da noi scritto nei numeri scorsi, la conferenza aveva confermato praticamente tutto. Il ciclo che prevede raccolta differenziata, bioessiccazione e solo alla fine incenerimento, è il più razionale. Grosso modo, come spiegato ad esempio dal direttore generale della Spa che gestisce gli impianti di Venezia, dopo la raccolta differenziata, la frazione che abbisogna di trattamento entra nel bioessiccatore, da cui esce dimezzata sotto forma di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) il quale, combustibile a tutti gli effetti, va bruciato (in impianti industriali o in un apposito inceneritore) fornendo energia termica.

Saltare il passaggio della raccolta differenziata, o quello del bioessiccatore, per privilegiare l’inceneritore, è un non-senso: perché l’incenerimento è l’attività più costosa (in termini di impianti e di gestione) e inquinante, caratteristiche che si amplificano se il rifiuto non viene pre-trattato. Se ancor oggi l’incenerimento lo si sovradimensiona, è perché costituisce un grosso business, pagato (in termini non solo monetari) dalla comunità. Il dott. Attilio Tornavacca, della Scuola Agraria del Parco di Monza è stato esplicito e brutale: "Il 2-3% del fatturato delle società degli inceneritori viene reinvestito in ‘spese promozionali’; per chi di miliardi ne fattura 300, fanno circa 10 miliardi all’anno in attività di lobby e spese elettorali dei politici compiacenti".

Non basta. Dopo questo primo colpo è arrivato il k.o., quando sul palco sono saliti medici ed epidemiologi che hanno fatto accapponare la pelle raccontandoci l’inquinamento del latte nelle mucche tedesche e nelle mamme svedesi, le catastrofi ambientali-sanitarie in alcune zone della Francia, i tumori fra gli addetti agli impianti di incenerimento e fra gli abitanti delle zone circostanti. "Un inceneritore dell’ultima generazione, di quelli che vengono definiti ‘sicuri’, inquina ogni giorno come 70 milioni di auto catalizzate che percorrano ognuna 10 chilometri" - ha asserito il dott. Federico Valerio, responsabile del laboratorio di chimica ambientale dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro.

E’ a questo punto che sul palco è salito il prestigiatore. Che ha parlato di "leggende metropolitane oggi sfatate": non è vero che costruire un inceneritore equivalga ad essere contro la raccolta differenziata; non occorre scegliere tra bioessiccatore ed inceneritore. Il primo, casomai, è un pre-trattamento.

Con questa capriola la bioessiccazione viene cancellata, si parla solo di incenerire. E poi via con le astuzie del politicante: ampie quanto vaghe assicurazioni sulla disponibilità a rivedere le dimensioni dell’impianto, che verranno decise (assieme a una valutazione su altre ipotesi) nell’ufficio Via, unufficio che in questi mesi è stato - con opportuni provvedimenti e spostamenti di personale - privato di ogni autonomia e reso prono ai voleri politici. Ricordiamo che è lo stesso ufficio che recentemente si è coperto di ridicolo autorizzando l’aeroporto commerciale,ma "limitatamente a 5 voli al giorno", ben sapendo che con 5 voli mai potrà avere senso economico alcuno.

La stampa segue a ruota: il bioessiccatore sparisce, si parla solo di come sarà l’inceneritore.

La discarica di Ischia-Podetti.

"In realtà la bioessiccazione è essenziale - ribadisce Tornavacca, che su Internet ha anch’egli letto con disappunto i resoconti della conferenza, come riportati dai quotidiani - Da una parte dimezza la quantità di materiale da bruciare. Dall’altra fornisce un vero combustibile, che può essere utilizzato da impianti industriali (che funzionando con CDR invece che, per esempio, con carbone, migliorano la combustione e quindi inquinano meno)". E se proprio invece il CDR lo si vuole bruciare in un inceneritore a recupero d’energia, il fatto di essere prima passati per la bioessiccazione permette di dimezzarne il dimensionamento (e quindi emissioni e inquinamento). E ancora: "Se si brucia CDR invece di rifiuti, si può realizzare un impianto di incenerimento molto più sicuro, proprio perché il combustibile è il CDR che assicura potere calorifico determinato e costante. Per gli inceneritori poco inquinanti è come per le macchine: se voglio le prestazioni di una Formula 1, devo lavorare non solo sul motore, ma anche sulla benzina".

Se a questo aggiungiamo che la bioessiccazione è più economica e l’impianto realizzabile molto prima…

C’è un altro punto chiave, di cui si è invece poco parla to: le rotoballe, i rifiuti oggi accatastati ad Ischia Podetti. Sono un pericolo, denunciato da Giorgio Rigo di Italia Nostra, e avallato da molteplici interventi scientifici. Una discarica è molto pericolosa: eventuali incendi, per autocombustione o altro, sono purtroppo sempre possibili, e l’inquinamento sarebbe equivalente a quello di un inceneritore senza torre e senza filtri, in parole povere un disastro ambientale ai margini della città. E anche senza incendi il materiale percolante molto probabilmente filtra nel sottosuolo, può inquinare la falda acquifera e l’Adige.

Il piano dei rifiuti testè approvato dalla Giunta provinciale prevede di non far niente: continuare ad accumulare rotoballe, in attesa del 2007-2008 quando, se tutto andrà bene e non ci saranno intralci da parte della popolazione, poco propensa a convivere con il mostro, sarà in funzione l’inceneritore.

L’alternativa invece c’è, bella pronta. La Giunta provinciale ha nelle mani il preventivo della Ecolog, società di Trenitalia, la quale si dichiara pronta a trasportare e smaltire le rotoballe. Destinazione, gli inceneritori di Austria e Germania - i quali, sovradimensionati come quello che si vuole realizzare a Trento, hanno fame di rifiuti. Costo: 120 euro a tonnellata, cioè 232 lire al chilo.

Dellai finora ha detto di no. Non è una questione di costo (il costo di incenerimento non sarà molto distante, il Piano provinciale prevede le 150 lire al chilo, ma in esso vengono conteggiati gli attuali incentivi, che nel 2007 tutti prevedono verranno ridotti o aboliti, proprio perché l’incenerimento anche a livello europeo viene considerata un’attività da non incentivare). "E’ una questione di etica - ha sentenziato il Presidente, in un improvviso sussulto moralistico - Non è giusto che il Trentino scarichi sugli altri i propri problemi ambientali."

E così gli abitanti di Gardolo e Roncafort devono vivere con l’inquinamento di una discarica a cielo aperto, quelli di Trento con il pericolo di un incendio dalle ceneri ipertossiche, quelli dell’asta dell’Adige, da Verona a Rovigo (ma non sono fuori provincia anche loro?) con l’approvvigionamento degli acquedotti da un fiume in cui sversa una discarica.

In realtà, se si accettasse l’offerta di Trenitalia, si potrebbe (finalmente!) ragionare sulle necessità vere del Trentino, e sul dimensionamento non gonfiato dell’inceneritore-termovalorizzatore. Il Piano dei Rifiuti ne prevede una produzione di 280.000 tonnellate annue. Con un 50% di raccolta differenziata (obiettivo che il Comune di Trento chiede sia per tutti obbligatorio nel 2007) rimangono 140.000 tonnellate da trattare. Con la bioessiccazione (che, ripetiamo, non si capisce perché sia sparita) rimangono 70.000 tonnellate di CDR.

A questo punto, a che serve un inceneritore da 280.000 tonnellate come quello previsto dalla Giunta provinciale?