Oltreconfine sono stanchi del traffico. In Trentino, invece…
Mentre altrove si discute (e si manifesta in massa) sul futuro della viabilità europea, da noi ci si emoziona per le baruffe fra Dellai e Durnwalder.
Nelle Alpi stanno accadendo fatti importanti nel settore trasporti, decisioni che in pochi anni cambieranno le strategie economiche dei territori e che avranno anche conseguenze dirette sul futuro del Trentino inteso come terra di mezzo. Ai cittadini trentini non è stata offerta alcuna opportunità di conoscenza; il che è comprensibile con un mondo politico che invoca più o meno convinto la costruzione della Valdastico e il potenziamento dell’Autobrennero, ma che diventa allarmante quando coinvolge anche l’informazione e i tre quotidiani.
Nel Veneto, un vertice che doveva ratificare il completamento dell’autostrada Alemagna decide clamorosamente di cassare il progetto e di spingere verso un’altra soluzione più morbida, seppur sempre pesante: una bretella che colleghi Pian della Vedoia (Longarone), quindi la A27 Mestre- Longarone, verso la A23, Udine- Tarvisio con una nuova direttrice autostradale, in parte come superstrada, per arrivare fino a Oberddrauburgm, fra Lienz e Spittal, passando sotto il Passo della Mauria. Sarà il supercommissario per le grandi opere, Bortolo Mainardi, a seguire progettazione e finanziamento dell’opera, con il lasciapassare del governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy e di quello veneto, Gianfranco Galan. Dalla scelta esce sconfitto il candidato presidente della Provincia di Belluno del centro-destra, Floriano Prà (FI), da sempre convinto sostenitore del proseguimento dell’Alemagna verso Cortina d’Ampezzo e Austria.
Un tunnel di cinque chilometri collegherà quindi il Cadore alla Carnia per poi scendere nella valle della Drava. Un’autostrada che farà viaggiare l’economia - dicono i poteri forti del Triveneto - che collegherà l’Italia ed i suoi porti al Centro Europa e specialmente ai mercati dell’Est, quelli della nuova Unione.
Ma da parte austriaca, non solo fra i sempre più forti e decisi ambientalisti, si leva un nuovo veto: basta traffico, basta camion. Italiani, fermatevi e ripensate l’intero vostro sistema di autotrasporto.
Pochi giorni dopo, il 7 aprile, quasi diecimila manifestanti bloccano l’autostrada del Brennero a Wattens, poco dopo Innsbruck, un successo che ha dell’incredibile.
Tutto ciò accade mentre in Trentino si parla con animi accesi degli schiaffi che Durnwalder ha inflitto al governatore trentino, Lorenzo Dellai, e dei milioni di euro che ricadranno nella gestione finanziaria di Euregio Finance con sede in Alto Adige, e si discute se la costruzione del tunnel del Brennero debba essere affidata agli altotesini ricacciando i trentini sotto i confini di Salorno.
Il dibattito in Austria e Germania, per nostra fortuna, assume ben altri contenuti e livelli, nemmeno sfiora liti e contenziosi fra governatori di minuscole provincie.
I cittadini trentini non sono stati informati di quanto accadeva nelle immediate vicinanze e ci fermiamo ad una prima, amara riflessione. La Casa dei trentini si sta articolando minacciosa, è uscita dalle strettoie politiche delle valli e del confronto fra Margherita e PATT per offrirci una già strutturata Provincia sempre più autreferenziale, sempre più isolata dal contesto europeo, sempre più marginale a livello politico sia nazionale che internazionale, come ha ben dimostrato il recente accordo-beffa fra Durnwalder ed i ministri Frattini e Lunardi. Solo grazie alla televisione regionale (la RAI) abbiamo saputo che c’è stato il blocco dell’Autobrennero e che questo blocco era sostenuto dal governo austriaco, da tutti partiti del Tirolo, dalla SVP e socialisti delle Alpi (e la sinistra trentina, dov’era?), dai vescovi di Bolzano e di Innsbruck, e perfino dai medici di Bolzano, sempre più preoccupati per la salute precaria dei loro cittadini.
A Wattens, accanto alla chiesa barocca di Karlskirche, 5-10.000 persone - impossibile contarle - avevano invaso la sede autostradale giocando, ballando discutendo di temi alti, di profilo internazionale, di scelte economiche strategiche che hanno comunque, giorno per giorno, ricadute sulla qualità del nostro vivere e sul futuro delle Alpi.
Lungo le corsie dell’autostrada, fra i banchetti e i tavoli dei bambini, non c’erano solo gli ambientalisti tradizionali, i verdi o le relative associazioni, ma anche i Freiheitlichen, i liberali e tutta la sinistra; c’erano le compagnie degli Schützen tirolesi che hanno sfilato mettendo in mostra orgoglio e convinzione nella difesa della loro Heimat.
Cosa chiedeva la manifestazione? Aumento consistente del pedaggio autostradale per coprire i costi di manutenzione e anche quelli legati all’ambiente e alla difesa della salute, rafforzamento del trasporto ferroviario locale ed internazionale, ristrutturazione del trasporto merci internazionale.
Gli ambientalisti, guidati da Fritz Gurgiser, leader di Transitforum, attaccano anche il progetto del traforo, che viene ritenuto un progetto nato morto, una mortficazione della catena alpina, anche perché sarà completato fra 20 anni, in ritardo, e non risolve i problemi strutturali del traffico delle merci nei valichi alpini. Il tema della difesa della salute dei cittadini tirolesi è ormai centrale, tanto che aumenta l’insofferenza verso il mondo politico italiano che continua a sostenere potenziamenti autostradali, dalla Carnia verso la Carinzia, dal Veneto verso il Tirolo.
Il ministro ai trasporti austriaco Hulbert Gorbach ha recentemente denunciato come nei primi tre mesi del 2004 il traffico dei TIR sia aumentato del 18% causa l’eliminazione degli ecopunti imposta dall’Unione Europea. Un trend che porterà al disastro l’economia turistica tirolese, ma che accentuerà i già importanti problemi di salute per le popolazioni attraversate da queste arterie di grande traffico.
Questi sono i temi che animano il confronto fra ambientalisti e governi in Austria e Germania, questa la posta in gioco nella protesta che ha mobilitato migliaia di famiglie.
Ritornando al Trentino- Alto Adige viene da chiedersi quali ricadute sulla precarietà della salute dei nostri cittadini abbia l’Autobrennero, quali siano le reali emissioni di inquinanti sui terreni e nell’aria, come sia possibile intervenire per risolvere almeno parzialmente una situazione sempre più preoccupante. Abbiamo mai visto un nostro assessore preoccuparsi dell’argomento, o l’Azienda Sanitaria fornire i dati reali delle patologie presenti sul territorio e quindi avviare una politica di prevenzione rivolta ai cittadini?
No, la nostra politica, grazie anche ad una stampa disattenta e sempre più localista, appunto racchiusa nella Casa dei Trentini, si ostina a limitare il tema del traffico negli angusti ambiti del nostro territorio. Valdastico sì o no, terza corsia (per arrivare dove?) e il potenziamento della ferrovia del Brennero utilizzato solo come slogan da campagna elettorale, il superman Durnwalder che mette all’angolo il pacioso Dellai, e non cede: di questo si legge.
E’ in questo disattento e povero panorama che chiude la Bertani Servizi Ferroviari, lasciando a casa disoccupati 15 lavoratori. E’ l’azienda che gestiva il servizio di autostrada viaggiante da Trento a Worgl, ridotta a sostenere margini di guadagno talmente esigui da arrivare alla drastica decisione causa lo smantellamento del sistema di ecopunti austriaco.
E’ dentro questa pericolosa involuzione localista che stiamo strutturando una Provincia sempre più chiusa, incapace di progettualità ampie e di scelte coraggiose. E’ in questa situazione che leggiamo l’assenza dal confronto su temi strategici delle forze sindacali, tutte. Nel frattempo, sia a nord del Trentino che ad est si prendono decisioni che avranno ripercussioni decisive per decenni nella qualità dello sviluppo del Trentino.