Inceneritore: una vittoria di Pirro?
Al Comune di Trento passa il progetto dell'inceneritore, pur con tantissimi "se" ed altrettanti "ma", di una sinistra che vorrebbe contemporaneamente salvarsi l'anima (e l'elettorato) ed evitare lo scontro con il partito degli affari. E tutto rimane ancora aperto.
E’ finita con una vittoria del partito dell’inceneritore il recente passaggio della querelle nel Consiglio comunale di Trento. Vittoria ai punti? Senz’altro. Vittoria di Pirro? Forse, anzi probabile.
Ma una vittoria comunque è stata: l’ordine del giorno approvato dalla maggioranza, fra mille distinguo, commi, ventilate verifiche, "paletti" come li chiamano in politichese, dell’inceneritore dà comunque e sempre per scontata la realizzazione.
Bene, si dirà, giusta o sbagliata, questa è una decisione. Vuol dire che la maggioranza ha deciso una politica e, come è suo diritto-dovere, conseguentemente la persegue.
Niente di più sbagliato. La stragrande maggioranza del consiglio comunale, e – probabilmente – anche la maggioranza della maggioranza, pensa che la politica dell’inceneritore sia inadeguata, o addirittura nociva; e quindi, pressata da una parte dai potentati pro-inceneritore (la Provincia, ossia Dellai-Grisenti), dall’altra da settori consistenti e sempre più importanti di preoccupata pubblica opinione, in realtà non sa che fare. E tira a perdere tempo, a barcamenarsi, a porre "paletti".
Gli ultimi avvenimenti hanno confermato in pieno questa dinamica. Vediamo per punti.
Primo. La soluzione dell’inceneritore si sta rivelando sempre più obsoleta. Anche – e a questo punto soprattutto - dal punto di vista strettamente economico. "La differenziata? Bella idea, ma bisogna vedere quanto costa" - ha sentenziato l’ineffabile assessore provinciale Grisenti. Peccato che pochi giorni dopo l’assessore comunale Maurizio Postal rivelasse che la raccolta differenziata costi meno dell’indifferenziata (alla prima vanno sottratti i rientri dalla vendita dei materiali differenziati): e alla seconda – aggiungiamo noi – vadano aggiunti, cosa che nessuno mai fa, le centinaia di milioni (di euro) della costruzione dell’inceneritore.
Non basta: il candidato verde (alle primarie dell’Unione) Alfonso Pecoraro Scanio, di passaggio a Trento, ha pronunciato un’appassionata autocritica della passata fede inceneritorista del suo partito, tradottasi, durante il governo dell’Ulivo, in sovvenzioni agli impianti, visti come provvidenziale alternativa alle discariche: oggi il quadro è cambiato, bisogna puntare su riduzione, differenziazione, riciclo. – afferma Scanio – Tornati al governo, aboliremo le sovvenzioni agli inceneritori.
"Pecoraro Scanio non sa quello che dice, gli impianti li finanziamo noi con i nostri soldi" - gli ha risposto, nervosissimo, Dellai. Sbagliando due volte: innanzitutto perché i soldi della Provincia non sono suoi, ma di tutti noi; e poi perché le parole di Pecoraro Scanio, anche se riferite ai contributi alla costruzione che qui a Trento sono a carico della Provincia Autonoma, purtuttavia si inseriscono in un quadro generale di ripensamento, all’interno del quale anche l’Unione Europea si rivela sempre più contraria alle ulteriori sovvenzioni (che in realtà ne quadruplicano il valore) alla produzione termoelettrica degli inceneritori. E il giorno che mancassero queste ultime, il business (super assistito) del’incenerimento sarebbe del tutto finito.
Insomma, è l’evolversi delle cose, è la storia stessa che rende l’incenerimento non più adeguato. L’avvento sulla scena industriale di miliardi di nuovi produttori-consumatori, dagli indiani ai cinesi, rende ormai ineludibile la spinta al riuso, al risparmio di materie prime ormai scarseggianti. Il che comporta da una parte la necessità impellente di adottare nuove politiche, e la loro nuova convenienza economica; e dall’altra anche – e per fortuna – il crescere di una nuova consapevolezza a livello sociale (chi immaginava che fosse così facile raggiungere obiettivi di raccolta differenziata finora definiti "utopistici"?) che rende queste nuove politiche realizzabili.
Tutto questo però – e siamo al secondo punto – non ha fatto ancora breccia nell’accoppiata Grisenti-Dellai. Che continua a dileggiare la differenziata e a sostenere a spada tratta il business dell’incenerimento, che rischia tra qualche anno di essere semplicemente rovinoso; ma tanto non sono soldi loro, e d’altra parte si è vista parallela intransigente ostinazione nel sostenere un business ancora più demenziale come quello dell’aeroporto.
E così abbiamo le continue pressioni sul Comune di Trento e sul tremebondo alleato diessino.
E al contempo l’imperturbabile procedere verso la realizzazione, indifferenti del fatto che, formalmente, è ormai il Comune di Trento a dover decidere. Creando continuamente fatti compiuti, impegnando somme per centinaia di milioni, come – ultime – le spese di progettazione del nuovo ponte sull’Adige, pensato (e finanziato; questi soldi, Grisenti, al solito non li contiamo?) ad uso e consumo esclusivo dell’inceneritore.
E qui veniamo al terzo punto: il ruolo della sinistra. Anche il sindaco Pacher è stato investito dalla sindrome della Jumela: avere evidentemente ragione, poter contare sul sostegno dell’opinione pubblica, eppure sentirsi obbligati a dire di sì all’alleato-padrone Lorenzo Dellai.
Eviteremo i sarcasmi, invero troppo facili. Rimarchiamo solo come Pacher stia seriamente correndo il rischio di fare la stessa miseranda fine della sinistra in Provincia: quando hai ragione e sei più forte nella società, eppure ti pieghi, vuol dire che non vali niente. E allora è giusto che non conti più nulla.
In questo quadro si iscrive anche la parabola di Costruire Comunità. Il movimento era nato come reazione di una parte della sinistra, soprattutto ambientalista ma non solo, alla subalternità prima, e alla sudditanza poi, dei Ds a Dellai. E aveva fatto del rigore, della centralità dell’etica in politica, la propria primaria ragion d’essere.
Costruire Comunità, passata dal piano culturale a quello politico aveva subìto una prima bruciante sconfitta alle ultime elezioni provinciali, quando Dellai aveva brutalmente impedito ai Ds di ospitare nella loro lista il loro esponente Luigi Casanova; e "la cosa ancor ci offende, noi non dimentichiamo" - sottolineò alcuni mesi orsono lo stesso Fassino); poi però, alle recenti comunali, confluita in Trento Democratica, era riuscita a piazzare ben tre consiglieri e un assessore.
Tutte persone elette in base alla priorità delle tematiche ambientali; e soprattutto del rigoroso principio per cui prima vengono i contenuti della politica, poi gli schieramenti. Invece abbiamo visto i tre consiglieri di Costruire Comunità (Flavio Santini, Michelangelo Marchesi, Nicola Salvati) allinearsi come ubbidienti soldatini agli ordini di Pacher, ossia di Dellai.
La cosa non è stata brutta solo dal punto di vista estetico, ma anche dal punto di vista della sostanza politica: se i tre, invece di ubbidire ai diktat inceneritoristi, avessero votato contro, seguendo peraltro i socialisti e i verdi, anch’essi della maggioranza pacheriana, oggi non si starebbe più a discutere su come limitare, ostacolare, recintare l’incombente costosissimo impianto; si discuterebbe, anzi si inizierebbe a impostare nella pratica una moderna politica dei rifiuti.
In sostanza Costruire Comunità non si è rivelata all’altezza dei propri intendimenti proprio quando è risultata decisiva: uscita dai tepori dei dibattiti culturali e relativi buoni propositi, e gettatasi nell’arena politica, in posizione non già di testimonianza, bensì decisiva, ha avuto paura di se stessa, e si è sciolta come neve al sole.
Dopo il fattaccio, gli esponenti di Costruire Comunità hanno rabberciato un incontro con la base. Assenti, in sprezzante distacco, i padri nobili Walter Micheli e Vincenzo Passerini che hanno anche rifiutato qualunque commento sulla stampa, si è tentato di addomesticare l’incontro incanalandolo in discorsi tecnicistici (come si fa la raccolta differenziata, in cosa consiste l’alternativa del CDR, eccetera); la cosa è riuscita per alcune ore (e fintanto che erano presenti i cronisti), ma poi è esplosa l’insofferenza dei militanti.
Sbaglieremo, ma riteniamo che l’esperienza di Costruire Comunità sia conclusa.
A questo punto l’unica cosa logica per i suoi esponenti è la prospettiva di un’onesta militanza nei Ds.