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QT n. 9, 5 maggio 2001 Cover story

Gli italiani laici non votano?

Candidati super-cattolici, premier genuflessi, Chiesa invadente. La laicità dello Stato sembra un valore ormai in disuso. Ne parliamo con i candidati.

Sui quotidiani, nelle tante pagine di presentazione dei candidati, un dato ci sembra spiccare significativo: tranne uno (il radicale Valcanover) i candidati trentini sono tutti cattolici, tutti praticanti, la domenica la santificano tutti con la Messa. Sembra un’anomalia statistica: nella popolazione - ci dicono le ricerche sociologiche - sono meno del 30% i praticanti, in costante diminuzione; tra i candidati invece c’è una maggioranza schiacciante di cattolici Doc.

Ovviamente, non è un caso. In questi ultimi tempi abbiamo assistito a una verticale caduta della cultura della laicità dello Stato; caduta cui hanno dato corposo contributo le stesse autorità istituzionali. Ricordiamo Massimo D’Alema, che nelle vesti di Presidente del consiglio dei Ministri si rivolge a Woitjla chiamandolo "Santo Padre"; il suo successore Giuliano Amato, che di fronte alle proteste vaticane per le manifestazioni dell’Orgoglio Gay, si scusa di non poterle impedire perché "purtroppo sono permesse dalla Costituzione"; né molto meglio sta facendo l’attuale candidato Rutelli, che folgorato sulla via di Palazzo Chigi, si fa fotografare mentre si comunica.

E non si tratta solo di gesti simbolici, pur altamente significativi. Si è aggirato il dettato costituzionale sul finanziamento alle scuole private; si minaccia la legge sull’aborto; e più in generale si accetta che le opinioni della Chiesa in materia di morale (dalla morale sessuale alle convinzioni sulla vita) possano divenire obbligo di legge per l’insieme dei cittadini.

Una serie di cedimenti da parte dell’Ulivo cui corrisponde, da parte del Polo, una totale, acritica adesione alle più oltranziste posizioni vaticane. Perché tutto questo? Per il voto cattolico?

Ma perché mai si deve pensare che i cattolici debbano per forza votare un cattolico? Non è insultante nei confronti dei tanti cittadini, che sono credenti ma non integralisti?

E i laici, che pur costituiscono il 70%, non votano? Oppure si ritiene che votino pensando a tasse e immigrati, e non alle genuflessioni dei propri rappresentanti?

Queste le domande che abbiamo rivolto ad alcuni candidati.

Giacomo Santini (Forza Italia)

Ad ogni scadenza elettorale resto sempre amaramente sorpreso da certe miracolose conversioni pubbliche, tipo quelle di Rutelli, che quando va a fare la comunione ha sempre un fotografo vicino, o di certi candidati locali che fanno la stessa cosa, pur provenendo da partiti più che laici. Questo uso della fede mi fa ribrezzo.

D’accordo. Ma sull’altro versante, non è che la Chiesa, approfittando di queste "conversioni", debordi?

I cattolici sono sempre stati presenti nel mondo politico. Un tempo si identificavano soprattutto nella DC, mentre oggi la frammentazione dei partiti ha portato a una spartizione di questa presenza, cheperò solo in parte è autentica; in molti casi sono vocazioni d’accatto, opportunistiche, guarda caso sempre in occasione delle campagne elettorali. Si è detto che fu il voto cattolico a determinare la vittoria dell’Ulivo nel ’96. Ma pare che quei cattolici, oggi, si siano pentiti di quella scelta.

Come mai? Non è stata sufficiente la svendita della laicità dello Stato?

Quello che l’Ulivo aveva promesso (il nodo è sempre quello della scuola privata) non c’è stato. Non chiedo uno Stato che si vesta da prete, ma uno Stato più attento alle istanze e più pronto a rispondervi.

Vale a dire?

Più trasparenza, più serietà: Rutelli e altri che oggi fanno la comunione provengono da movimenti che hanno predicato il libero amore, l’aborto, i rapporti omosessuali…

Quindi voi siete contro i matrimoni omosessuali, contro il libero amore …

Senz’altro contro i matrimoni omosessuali. E contro le coppie di fatto, pur con attenzione a situazioni umane che si possono capire.

Preferite l’aborto clandestino…

Non siamo certo favorevoli all’aborto clandestino...

Ma nei fatti, se non lo si legalizza diventa clandestino.

Io auspico che non ci siano aborti. Il cattolico vero non ipotizza che una donna si faccia mettere incinta e poi decida cosa fare. Deve pensarci prima.

Lidia Menapace (Rifondazione Comunista)

Mi sembra che la laicità dello Stato stia passando una stagione molto triste; anche presso i cattolici colti è una questione ignorata, o minimizzata. Questione millenaria, ora scavalcata con indifferenza. Fra i vari esempi mi ha colpito soprattutto l’episodio di Radio Vaticana: da un ente religioso ci si sarebbe aspettati un rispettoso alt in attesa di essere sicuri di non danneggiare le persone; invece il Vaticano si è comportato come uno Stato prussiano, giocando un cinico un tira e molla; e di fronte a questo, non c’è stato alcuno scandalo e il ministro che cerca di far applicare la legge viene zittito per ragioni di bottega elettorale.

Veniamo a queste elezioni.

Io sono convinta che non sia nemmeno lecito chiedere a un candidato di che religione sia; e se glielo si chiede, lo si dovrebbe fare per sapere se pensa di rispettare le leggi dello Stato quando entrano in conflitto con la visione della sua religione (che è quello che è successo in America quando si è candidato il cattolico Kennedy). Qui accade il contrario: pubblicamente si dichiara una fede religiosa, magari fasulla, facendo capire che si è pronti a ogni concessione. Di questa deriva sono francamente spaventata.

Ma questo serve? Il cattolico vota solo per i cattolici?

Questo serve, indubbiamente, per avere il voto degli integralisti di destra che si dichiarano credenti. E sottolineo: "si dichiarano", non "sono": perché i comportamenti pratici - a iniziare dalla vita privata dei leader - sono molto difformi dalle verità assolute conclamate in pubblico.)

Percentualmente, quanti sono?

Lo vedremo: le formazioni più integraliste sono quelle cattoliche che stanno con Berlusconi.

E non c’è un voto laico?

Sulla laicità ci sono state iniziative politiche dei radicali e di Rifondazione comunista. I grandi partiti pensano che Parigi valga ben una messa. E poi c’è una grande ignoranza: non sanno distinguere tra la sparata del singolo vescovo e la sensibilità del popolo cattolico. Così assistiamo a questa drammatica resa, politica e culturale, che significa opportunismo, paura, mancanza di fiducia in se stessi.

Tutto questo non induce la Chiesa in tentazione, a debordare, ad allargarsi?

La Chiesa ha imboccato una strada che non condivido: immagine e spettacolarità. E la religiosità sta diminuendo, a favore della superstizione, vedi culti come quello di Padre Pio. L’invadenza della Chiesa è cosa superficiale: il Papa, quando ha parlato contro la globalizzazione, è stato pesantemente censurato da quegli stessi TG che altrimenti ci inondano delle sue immagini.

Renzo Michelini (Margherita)

Il problema è molto complesso e dibattuto. Nell’economia come nella socialità, dobbiamo tenere presente la centralità della persona e la sua dignità; una visione senza nessun compromesso, ma improntata a laicità.

Si spieghi meglio.

Nel senso di avere sempre presente una morale umana e cattolica, perché questa è la nostra cultura.

Veniamo al concreto: sulla morale sessuale, le leggi devono imporre la morale cattolica, che per di più è minoranza? Ma anche fosse maggioranza, deve imporre la propria morale agli altri?

Le leggi devono conformare la convivenza civile, basandosi sulla cultura della popolazione. Però una cosa sono le regole morali, un’altra le leggi.

Per esempio: la legalizzazione dei rapporti omosessuali?

Il rapporto sessuale ritengo sia improntato alla procreazione, che è una concezione naturale prima ancora che cristiana. Poi possono esserci forme diversificate di convivenza che possono essere riconosciute. Non si può omologare la persona in un unico concetto; la diversità delle persone è una risorsa, non una limitazione.

Sulla scuola privata?

Non ho preconcetti nei confronti della scuola privata.

Il fatto è che queste scuole possono essere dei ghetti culturali: la scuola cattolica, quella islamica, quella leghista, quella dei figli di papà…

Può essere anche questo: l’antidoto sta nel fatto che poi ogni scuola si confronta con le altre; quello che mi fa paura è l’omologazione in un’unica struttura con un’ideologia statuale.

L’omologazione c’è nelle scuole private: sono per genitori cattolici, che vi mandano i figli perché rimangano cattolici, in cui gli insegnanti devono essere cattolici, e se non lo sono abbastanza vengono cacciati. Mentre nella scuola pubblica c’è, per definizione, il pluralismo.

Questo che lei descrive è un cattivo uso della libertà di insegnamento: bisogna evitare le estremizzazioni, le contrapposizioni frontali tra le culture.

Fabio Valcanover (Lista Bonino)

E’ profondamente radicata la stessa - errata - opinione del’74, quando non si voleva andare al referendum sul divorzio, e scendere fino all’ultimo momento a un compromesso: è l’errore di pensare che i cattolici non sappiano ragionare con la loro testa, e votino solo in base ai suggerimenti delle gerarchie. Naturalmente le gerarchie fanno di tutto per accreditare questo, e così vediamo i leader di Ulivo e Polo che attraversano il Tevere per andare a ottenere benedizioni per le loro linee politiche.

Quali sono i punti concreti in pericolo?

La promessa-minaccia di entrambe le aggregazioni di rivedere la legge sull’aborto (poi l’Ulivo ha fatto una parziale marcia indietro); il divieto alla ricerca scientifica sugli embrioni congelati sovrannumerari (quindi non prodotti appositamente, bensì già esistenti e destinati a essere gettati via) condannando milioni di persone che soffrono di malattie genetiche (Alzheimer, Parkinson, sclerosi) a non avere speranza; il ritardo nelle terapie antidolore (somministrazione di morfina nei malati terminali); l’eutanasia; i problemi relativi ai nuclei famigliari: coppie di fatto, coppie omosessuali, la pillola del giorno dopo, la pillola abortiva che evita l’intervento medico.

E la scuola privata?

E’ una grande discussione che non mi turba.

Non pensa che possa creare delle enclave monoculturali?

E’ un rischio che si può correre. A condizione che esista un pluralismo, nel senso che ci sia sempre la reale possibilità di scegliere tra scuola privata e pubblica.

Luigi Olivieri (Democratici di sinistra)

Nella gara a chi è più cattolico, anche lei si è distinto, rimproverando al suo avversario Giacomo Bezzi di tenere manifestazioni elettorali nei giorni prepasquali.

Era una battuta. Bezzi ripete continuamente di essere cattolico (cosa che dovrebbe far parte del suo privato), e poi quando dovrebbe dimostrarlo si comporta da non cattolico. Mi limitavo, dunque, a richiamarlo alla coerenza. Così come poi ha detto che avrebbe accompagnato il vescovo al pellegrinaggio sul Garda, mentre mi risulta che quel giorno fosse a Lavis con Bossi.

Veniamo al discorso di fondo sulla laicità dello Stato.

Il punto fondamentale è che a tutti deve essere garantito di poter professare la propria fede; per questo mi sono trovato dalla parte di chi protestava contro le richieste di negare uno spazio al cimitero per i musulmani.

In questo momento sembra esserci una centralità della Chiesa, una sua egemonia culturale, a partire dallo spazio che ha ogni starnuto di papa (o di vescovo) sui media, in prima fila quelli statali.

La Chiesa riesce a comunicare una tensione verso i valori, mentre con la crisi del sistema politico e la caduta delle ideologie i partiti, in perdurante fase di transizione, non riescono a comunicare ideali.

Però abbiamo tentativi di imporre la propria morale all’insieme dei cittadini, ad iniziare dalla morale sessuale.

Su questi argomenti, estremamente delicati, occorre assolutamente tenere ferma una visione laica. Sono contro lo Stato etico, lo Stato cioè che impone una propria visione etica ai cittadini: perché costituisce la premessa per la tirannia.

Ivo Tarolli (CCD)

Sul problema si intersecano convenienze anche politiche e discorsi di fondo. E’ dimostrato che il cattolico italiano è inserito nell’area di centro, moderata, che è l’area oggi decisiva, e quindi oggi corteggiata da entrambi i poli. Poi ci sono dati che vanno oltre la contingenza: la presenza nella capitale della sede del cattolicesimo mondiale; e la pervasività nella cultura italiana della cattolicità, fatta non solo di sacerdoti, ma di pittori, letterati, artisti.

E allora? Non le sembra che la Chiesa stia invadendo il campo che dovrebbe essere occupato dallo Stato laico e di tutti?

No. Il manifesto del cardinal Ruini è un ricapitolare i valori in cui il cattolico crede, e che legittimamente si aspetta ispirino l’operato degli eletti.

Un esempio: la morale sessuale. Perché lo Stato dovrebbe assumere i principi dei cattolici e imporli a tutti?

Ci sono due visioni: quella laica e socialista (vedi i pronunciamenti del Parlamento Europeo) che ritiene la famiglia un rapporto privatistico tra individui (di qui il riconoscimento delle coppie di fatto e di quelle omosessuali); e quella che vede la famiglia come una struttura sociale, investita di diritti e doveri. In questo secondo contesto la primazia dovrebbe andare alla famiglia naturale, quella formata da marito e moglie, per capirci; le altre unioni non sono da mettere al rogo, ma nemmeno sullo stesso piano.

Sulla scuola privata?

Sono stato il primo firmatario della legge del Polo sulla parità scolastica, bloccata in aula dall’Ulivo. La mia idea è che la scuola paritaria è uno strumento complementare alla pubblica: è una scuola che rispetta le regole stabilite dalla legge e si propone precise mete educative.

Mete educative indicate da un definito orientamento culturale. Non si ha così un’omologazione forzata per gli studenti, con il pericolo di scuole che contrappongano ideologie e religioni diverse?

E’ una realtà che occupa il 2% in Trentino, e il 4% in Italia…

Ma voi lavorate perché si ampli.

Se esistessero i pericoli che lei paventa, perché Blair e Jospin, che pure sono di sinistra, non hanno modificato di una virgola le legislazioni favorevoli alle scuole private?

I paragoni con l’estero sono sempre difficili. Io potrei ricordarle il cattolico Kennedy, che rifiutò di finanziare le scuole cattoliche.

Togliere le discriminazioni contro queste scuole, permettere che possano essere frequentate anche dai non abbienti, costituisce una ricchezza per tutti. Anche per la scuola pubblica, che si trova di fronte a una concorrenza stimolante. A Trento, l’esistenza di due licei classici, il Prati e l’Arcivescovile, è stata una ricchezza.

Paolo Dal Rì (Democrazia Europea)

Sono cattolico praticante, ma ho una cultura laica: la propria religiosità non deve essere usata per fini politici, come ho imparato dalla mia esperienza sindacale.

Eppure sembra che tra i candidati ci sia la convinzione che i cattolici votino per i cattolici: non si spiega altrimenti una serie di comportamenti.

Chi pensa così sbaglia tutto. Dopo il crollo della DC non c’è l’unità dei cattolici, il cui voto è frantumato; ed è un bene che non si faccia riferimento alla fede al momento del voto.

Eppure fra i cattolici non si nota alcuna espressione di fastidio per queste discutibili attenzioni.

E’ che anche fra di loro, come nel resto della popolazione, prevale un disorientamento, una sfiducia verso la politica.

E la Chiesa non ne approfitta? Basta vedere le continue richieste sulla scuola privata...

Ho grande rispetto del ruolo della Chiesa. Sulle scuola, credo non si debba parlare di pubblica e privata, ma di scuola integrata, con regole certe e concorrenza reciproca.

Non c’è il rischio delle scuole monoculturali, dove tutti devono essere omologati?

Questa è una ricostruzione di parte. Nelle scuole cattoliche non c’è discriminazione come condizione per accedervi.

Ma per insegnarvi sì.

Gli insegnamenti sono quelli curriculari. Non vedo modelli diversi tra le scuole statali e quelle non statali.

E che dice del rapporto tra morale sessuale e legislazione?

Le regole di comportamento la Chiesa le propone ai cattolici. La legislazione fa invece parte di un altro discorso, in cui confluiscono concezioni diverse. Io chiaramente assumo la sensibilità cattolica, ma con grande apertura ai cambiamenti nella società.

Giovanna Giugni (Italia dei valori)

Io sono cattolica, ma penso che i valori cui un candidato deve ispirarsi siano quelli costituzionali, in particolare quelli riferiti alla prima parte della Carta. Sono quindi per il mantenimento dello spazio laico dello Stato.

Cosa pensa della legge sull’aborto?

E’ stata il frutto di un lungo travaglio, ed è stata confermata da due referendum. Oggi, riproporre ancora la questione, mi sembra strumentale.

E sulla legislazione famigliare: coppie di fatto, omosessuali?

Il dettato costituzionale dice che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio: se si vuole cambiare la Costituzione si può farlo, ma su argomenti di così grande rilevanza occorre un ampio dibattito e una condivisione dei cittadini.