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QT n. 12, 12 giugno 2004 Cover story

Innsbruck chiama Trento

Con la chiusura del pacchetto d’Autonomia, il Tirolo si sente libero di sviluppare rapporti a sud, senza dover chiedere permesso a Bolzano. E Trento, cosa risponde? L’attualità dell’Euregio di fronte ai problemi del Brennero, le nuove potenzialità, le chiusure sudtirolesi, le ambiguità trentine.

“Vede, questo è il nostro nuovo schema organizzativo interno - ci dice il rettore, mostrandoci un organigramma - Come può osservare, c’è un ruolo di primissimo piano per il nuovo Centro di Ricerca Culturale e di Relazioni con l’Italia. E quindi, in primo luogo, con Trento. Abbiamo la volontà, le risorse umane, i fondi già stanziati, per sviluppare questi rapporti. E lo faremo".

l prof. Manfried Gantner, rettore dell’Università di Innsbruck (a sinistra) e il pro-rettore, prof. Tilman Märk.

A parlarci è il prof. Manfried Gantner, rettore dell’università di Innsbruck, assieme al pro-rettore prof. Tilmann Märk, a capo del nuovo Centro di Ricerca per i rapporti con l’Italia. L’entusiasmo, la convinzione dei due cattedrattici nell’illustrarci le nuove prospettive che intendono aprire verso l’Italia e verso Trento, rappresentano bene il clima positivo, le aspettative che abbiamo riscontrato in una nostra inchiesta a Innsbruck.

"Storicamente Innsbruck ha sempre teso ad avere rapporti con il Sud, si è sempre pensata come una porta verso l’Italia" - ci dice Markus Soomersacher, direttore dell’emittente radio-Tv ORF Tirol

"La nostra tendenza verso Trento è stata in questi decenni fermata dal problema Sudtirolo - afferma Claus Reitan, direttore del principale quotidiano locale, il Tiroler Tageszeitung - Ora con la chiusura del Pacchetto d’autonomia l’Austria ha ufficialmente dichiarato il Sudtirolo un problema risolto. E noi possiamo finalmente sviluppare i nostri interessi, la nostra cooperazione verso sud".

Il nostro servizio era partito dal problema del Brennero; e dalla sensazione che i governi locali, tesi a litigare su come spartirsi la torta dei lavori, rischino di subire le decisioni strategiche (Con Innsbruck? Purchè ci si creda davvero). L’ultimo episodio: mentre Dellai e Durnwalder bisticciano sulla sede della società dell’eurotunnel, dall’Anas, cioè dal governo italiano, arriva un inusitato diktat all’Autobrennero: se volete il rinnovo della concessione, abbandonate l’idea di far viaggiare i pendolari sui treni e costruite un casello a Laives per convogliarli sull’autostrada. Un episodio, se si vuole, minore, e magari anche successivamente ridimensionato; eppure emblematico del problema di fondo: Roma non favorisce certo il passaggio da gomma a ferro, Bruxelles dei problemi ambientali delle valli alpine se ne fa un baffo. Se le regioni alpine non fanno blocco, rischiano di perdere il controllo del territorio.

Su questo concorda anche il sindaco di Trento Alberto Pacher: "Se andiamo avanti in maniera disomogenea, il pericolo concreto è che l’asse del Brennero diventi solo un canale di traffico. Quello che in Europa chiamano il Corridoio 1, Berlino-Palermo: può essere un’opportunità, oppure una sciagura".

I tre presidenti: Dellai, Van Staa e Durnwalder

Tutto questo rimanda alla famosa e fumosa Euregione, la collaborazione istituzionalizzata tra Trentino, Sudtirolo e Tirolo. A che punto è? E’ un progetto defunto e riesumato solo in qualche passerella politica? (In proposito vedi il nostro articolo del febbraio 2001 su I tre tromboni, i tre presidenti del Trentino, Sudtirolo e Tirolo, e la desolante banalità delle loro comuni dichiarazioni d’intenti, non supportata da alcuna reale volontà strategica).

Mettendo momentaneamente tra parentesi il Sudtirolo e la sua attuale tendenza a voler fare da solo (vedi il nostro servizio Ma a Bolzano, interessa stare con Trento? sul numero 3 dello scorso anno), il problema è Innsbruck: quanto è ancora interessata a questo tipo di rapporto? Di qui la nostra inchiesta.

La prima risposta che ci forniscono gli esponenti politici è di quelle che non ammettono dubbi: il rapporto con Trento e Bolzano è importantissimo e va benissimo. Come il rancio: ottimo e abbondante.

"Abbiamo una cooperazione strettissima che funziona bene - ci dice il Capitano del Tirolo Herwig van Staa - le nostre tre province sono il cuore del coordinamento delle regioni alpine (l’Arge Alp)"

Il Capitano del Tirolo Herwig van Staa (sulla parete di fondo, un celebre quadro su Andreas Hofer).

"Lavoriamo molto bene con Bolzano e Trento sul terreno culturale - afferma la sindaca di Innsbruck Hilde Zach - ma si è visto anche con il grandioso progetto del tunnel del Brennero, realizzato grazie alla collaborazione tra van Staa, Dellai e Durnwalder, quanto sia importante agire assieme"

"Abbiamo un accordo Tirolo-Austria per governare il lato nord del Brennero, ci sarà un accordo tra le vostre province e l’Italia per governare quello sud. Ho appena avuto un incontro con Stoiber (governatore della Baviera) e nelle ultime settimane ne ho avuti tre con Romano Prodi. Nel parlamento europeo formeremo un gruppo di pressione che andrà da Vittorio Prodi dell’Ulivo di Bologna a Roberto Formigoni di Forza Italia di Milano per sostenere una più razionale politica del trasporto alpino" – sostiene con sicurezza van Staa.

Va quindi tutto bene? Questa politica dei mille rapporti personali è così fruttuosa?

Markus Sommersacher, direttore di ORF Tirol.

"Ma per favore... - risponde senza tante diplomazie il direttore di ORF Tirol, Markus Sommersacher, che ha appena mandato in onda i notiziari sugli ultimi ingorghi - I risultati sono i chilometri di coda sull’Autostrada. In quanto ai rapporti personali di van Staa, è vero, con Dellai sono ottimi, ma non certo con Durnwalder, anche se lui vuol far credere il contrario. In realtà il Sudtirolo, appena può, ci bypassa e prosegue nei suoi rapporti preferenziali con la Baviera – e ci mostra il comunicato di un incontro di Durnwalder e Ebner con Stoiber – In questo momento stanno discutendo con Monaco delle decisioni che riguardano la nostra terra".

Forse c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto; di sicuro c’è una storica tendenza di Bolzano a guardare verso Monaco, contrapposta a quella di Innsbruck a guardare a sud.

Il direttore della Tiroler Tageszeitung, Claus Reitan.

"La cooperazione tra le tre province è importante, ma non è facile, soprattutto perché ognuno è concentrato sui propri problemi - sostiene il direttore della Tiroler Tageszeitung, Claus Reitan - Eppure bisogna avere un approccio comune. Il traffico riguarda le connessioni Venezia-Rotterdam e Milano-Monaco, all’interno delle quali i pochi chilometri delle nostre regioni contano ben poco. Invece la cooperazione bisognerebbe praticarla e imporla. Perché mai i treni si devono fermare al Brennero per cambiare motrice e personale? Perché l’Austria a suo tempo, quando era fuori dall’Unione Europea, non ha voluto adottare la politica dei container, che permettono alle merci di viaggiare senza trasbordi dalla nave, al treno, e solo da ultimo al camion?"

Del resto, anche l’ottimismo di van Staa, proprio mentre prevede prossime soluzioni, implicitamente ammette che la politica alpina, se c’è, ha finora accumulato dei ritardi: "Nel Consiglio Europeo è passata all’unanimità una risoluzione che stabilisce la priorità della salute delle popolazioni rispetto alla circolazione delle merci. Il che ci permetterà di aprire un contenzioso su alcune direttive della Commissione" (direttive che evidentemente tengono in non cale la stessa salubrità delle regioni alpine).

E ancora: "La Svizzera sta ripensando a una possibile adesione all’Unione Europea; e chiederà senz’altro il mantenimento delle sue altissime tariffe per i Tir; il che dovrebbe valere anche per le altre regioni; e quindi dare la spinta decisiva al passaggio alla ferrovia". Concludendo, siamo costretti a sperare nel futuribile ingresso della Svizzera.

Insomma, l’unità d’azione delle tre province è il minimo indispensabile per poter governare il territorio. Tutto questo in chiave "difensiva", di protezione dagli effetti di una globalizzazione sregolata (abbiamo visto il discorso su trasporti e ambiente, ma si potrebbe subito estendere all’agricoltura di montagna). Prima di passare alla chiave propositiva, dinamica, che può avere l’Euregio, dobbiamo però interrogarci sulle convinzioni del Trentino, sulla sua determinazione a perseguire un rapporto stretto non solo con Bolzano, ma anche con Innsbruck.

Andreas Hofer.

Di fatto il Trentino, diciamolo, questo progetto non lo ha vissuto con entusiasmo. La partenza era iniziata con il piede sbagliato: sotto la presidenza di Carlo Andreotti (del Patt), l’Euregio veniva presentata come una sorta di riunificazione pantirolese, nel nome di Andreas Hofer e all’ombra dei cappelli piumati degli Schützen. Un’impostazione che non poteva non incontrare lo scetticismo, quando non l’ostilità della maggioranza dei trentini. E d’altronde è un’impostazione assurda, perché – con buona pace dei settemila che la domenica scorsa, provenienti da tutte le Alpi germanofone, hanno affollato il folkloristico raduno proprio a Trento, in piazza Fiera – gli Schützen nel Tirolo d’oggi (vedi in proposito proprio da Innsbruck l’articolo di Gerhard Fritz L’inno della nazione tirolese) sono un movimento numericamente e culturalmente minoritario, anche se vezzeggiato da alcuni politicanti. Per tanti Andreas Hofer è il simbolo della più ottusa conservazione, prima ancora che dell’indipendenza austriaca: "Non è certo oggi una figura leader - chiude il discorso Claus Reitan - ma un semplice personaggio della storia".

Iniziata male, l’Euregio in Trentino si è poi arenata su un banco di prova fondamentale, la politica ambientale e dei trasporti. "Tutti i nostri governi provinciali hanno elaborato politiche dei trasporti più italiane che europee - ammette la vicepresidente della Giunta Margherita Cogo. Insomma, quando Dellai vuole le mani libere per la PiRuBi e per la terza corsia, insomma per pompare più traffico nell’Autobrennero, entra in chiara rotta di collisione con la visione (e gli interessi) di Bolzano e di Innsbruck. Ma è stato proprio il dibattito accesosi attorno a queste scelte ad essere illuminante: di un Trentino che non ha ancora deciso cosa essere: se parte delle Alpi, o parte del Nord-Est.

L’assenza di chiarezza su questo spiega gli ondeggiamenti di Dellai: prima come sindaco di Trento propulsore dei rapporti con Bolzano e Innsbruck, poi come presidente del Trentino (quindi in grado di operare le scelte vere), grande affabulatore ma, nella sostanza, insabbiatore.

"Certo, è necessaria una nostra evoluzione culturale - aggiunge la Cogo - Non sono pessimista. Sulle questioni della viabilità vedo che la contrazione delle risorse sta incrinando una serie di convinzioni; e poi vedo emergere il dubbio: è più importante una nuova autostrada o la linea Adsl?"

Il fatto è che una stretta connessione ("che io non vedo codificata in una particolare istituzione - precisa Cogo) fra le tre province potrebbe andare oltre la pur indispensabile salvaguardia del territorio e della sua vivibilità. "La politica da sola arriva fino a un certo punto; e così la cultura. Poi è la base economica ad essere decisiva - afferma Bruno Wallnoefer, amministratore delegato della TIWAG, la più importante impresa tirolese, di produzione/distribuzione dell’elettricità e multiservizi.

Bruno Wallnoefer, amministratore delegato della TIWAG,

Il primo campo di applicazione dovrebbe ancora essere il Brennero, la creazione, sempre ventilata e mai attuata, di una Authority che coordini tutti i collegamenti: "quello telematico, quello elettrico ad altissima tensione integrato nel tunnel, il metanodotto". L’altro aspetto, secondo Wallnoefer, in disaccordo con le ipotesi liberiste, "sono i servizi pubblici come acqua, elettricità, rifiuti, che è bene non siano lasciati solo alle multinazionali, perché sono importanti per il tenore di vita, la base economica, la politica sociale". E difatti è proprio per far vivere queste società che lo stesso Durnwalder, distruttore della Regione, ha resuscitato l’ambito regionale nel campo della previdenza complementare e dell’elettricità. E’ il problema delle dimensioni minime, che obbliga a non rimanere chiusi. "La TIWAG ha, per ora, le dimensioni corrette; nel futuro prevedibile sarà bene aprire collaborazioni nell’Euregio".

A dire il vero, tra Innsbruck e Bolzano negli anni scorsi si erano prospettate diverse fusioni: nell’elettricità appunto, nelle banche, nei giornali, nelle linee aeree. "Se ne è realizzata una sola, fra la Tiroler Tageszeitung e il Dolomiten- afferma Sommersacher - Come mai? L’allora Capitano Weingartner giunse a dire che non ci si poteva mettere assieme con delle banche esposte a infiltrazioni mafiose... Penso invece sia il solito discorso: fra Bolzano e Innsbruck c’è una diffidenza ormai storica".

Sarà per questo che Innsbruck guarda a Trento con più attenzione.

Un’attenzione alla quale, però, bisogna corrispondere, fornendo cornici adeguate. "Ho visto due volte la mostra del Mart di Rovereto su Montagna, Mito e Scienza - ci dice la sindaca Zach - Grandiosa, bellissima; sono contenta di aver dato al direttore del nostro Ferdinandeum l’indicazione di fornire la massima cooperazione".

"Sì, decisamente interessante, un esempio di come il Trentino potrebbe proporsi come hub di connessione tra il Tirolo e l’Italia" - afferma Sommersacher.

La sindaca di Innsbruck, Hilde Zach.

Invece, illustri visitatori a parte, non c’è stata alcuna altra connessione tra il Mart e Innsbruck: "Questo dimostra il lavoro che abbiamo ancora da fare - commenta la sindaca - I nostri operatori turistici non sono interessati a propagandare una mostra a Rovereto. E’ una visione comprensibile, ma miope. E d’altra parte dal Mart c’è pervenuta solo la richiesta delle opere in prestito, nulla di più". Appunto, c’è lavoro da fare.

Su questo terreno, chi sta investendo seriamente è l’Università di Innsbruck.

Venticinquemila studenti, una clinica universitaria rinomata, alcune aree di assoluta eccellenza, l’Università è una realtà consolidata. Una recente legge austriaca ha smosso le acque, concedendo agli atenei larga autonomia, ma ponendoli in forte concorrenza; e spingendoli a cercarsi specifiche connotazioni, che attraggano studenti e finanziamenti.

E l’ateneo di Innsbruck ha deciso di caratterizzarsi in alcuni campi, tra i quali spiccano i rapporti con l’Italia (in una città dove già la seconda lingua più insegnata è l’italiano); con il Mediterraneo; lo studio dello spazio alpino, inteso come economia, ambiente, ecologia.

Come mai questa scelta?

Università di Innsbruck, la facoltà di sociologia.

"Perché è il nostro vicino più prossimo - ci rispondono il rettore e il prorettore - C’è un interesse sia personale che scientifico. Siamo stati tutti turisti in Italia, ne amiamo la cultura, il cibo, il paesaggio. Non sono sviluppate invece adeguatamente le connessioni economiche: dobbiamo crearne i presupposti. L’Austria è tra la Germania e l’Italia, tra il Centro Europa e il Mediterraneo: intendiamo partire da questa posizione per fungere da ponte, lavorare assieme".

Di qui l’interesse per il Trentino ("con il quale per di più condividiamo l’appartenenza alla stessa area") e per l’Università di Trento. Con la quale già ora i rapporti sono ottimi: "Con il rettore Egidi abbiamo avuto un punto basilare in comune: non siamo un’università italiana e una tedesca, ma un’università europea"; e inoltre sono già operanti la doppia laurea e la BIT School (Bozen, Innsbruck, Trento) nella computer science.

"Ma questi ora sono per noi solo dei pur buoni punti di partenza: stiamo lavorando per andare avanti. Oltre allo studio della lingua e cultura italiana, vogliamo approfondire campi di ricerca comune in economia, architettura, ingegneria e fisica. E abbiamo i finanziamenti della locale Camera di Commercio, della nostra Provincia, da Vienna, dall’ambasciata italiana".

Innsbruck chiama Trento, quindi. La città austriaca, dopo la chiusura del pacchetto, si sente più libera di guardare a sud, senza dovere per forza avere il beneplacito dei cugini di Bolzano.

E Trento, che fa? Vuole ancora giocare sulle ambiguità dell’ambientalismo autostradale? Non decidere tra modello di sviluppo alpino e Nord-Est? Ha sempre paura di irritare il vicino Durnwalder?

Ne parliamo con il sindaco di Trento Pacher, nominato dai nostri interlocutori tirolesi una sola volta, contro le decine in cui è stato evocato Dellai; forse ad indicare un certo raffreddamento nei rapporti tra le due città dopo la promozione dell’ex-sindaco a presidente.

"Non parlerei di raffreddamento, quanto piuttosto di strutturazione di un rapporto dopo una prima fase di avvio. Abbiamo una buona collaborazione sul piano turistico, e l’importante sede comune dell’Euregio a Bruxelles. Certamente uno dei temi centrali del nostro rapporto con Innsbruck, come del resto con Bolzano e pure Verona, non può non essere quello del governo dei flussi di traffico".

Resta il problema se Trento, a fronte di un Tirolo proteso verso sud, riuscirà a sua volta a guardare a nord.

"E’ vero che l’Università di Trento, nei suoi ampi rapporti internazionali, non ha relazioni privilegiate con Innsbruck. Questo non dovrebbe più accadere. Nell’ottica generale dovremo forzare Bolzano ai rapporti con Innsbruck. Non credo nei salti: Bolzano che salta Innsbruck, noi che saltiamo loro...; non più rapporti bilaterali, ma multilaterali, per creare davvero un’integrazione nell’intera area".

Nemmeno la Cogo pensa a rapporti privilegiati con il Tirolo snobbando l’Alto Adige: "Certo, a Bolzano devono capire che noi non abbiamo bisogno del loro visto per avere rapporti con Innsbruck. E d’altronde, benché sia vero che i sudtirolesi molto spesso pensano di poter fare da soli, questa è una posizione che non può avere futuro. E mi sembra di capire che inizino a rendersene conto".