Dalla gomma al ferro, dalle chiacchiere ai fatti
I Tir, la lobby dell'autotrasporto, le tariffe dell'Autobrennero: quali impegni dei candidati alle europee?
Il riequilibrio del trasporto merci ferro-gomma è un luogo comune. Anzi una favola: sempre se ne parla, mai si fa. Almeno in Italia: nel resto d’Europa invece già c’è una quota preponderante di trasporto merci su rotaia. Per non parlare della mitica Svizzera che - gelosa delle proprie prerogative di terra alpina ecologicamente non compromessa e, fuori dall’Unione Europea, indifferente alle pressioni dei mega-apparati economici - i Tir li ha banditi.
Ora, anche a Trento si è tentato un passaggio da gomma a ferro: approntando un servizio di trasporto dei Tir su appositi treni. Il risultato è stato negativo, il sistema non è concorrenziale.
Ma qui sta il punto: come si fanno i calcoli della concorrenzialità? Chi paga le spese di un sistema o dell’altro?
Il finanziamento del sistema autostradale va infatti chiarito. Le spese di costruzione sono nella stragrande maggioranza a carico degli enti pubblici (quindi della collettività); le spese di gestione a carico degli utenti; i costi dovuti agli inquinamenti (piogge acide, inquinanti cancerogeni) non vengono contabilizzati ma sono ancora a carico della collettività.
Consideriamo le spese di gestione. Larga parte delle quali sono di manutenzione, rifacimento del manto stradale e soprattutto dei ponti e viadotti. Bene, tali spese sono dovute, in massima parte al transito dei Tir: è stato calcolato che il passaggio di un Tir sollecita un viadotto quanto il passaggio di diverse migliaia di autovetture. Ecco quindi che i costi di manutenzione, dovuti ai Tir, sono invece – in pratica – addebitati alle autovetture; quindi ancora alla collettività.
In pratica l’autotrasporto è tre volte assistito dal pubblico: con la costruzione delle autostrade, con il carico dei costi ambientali, con la distribuzione su tutti gli utenti dei costi di manutenzione.
Abbiamo così il paradosso che il mezzo di trasporto socialmente più oneroso, è anche quello più assistito.
Si impone una revisione del sistema. C’è stata la parentesi degli ecopunti: delle limitazioni al passaggio dei Tir (volute dall’Austria come condizione per l’adesione all’Unione Europea), che hanno fatto decollare l’intermodalità, ossia il passaggio dei treni su appositi vagoni; esaurita la fase degli ecopunti, si è ritornati ai Tir.
Ora si prospetta una soluzione più radicale, e anche più equa: fare pagare all’autotrasporto i propri costi, introducendo delle tariffe autostradali proporzionali al peso del veicolo. Come succede in Svizzera: dove si è visto che tale provvedimento annulla la concorrenzialità dell’autotrasporto.
Una soluzione semplice, efficace e giusta. Da introdurre con la dovuta gradualità, ma doverosa.
C’è però un ostacolo, ovvio: gli autotrasportatori. Che ovviamente protestano. Come protestavano i vetturini dei calessi quando si parlava di introdurre i tram. E il Trentino, grazie alla sua posizione geografica, ha la maggior concentrazione in Italia di ditte dell’autotrasporto.
La decisione, riguardante uno dei massimi assi del traffico internazionale, deve avvenire a livello europeo.
I nostri parlamentari europei che intenzioni hanno?
Abbiamo sottoposto questa questione al gruppo di candidati al parlamento dell’Ue che abbiamo più ampiamente intervistato in Elezioni europee: candidati, domande e risposte n.2
I due candidati non autoctoni, Raniero La Valle (Rifondazione Comunista) e Giulietto Chiesa (Lista Ochetto-Di Pietro) hanno onestamente confessato di non conoscere il problema: "Non posso rispondere a una questione che non conosco in maniera approfondita – ci hanno riposto entrambi con parole molto simili - Si tratta di un dossier che mi impegno ad esaminare qualora eletto. In ogni caso la mia valutazione sarà ispirata a due principi: primo, l’interesse generale viene prima di quello di gruppi particolari; secondo, il rispetto della salute e dell’ambiente è prioritario rispetto alle merci."
Informati sul problema si sono invece dimostrati i candidati trentini.
Ivo Tarolli, dell’Udc ci ha detto: "Nella passata legislatura c’è stata l’iniziativa di supportare, nell’Interporto di Trento, l’imbarco dei Tir sui treni. Iniziativa fallita, proprio per la mancanza di disincentivi al trasporto su gomma, troppo concorrenziale. Bisognerà riprendere quell’iniziativa, ma accoppiata ad opportuni disincentivi." Richiesto di essere più specifico sugli aumenti tariffari, li ha definiti "una delle ipotesi possibili".
Anche Enzo Boso conosce il problema. E, in dissonanza con il suo partito, la Lega Nord, nei fatti filo-autostradale e anti-ambientale, condivide la necessità di passare alla ferrovia: "Queste che lei mi sottopone, sono state mie proposte, che ho sostenuto da parlamentare: obbligare i Tir in Valsugana a imbarcarsi sui treni. Per avere più sicurezza e meno inquinamento. Mi hanno fregato inventandosi dei lavori alla ferrovia, e rimandando tutto a data da destinarsi."
E’ troppo sperare in un’azione più incisiva, non isolata bensì raccordata a livello europeo?