“Ai cancelli della fabbrica”
L'industrializzazione della valle dell'Adige e il '68 operaio in un libro appassionato, importante tassello di una memoria non banale del Trentino.
Ci sono libri - anche di storia locale – con una grande capacità evocativa, in grado di suscitare intense emozioni e passioni. Lo si è visto il pomeriggio di martedì 27 marzo, nella sala della CGIL a Trento, alla presentazione del volume di Franco Sandri e Sandro Schmid "Ai cancelli della fabbrica".
Il libroripropone la tesi di laurea discussa nel 1972da Franco Sandri sul Trentino che tenta, con l’industrializzazione della valle dell’Adige ed altre più periferiche, di uscire dagli anni della sussistenza e della miseria e sulla sua classe operaia che esprime, nei quattro anni trattati (1968-1972), uno dei periodi di lotta sociale più forte e creativa di tutta la storia del movimento operaio di questa provincia.
Una lettura della realtà trentina che è preceduta, presentata e commentata, con lo stile dell’io narrante da Sandro Schmid, che di quegli anni - per la parte sindacale - fu leader del sindacato metalmeccanici, promotore qui con Beppino Mattei della sperimentazione unitaria della FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici). Un’esperienza che scombussolò e in più occasioni lacerò gli schemi su cui aveva fino ad allora operato il sindacato nel Trentino.
Fu una stagione di lotte che produsse una miscela che parve esplosiva, perché si esprimeva - in un mondo che usciva da una sorta di ibernazione politica e sociale, frutto delle estesissime e consolidate linee di mediazione del capillare mondo democristiano - in collegamento con il movimento degli studenti in crescita impetuosa anche a Trento, dopo le fiammate che avevano coinvolto le università americane ed europee.
Il libro ripropone dunque il ruolo del movimento dei lavoratori nella costruzione di rapporti sociali nuovi, della modificazione dei costumi nel Trentino di quegli anni, un ruolo spesso dimenticato o sbiadito anche negli imponenti lavori di ricerca storica pubblicati pure in tempi recenti. E diventa importante contributo di conoscenza per chi quella stagione non ha vissuto, e di autostima - anche se non acritica - della propria storia per chi in quelle lotte sociali e politiche è cresciuto e si è formato.
Lo si è visto nei volti dei tanti che hanno partecipato alla presentazione del libro, le cui pagine e il ricco corredo fotografico sollecitano ricordi, date, lotte, incontri, persone, che facilitano anche la comprensione del rapido indurirsi dello scontro politico e sociale.
Il primo sciopero, nell’ottobre dell’autunno caldo del 1969, vide l’intero Consiglio comunale di Trento, per metà democristiano, identificarsi con la piattaforma rivendicativa del sindacato. Quattro anni dopo, nella primavera del 1973, il sindacato indicherà esplicitamente nella Democrazia Cristiana la forza politica responsabile della violenta repressione allo stabilimento della Iret di Gardolo, che provocò feriti ed arresti, portando ad una mobilitazione popolare imponente e senza precedenti nella storia trentina.
Sono gli anni delle stragi, ma anche delle riforme sociali e dei diritti civili. Da Piazza Fontana a Milano, a Piazza della Loggia a Brescia. Ma anche dello Statuto dei Lavoratori e del divorzio.
Nel libro è accennato un confronto tra il biennio 1919-20 e il 1968-69, un paragone che regge solo se il raffronto è al grande sommovimento popolare, alla radicale richiesta di cambiamento economico e sociale. Il sindacato e la sinistra, infatti, riuscirono questa volta e in frangenti difficilissimi a mantenere la barra della direzione politica, impedendo le degenerazioni autoritarie e utilizzando la grande pressione popolare non per le palingenesi invocate nei cortei, ma per sostanziali conquiste che oggi definiremmo riformiste.
Riforme nazionali, ma anche riforme trentine: il nostro welfare nasce in quei primi anni Settanta, risultato di un durissimo scontro sociale, ma anche della lungimiranza di non chiudere la forza del movimento dentro orizzonti solo protestatari.
Casa, trasporti, libri, salute, partecipazione democratica divennero obiettivi e conquiste che hanno retto per più di trent’anni alle congiunture e alle picconate del tempo.
L’eredità di quel periodo è un sindacato che è rimasto ancora forza propulsiva, che ha capacità di orizzonti generali, che con tutte le difficoltà di una società profondamente trasformata, contrasta il disegno di veder collocato il suo ruolo tra gli armamentari obsoleti del Novecento.
Per questo è stata sentita come naturale la presentazione de "Ai cancelli della fabbrica" nella sede della CGIL, a rivendicazione della continuità di una storia.
Perché il libro di Sandri e Schmid è un tassello di memoria importante, che contribuisce a dare le cromature necessarie a una storia del Trentino non banale, non monocorde e monocolore, né in termini sociali né politici; una storie fatta di accadimenti forti e per questo refrattaria oggi ad essere imbrigliata in progetti politici dai pensieri deboli.